Pro-Europeismo in Gran Bretagna: doppio o niente?

, di Claire Darme, tradotto da Camilla Mariotto

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Pro-Europeismo in Gran Bretagna: doppio o niente?

La discussione sull’euroscetticismo inglese sta fortemente prendendo piede con: la crescita dell’UKIP (il partito indipendente), erede del sentimento di rancore nei confronti del Trattato di Maastricht; la prospettiva di un referendum dopo le prossime elezioni nazionali; e il partito liberaldemocratico che è riluttante nel dichiararsi europeista. Comunque, ci sono molti gruppi europeisti in Gran Bretagna che, pur essendo a volte poco ottimisti e mal coordinati, sono adesso pronti e disposti a mostrare la loro forza. Riassumeremo brevemente questi gruppi, esamineremo i loro punti di forza e debolezza, e speriamo di proporre loro una via da percorrere.

Primo, ci sono quelle forze politiche che, forti delle loro partecipazioni passate, hanno saputo compensare l’evidente assenza degli ultimi anni. Tra questi si conta il Movimento Europeo e la loro componente giovanile. La “questione europea” rappresenta un campo minato per i partiti politici inglesi, la quale si riflette nella loro storia. Laddove l’adesione trasversale dei partiti era stata un tempo fonte di forza, il Movimento è stato lentamente ma inesorabilmente minato da lotte intestine tra i suoi membri filoeuropeisti conservatori, laburisti e liberali. Ne seguì un’erosione pianificata dell’organizzazione stessa, dove i filoeuropeisti diventarono sempre più divisi e meno rappresentativi al dividersi del gruppo, perdendo ancora più membri. Al tempo stesso i partiti si connotarono tra essere a favore o contro l’Unione europea.

I conservatori, che sono stati a capo del movimento per portare la Gran Bretagna nella comunità europea 40 anni fa, appaiono oggi come i primi a favore dell’uscita, o per motivi ideologici o per un motivo più pragmatico come quello di attrarre gli elettori dell’UKIP. Dall’altra parte della barricata, il partito laburista, progenie del New Labour di Blair che spinse per una forte affermazione della Gran Bretagna in un’Europa forte, non esitò ad allinearsi con l’UKIP nel dibattito sul budget europeo che avvenne alla Camera dei Comuni alla fine dell’anno scorso. Questo lascia i liberaldemocratici quale unico partito che si può dichiarare filoeuropeista. Tuttavia, essendo stati indeboliti dal loro coinvolgimento con il governo di coalizione e dalla sconfitta cocente che hanno subito per mano di UKIP nelle recenti elezioni locali, scommettere sull’Europa è per loro un’azzardo troppo rischioso.

C’è ancora speranza però! Anche adesso ci sono molti europeisti in tutti questi partiti, come evidenziato dalla recente inaugurazione del Centro per l’Influenza inglese in Europa (CBIE) che è riuscita a riunire alcuni di loro. Il centro rappresenta un’altra linea del pensiero filoeuropeista nel Regno Unito. Creato subito dopo la promessa di Cameron di indire un referendum, esso ha sicuramente un ruolo di spicco nel periodo preparatorio al 2017. Tuttavia, se per ragioni politiche o per convinzione, il nome stesso è rappresentativo di ciò che ha paralizzato il movimento filo-europeista inglese sia a livello nazionale sia europeo. Il suo nome riflette la mancanza di volontà di trasformare in qualche modo il Regno Unito in un paese più Europeo, e in questo senso il centro si differenzia dal Movimento Europeo in quanto non è disposto a fare alcuno sforzo per adattarsi con i sui partner europei. Ma il referendum avverrà in Regno Unito e non in Europa, e così in qualche modo questo può essere visto come una giustificazione, poiché indica un punto cruciale della partecipazione britannica.

A differenza della Francia, della Germania e anche della Polonia, la Gran Bretagna non ha mai fatto pieno uso del potenziale dell’architettura europea per promuovere i propri interessi nazionali. Nonostante il ragionamento prettamente utilitarista, esso ha il merito di portare con sè la questione fondamentale al popolo britannico di come l’adesione all’Unione europea può contribuire affinché il Regno Unito acquisti maggior influenza a livello europeo e globale.

Quindi che lezione può essere tratta dallo studio del Movimento Europeo e dal CBIE? Per prima cosa, esistono filoeuropeisti britannici che si impegnano affinché il proprio Paese rimanga nell’UE. Secondo, loro hanno molto da ricostruire se vogliono raggiungere il loro obiettivo. In questo senso, è bello vedere che stanno di nuovo cercando di ricostruire un consenso partitico trasversale, di coinvolgere i giovani e, soprattutto, di combattere i pregiudizi che il Regno Unito ha sul resto dell’Europa.

La miglior possibilità che hanno per combattere l’euroscetticismo dei media è portare nel dibattito un po’ di speranza e ottimismo, che ora manca, per spiegare cos’è l’UE, e, a livello basilare, raggiungere persone, sia giovani sia vecchi, per dimostrare come effettivamente l’Unione europea abbia migliorato le loro vite. Per aver successo, devono continuamente ricordare agli europeisti, che sono stati nel torpore, che non è sufficiente per loro identificare i problemi, ma che è indispensabile uscire e rimboccarsi le maniche se vogliono raggiungere risultati positivi. Se il filoeuropeismo britannico riuscirà a superare le differenze interne e a lottare sostenendo che il progetto europeo è di per sè positivo per i popoli d’Europa, piuttosto che reagire continuamente all’UKIP, potrà aspettarsi non solo il progresso, ma anche la vittoria nei prossimi anni.

Fonte immagine Fotopedia

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