Non si tratta di entomologia, né si stanno evocando lontani e confusi collegamenti di maoista memoria. Il riferimento va a quello che nell’immaginario comune è rimasto con il nome di “effetto farfalla”
Sto parlando di Matematica, sto parlando di Teoria del Caos. Quasi tutti conoscono la metafora resa celebre da Edward Lorentz durante una conferenza alla American Association for the Advancement of Science, secondo cui “Il battito delle ali di una farfalla in Brasile può scatenare un tornado in Texas”, che tradotto in termini più tecnici può essere reso con piccole variazioni nei parametri di controllo delle equazioni generatrici del sistema (o condizioni iniziali) possono portare a sostanziali modifiche del risultato del sistema stesso.
Ora si potrebbe sollevare la domanda: perché ti stai inoltrando in un discorso sulla matematica dalle colonne di questo giornale? Cosa c’entrano le equazioni quando si parla di meccanismi genuinamente umani? Che relazione ci potrà mai essere tra una farfalla e la federazione europea?! È quello che cercherò di spiegare. E mi scuso sin da ora se risulterò ostico per i non addetti e spaventosamente poco formale per i signori dei numeri. Ma da colonne politiche non posso che difendermi con “il fine giustifica i mezzi”.
Devo proseguire sugli impervi terreni della matematica. Quando si parla di sistemi complessi, si parla (in termini matematici) di sistemi di equazioni differenziali non lineari, ossia di un certo numero di equazioni che devono essere rispettate simultaneamente (sistema) le quali, a differenza delle equazioni ordinarie, non disegnano traiettorie fisse nello spazio [1] (parabole, rette, cerchi, generiche curve) ma curvature, infiniti (ma definiti) sentieri sui quali poter incanalare le infinite soluzioni del sistema (le infinite soluzioni sono date dalle infinite condizioni iniziali che possono essere assegnate alle equazioni differenziali che compongono il sistema). Si può comprendere dunque che anche in matematica, dopo lo studio degli assiomi e dei teoremi che garantiscono l’esistenza di tali sistemi e altre proprietà analiticamente utili, gli unici studi che possono davvero essere fatti sul sistema concernono eventuali punti di stabilità o, per rimanere in metafora, possibili cittadelle e approdi per gli infiniti sentieri degli infiniti percorsi.
Ora: noi, a differenza dell’immaginifico personaggio di fantascienza Hari Seldon, descritto nella raccolta di romanzi di Asimov “Il ciclo della Fondazione”, non conosciamo le equazioni che governano i comportamenti delle società umane, del loro sviluppo, della loro nascita e del loro declino. Forse non le conosceremo mai e, sempre forse, è bene che la nostra ignoranza possa rimanere sempre tale. Tuttavia, attraverso analisi serie, di natura qualitativa, provenienti dalla storia, la scienza politica, la sociologia,etc. siamo comunque in grado di fare delle previsioni, o perlomeno di azzardarle, con errori di approssimazione più o meno grandi.
Dopo la mia lunga apparentemente inutile digressione, riprendiamo in mano gli strumenti matematici che ho presentato e facciamo questo esperimento concettuale (tanto caro al fisico Alberto Einstein): disegniamo un immaginifico piano n dimensionale, nel quale la variabile dipendente che vogliamo osservare è “l’assetto istituzionale europeo”. Come penso concorderete, siamo interessati a capire se, su questo immaginifico asse, l’evento “federazione europea” possa effettivamente realizzarsi come risultato stabile del sistema. Inseriamo tutte le equazioni che riteniamo opportune all’interno del sistema e stimiamo tutti i parametri (invito a passare in rassegna i numerosi e interessanti articoli apparsi su Eurobull per farsi un’idea utile sullo stato attuale della realtà, da politiche industriali, a ruolo del movimento, possibili interazioni con la confusione istituzionale italiana, budget dell’eurozona, etc.). Facciamo operare le equazioni nello spazio e osserviamo l’andamento grafico delle curvature che si creano. Cosa osserviamo? Beh, anche se in matematica non può essere così, qui invece trattandosi di uno spazio immaginifico, con equazioni che tali non sono, tutto dipende dalla forma mentis di ciascuno. Il dibattito è insomma complicato e non è mia intenzione riassumerlo. L’unico punto sul quale mi sembra ci sia grande accordo nei nostri dibattiti è il seguente: la finestra delle opportunità si sta riducendo, esiste insomma un intorno (anch’esso di ampiezza che dipende dal giudizio politico di ciascuno) nel quale vi è la possibilità di stabilizzare il sistema attorno al risultato federazione europea. Dopo di che il sistema finirà molto probabilmente per divergere.
Noi federalisti toscani ci siamo fatti un’idea precisa del cronotopo (spazio-tempo) critico per intervenire sulla stabilizzazione e avanziamo l’ipotesi che questo sarà nella settimana compresa tra il 7 e il 12 maggio a Firenze, l’11 maggio in particolare. Non si tratta di semplici illazioni, ci sono motivi solidi che ci fanno dire questo. Che succederà a Firenze in quelle date? Si tratta del periodo in cui la Regione Toscana (in particolare tramite il braccio delle Fondazione Sistema Toscana) insieme ad altre realtà amministrative, politiche e associative (compreso il Movimento Federalista Europeo) ha in programma di organizzare il Festival d’Europa. Si tratterà di un momento in cui società civile, istituzioni (ricordo che 9 maggio è previsto anche l’evento “The State of the Union”, con la presenza di rappresentanti di vertice delle istituzioni europee) e cittadinanza si incontreranno. E in particolare l’11 maggio si terrà una manifestazione di piazza che l’MFE sta contribuendo a rendere il più ampia possibile. Qui possono e dovrebbero gettarsi i nostri sforzi. Il nostro Movimento, che si professa avanguardia del demos europeo, potrà davvero tentare di assumere questo ruolo. Almeno per un giorno. Almeno l’11 maggio.
Ovviamente le stelle continueranno a brillare i giorni successivi, i politici a dibattere, i cittadini a sforzarsi di capire, le imprese ad aprire, chiudere o fare affari. Il mondo insomma continuerà e così il nostro impegno politico. Ma l’11 maggio sarà possibile mandare un messaggio forte alla classe dirigente. Certo, i più saggi (forse anche con un poco di cinismo) sostengono che non cambierà molto e che in fondo, una manifestazione, per quanto grande, non cambia poi molto le cose. Questo è chiaro, è ovvio. Ma una manifestazione nel giusto cronotopo può risultare un evento politico di forza considerevole. “Granelli di sabbia”, avrebbe detto Bolis. Battiti d’ali di farfalla, potremmo rispondere noi.
Ricordate la data: 11 maggio. Ricordate il luogo: Firenze. Ricordate il perché: federazione europea.
E se avrete dubbi domandatevi questo: e se mille farfalle si trovassero a Firenze?
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