Convenzione europea dei cittadini

Dove sono i cittadini?!

Analisi della seconda Convenzione europea dei cittadini

, di Traduzione di Marco Riciputi, Peter Matjašič

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Dove sono i cittadini?!

Alla fine di giugno, si è tenuta a Vienna la seconda Convenzione dei cittadini europei organizzata dall’Unione dei federalisti europei (UEF). Morale: il progetto dei già convinti resta intatto, ma i legami con i cittadini continuano a mancare.

Non a caso l’evento è stato programmato in coincidenza con la fine della presidenza austriaca del Consiglio europeo. Questo approccio nel discutere gli affari europei ha registrato una eguale distanza tra le elite politiche e le organizzazioni favorevoli all’Europa che potrebbe continuare in futuro.

Secondo il piano degli organizzatori, 300 partecipanti da tutta Europa (membri del Parlamento europeo, parlamentari nazionali, rappresentanti della società civile) avrebbero avuto la possibilità di incontrarsi per due giorni per discutere i principali temi del progetto europeo, registrare i progressi fatti negli ultimi mesi e stabilire future azioni riguardo al processo costituzionale. In realtà le cose sono andate in modo diverso.

Cosa è successo?

La convenzione non è durata che un giorno, dal momento che è iniziata nel tardo pomeriggio di giovedì ed è finita alle diciassette del giorno dopo. Ma ciò non è necessariamente una cattiva cosa. Il problema risiede nella natura stessa della Convenzione. In principio era vista come un mezzo innovativo per includere vari attori discutendo di tematiche europee, in particolare il futuro dell’Unione e il processo costituzionale. Si faceva affidamento su importanti politici per coinvolgere organizzazioni ed attivisti, sia giovani che non.

Se la prima Convenzione dei cittadini europei tenuta a Genova lo scorso dicembre può considerarsi un successo, questa volta tutto è sembrato assomigliare troppo a una tipica conferenza viennese di importanti politici riuniti solo con rappresentanti UEF e JEF. In altre parole una predica rivolta a chi è già convinto. Non c’erano i tanto attesi rappresentanti della società civile, esclusi i soliti noti della JEF, UFE e Movimento europeo. Niente pubblico, poca copertura mediatica e pochi risultati. Almeno, dalla Convenzione di Genova uscì un manifesto.

Comunque, se consideriamo l’evento come una Conferenza, è stato indubbiamente un grosso successo. Buoni oratori, alcuni anche notevoli (es. Pat Cox), eccellente preparazione ed organizzazione principalmente grazie alla JEF-Austria e all’UEF. Un gustoso ricevimento con buffet nella meravigliosa città di Vienna e il tipico svolgimento dei lavori tramite gruppi tematici. Tutto in regola, come ogni convinto europeo organizzerebbe in ogni parte d’Europa.

Qual’era il tema principale della Convenzione/conferenza? Gli organizzatori hanno preso spunto dall’auspicio di Victor Hugo sugli Stati Uniti d’Europa, facendo allo stesso tempo anche un omaggio al primo ministro belga Guy Verhofstadt e al suo ultimo libro intitolato allo stesso modo. Questo punto è stato toccato in particolare nella discussione di apertura da Didier Donfut, segretario di stato belga per gli affari europei e Reinhard Rack, membro austriaco del Parlamento europeo.

Il secondo giorno i partecipanti si sarebbero dovuti dividere equamente in quattro gruppi, incentrati su punti chiave del progetto europeo. I quattro temi scelti sono stati: la governance economica europea, il modello sociale europeo, le giovani generazioni e l’Europa e l’Europa come potenza di pace. Sfortunatamente, alcuni gruppi di lavoro hanno registrato poca partecipazione e non hanno prodotto risultati dal momento che la stessa discussione non è stata organizzata o pensata per avere un esito coerente, ma semplicemente per offrire uno spazio di dibattito. Un metodo legittimo e valido anche se uno si aspetterebbe qualcosa di più da una cosiddetta Convenzione dei cittadini europei.

Idee per il futuro

Anche se la Convenzione di Genova ha avuto un gran numero di rappresentanti di organizzazioni non governative, molto di più si può fare per accrescere la visibilità ed accessibilità a questi eventi. Alcuni provvedimenti pratici per migliorare il concetto stesso di Convenzione dei Cittadini potrebbero essere portare i politici partecipanti alla Convenzione in strada durante le manifestazioni, metterli a contatto con la gente, sottoporli alle loro domande sui bisogni, desideri e aspettative legate all’Europa. A volte una semplice azione di ascolto può essere più significativa che mille parole o slogan.

Conclusioni

Sembra che le organizzazioni europeiste non abbiano imparato dai propri errori di comunicazione degli anni passati. Non riescono a comunicare gli aspetti positivi dell’Unione ad un pubblico vasto ed ai cittadini comuni. L’evento appena concluso mi fa pensare che c’è ancora molto da fare e che è giunto il momento di farla finita con le prediche rivolte a chi è già convinto senza raggiungere chi non la pensa come noi per condividere la nostra visione di Europa federale, democratica, ben governata e vicina ai cittadini.

Non parliamo dei cittadini, ma parliamo con loro!

Traduzione di Marco Riciputi

  Foto: Apertura della seconda Convenzione dei cittadini. (cc) Peter Matjasic.

Le opinioni espresse in questo articolo sono personali dell’autore e non rappresentano in nessun modo la posizione della jef-europe.

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