Attendiamo con speranza l’esito della Conferenza Internazionale per il Libano che oggi si svolge a Roma. Nello spirito del Suo messaggio alla Presidenza della Conferenza sosteniamo gli obiettivi di una tregua immediata, di aiuti umanitari e di una forza militare di interposizione a guida europea e delle Nazioni Unite.
Tuttavia, per una pace duratura non possiamo dimenticare quanto sia indispensabile un potere reale capace di impedire in futuro la possibilità della guerra. Né gli israeliani né i palestinesi da soli hanno questo potere. Neanche gli Stati Uniti hanno la legittimità per proporre una soluzione pacifica, visto quanto è accaduto e sta accadendo in Iraq. E’ ormai tempo che l’Unione europea si assuma le proprie responsabilità. L’Unione europea e gli Stati Uniti, insieme, possono portare alla pace israeliani e palestinesi.
La storia dell’integrazione europea insegna come sia possibile la convivenza tra i nemici del passato. Francesi e tedeschi hanno combattuto tre terribili guerre in meno di un secolo, poi Francia e Germania sono diventate il motore dell’unificazione del nostro continente. Perché non immaginare qualcosa di simile in Medio Oriente? Con palestinesi ed israeliani protagonisti di una graduale e vasta integrazione regionale su basi democratiche e federali? Per noi sono stati il carbone e l’acciaio, per loro potrebbe essere l’acqua la preziosa risorsa da gestire in comune.
La sicurezza di Israele passa attraverso il riconoscimento di uno Stato di Palestina. Quest’ultimo può essere accettato solo se tutte le fazioni palestinesi riconoscono il diritto ad esistere dello Stato ebraico. Fino a quando, da ambo le parti, vi sarà la pretesa unilaterale di sovranità assoluta non vi sarà alcuna integrazione tra i due popoli che continueranno ad ignorarsi come esseri umani e a vedersi come nemici. E’ quanto mai urgente l’azione esterna di un’Europa forte ed unita a favore di un piano di pace.
La Costituzione europea, se fosse approvata, consentirebbe all’Unione di utilizzare nuovi strumenti per incrementare la sua azione in politica estera. Infatti prevede, ad esempio, l’istituzione di un ministro degli Esteri europeo, maggiori possibilità per i paesi che hanno la volontà di avanzare in materia di difesa e di partecipare ad operazioni di peace-keeping, la creazione di un corpo volontario europeo di giovani per l’aiuto umanitario. Crediamo per questo che la Costituzione europea sia una tappa fondamentale al fine di rafforzare il potere europeo d’impedire la guerra e, ancora una volta, auspichiamo che possa entrare in vigore, eventualmente migliorata, anche senza l’unanimità delle ratifiche.
Signor Presidente, anche noi, giovani federalisti, non vogliamo essere «spettatori silenziosi» di quanto sta accadendo in Medio Oriente. Non vogliamo abituarci a vecchi e nuovi conflitti. A chi oggi ha il potere di prendere un’iniziativa chiediamo di non indugiare a sostenere scelte coraggiose affinché l’Italia e l’Unione europea possano essere fra i maggiori artefici della pace tra israeliani e palestinesi, contribuendo alla lotta al terrorismo e a risolvere le tensioni internazionali presenti nell’area. Altrimenti saranno gli eventi a ricordare che dove non c’è l’Europa c’è la guerra.
Milano, 26 luglio 2006
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