IL PD e l’Europa

Domande ai candidati alla segreteria.

, di Chiara Cipolletta

IL PD e l'Europa

In vista delle prossime elezioni primarie del Partito Democratico, grazie alla collaborazione dei Giovani Democratici, abbiamo rivolto ai tre candidati alcune domande relative al futuro assetto dell’Unione Europea e al ruolo del PD in questo contesto.

L’essere considerato un partito europeista, se non addirittura federalista, è senza dubbio un punto a favore del Partito Democratico, soprattutto se messo a confronto con gran parte del panorama politico italiano e considerata la forte tendenza ad una polarizzazione delle posizioni internamente alle famiglie politiche europee, non semplicemente tra riformisti e conservatori ma tra coloro che sono favorevoli ad una maggiore integrazione europea e coloro che remano chiaramente contro.

Tra gli ultimi avvenimenti, ad avere scosso gli equilibri dei partiti è stata certamente la riconferma di Barroso alla Presidenza della Commissione Europea. Interrogati su questo tema, i candidati esprimono tutti, prevedibilmente, un giudizio fortemente negativo degli ultimi cinque anni di mandato: una gestione minimalista, senza coraggio, asservita ai grandi paesi.

In particolare, mentre Bersani sottolinea le gravi inadempienze della Commissione in merito alle importanti emergenze degli ultimi mesi, innanzitutto la crisi finanziaria e l’immigrazione, Marino ricorda la battaglia per un legame diretto tra la Commissione e il voto Europeo (da cui la candidatura di Guy Verhofstadt) e Franceschini auspica un rinnovato ruolo del Parlamento Europeo che dovrà assumere una maggiore consapevolezza del fondamento democratico della propria rappresentanza, a maggior ragione dopo Lisbona. E’ interessante la riflessione di Marino sulla strategia di Lisbona, nella cui gestione la Commissione ha svolto un ruolo marginale rispetto agli stati: l’Europa al contrario, manifesta un bisogno sempre più forte di un vero governo economico e sociale, una forte integrazione finanziaria e un sistema di vigilanza bancaria integrato.

Alla luce di queste dichiarazioni è scontato tuttavia tornare con la mente al voto del 16 settembre, che ha visto il PD astenersi sul voto a Barroso, segno che più delle idee, troppo spesso hanno peso le alleanze. La riforma del bilancio europeo è un altro punto importante con cui i candidati dovranno confrontarsi se chiamati alla segreteria del PD. La necessità di un bilancio

... la riforma del bilancio europeo ...

propriamente federale, che permetterebbe ai cittadini un controllo più diretto, trasparente e continuo sul modo in cui vengono utilizzate le risorse pubbliche, è condivisa da tutti, con una particolare attenzione da parte di Bersani alla necessità di implementare a pieno le sfide su cui si basano le prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013: sviluppo sostenibile, tutela degli interessi dei cittadini e rafforzamento del ruolo dell’Unione Europea a livello internazionale. Tali questioni hanno acquistato con gli ultimi sconvolgimenti globali forza e cogenza e vanno affrontare tempestivamente. Tra gli strumenti, tutti i candidati concordano sull’emissione di Eurobond, cioè l’emissione di titoli del debito pubblico UE per lanciare un grande programma di investimenti sulle infrastrutture materiali e immateriali, non solo come risposta alla crisi ma anche come iniezione di fiducia nell’Unione Europea.

Non a caso i federalisti, tra i primi a proporre l’emissione di Eurobond, vedono nella riforma del bilancio un tema cruciale e auspicano lo sviluppo di una politica economica

... la proposta dei federalisti, primi a proporre gli Eurobonds ...

comune con un budget adeguato, dando al contempo all’Eurogruppo una reale autorità politica, compresa una rappresentanza unica in seno al Fondo Monetario Internazionale. Sarà interessante scoprire come questi temi saranno portati avanti nel nuovo Parlamento Europeo, una volta archiviata la ratifica del Trattato di Lisbona: in poche parole, aver dato nuova forma all’UE non esime le istituzioni europee, ed in particolare il PE, ad impegnarsi fortemente per dare corpo alla sostanza.

Quale sarà invece l’impegno del PD per un rilancio del processo costituente, una volta entrato in vigore il Trattato di Lisbona? Anche leggendo i programmi legati alle candidature, non c’è dubbio che il PD nel suo insieme sostiene l’idea di un’Europa politica, che “decida a maggioranza anche su politica estera e difesa” (Franceschini), che veda “rafforzata la propria legittimità democratica e istituzionale” (Bersani), avviando “nuove forme di consultazione dei cittadini tramite un referendum europeo sulle grandi scelte politiche e istituzionali” (Marino).

Tra le opinioni raccolte, emerge l’indicazione di implementare innanzitutto il Trattato di Lisbona per poi procedere ad un rilancio sulla base dei risultati di questa implementazione. Se per Bersani l’obiettivo di una Carta Costituzionale

... l’elezione diretta del presidente della Commissione europea ...

ed una continua azione di formazione culturale dei cittadini vanno di pari passo, Marino indica l’elezioni diretta del Presidente della Commissione e la trasformazione del consiglio dei Ministri in una Camera degli Stati (ipotizzando al contempo la fusione delle due presidenze), mentre Franceschini affiderebbe al Parlamento Europeo il compito di redigere una bozza di trattato ulteriormente migliorativa in senso federalista da sottoporre a referendum alle prossime elezioni del 2014.

Infine, quando si tratta di individuare il futuro posizionamento dell’Italia in Europa, come promotrice di iniziative coraggiose dal punto di vista politico, tutti i candidati vedono nell’Italia la capacità di rispolverare il proprio ruolo di paese fondatore, da sempre fortemente europeista, che tuttavia potrà dare un contributo importante al governo della globalizzazione e ottemperare ad una responsabilità storica solo raccogliendo la sfida dell’Europa federale. Allo stesso tempo emergono le contraddizioni degli ultimi mesi di “congresso permanente” in cui il Partito Democratico è stato contemporaneamente impegnato nell’opposizione di governo, nella sfida organizzativa interna, nelle contraddizioni tra le proprie diverse anime (due per tutte, quella cattolica e quella laica), abbandonando forzatamente (e temporaneamente?) il proprio ruolo di forza dichiaratamente europeista all’interno del panorama partitico italiano.

Con le Elezioni Europee alle spalle, e l’iter delle primarie in dirittura di arrivo, è tempo per il Partito Democratico di rimettere al centro, e con forza, le idee, e di recuperare un ruolo veramente propositivo sulla questione europea, mettendo al primo punto della propria agenda il futuro dell’Europa, che è anche il suo futuro ed il futuro di tutti noi.

Hanno risposto: l’On. Gozi per Ignazio Marino, l’On. Pittella per Pierluigi Bersani, l’On. Susta per Dario Franceschini Più informazioni su Partito Democratico.it

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