Comunicato stampa del Movimento Federalista Europeo e della Gioventù Federalista Europea

Il premio Nobel per la pace all’Unione europea

, di Gioventù Federalista Europea, Movimento Federalista Europeo

Il premio Nobel per la pace all'Unione europea

L’assegnazione del premio Nobel per la pace all’Unione europea, nel momento in cui è in corso una delle più gravi crisi della sua storia, ha un duplice significato. Da una parte, rappresenta il riconoscimento che il più importante risultato dell’unificazione europea è la pace. D’altra parte, sottolinea che, a causa del carattere incompiuto della costruzione europea, quel bene prezioso può essere perduto e dunque è giunto il momento di portare a conclusione il progetto. Il monito implicito nella motivazione del premio è che occorre dare alle istituzioni europee quei poteri che permetterebbero di sconfiggere le forze della disgregazione e colmare il deficit democratico.

Dopo secoli di guerre, l’Europa non ha mai conosciuto un periodo di pace così lungo come quello successivo alla fine della seconda guerra mondiale. Ora si riconosce che questo è il frutto dell’unificazione europea. «La guerra è antica quanto l’umanità, ma la pace è un’invenzione recente», ha scritto Henry Sumner Maine. La guerra è sempre stata considerata come un fatto normale nella vita politica, il mezzo per comporre conflitti insolubili per via diplomatica. L’Unione europea è l’innovazione politica più importante del nostro tempo: è il tentativo più riuscito di costruire una nuova forma di statualità sul piano internazionale. I governi nazionali hanno tradito la natura rivoluzionaria di questo progetto, hanno reso la sua realizzazione lenta ed esitante, tanto che esso resta tuttora incompiuto.

Le relazioni tra gli Stati dell’UE sono le più intensamente regolate del mondo. Le sue istituzioni politiche impongono limiti alla sovranità degli Stati e sono potenzialmente il quadro di un processo di costituzionalizzazione delle relazioni internazionali. L’allargamento dell’unione a popoli che avevano subito dittature fasciste e comuniste è un grandioso processo di pacificazione tra Stati un tempo divisi dall’odio nazionale. Oggi esso interessa la regione balcanica, che alla fine del secolo scorso ha conosciuto gli orrori della guerra civile. La pacificazione dell’Europa senza un governo democratico e federale non ha portato ai cittadini i benefici del grande spazio economico senza frontiere e della prima forma di democrazia internazionale, di cui il Parlamento europeo è il laboratorio.

L’Europa che avrebbe meritato il premio per la pace è quella che non c’è ancora. E’ quella delineata da Spinelli nel Manifesto di Ventotene settant’anni fa, dove si legge che l’Europa sarebbe ricaduta nei vecchi errori se non avesse portato fino in fondo la costruzione di un’unione federale. È l’Europa che abbiamo davanti ai nostri occhi, che non ha saputo seppellire il suo tragico passato. Che cosa significano il ritorno di movimenti politici fascisti, del nazionalismo, del razzismo, di una crisi economica ancora più devastante di quella del 1929, che ha prodotto 25 milioni di disoccupati e ha progressivamente smantellato lo Stato sociale per colmare la voragine dei debiti sovrani? Che Europa è quella che continuamente si divide per difendere gli interessi nazionali e non è capace di parlare al mondo con una sola voce?

La risposta a queste domande è scritta nel Manifesto di Ventotene. La Federazione è la nuova forma di organizzazione politica che consente di realizzare l’unità dell’Europa in modo irreversibile senza cancellare l’indipendenza delle nazioni, di estendere la democrazia al di là dei confini nazionali, di portare a tutti i popoli del continente sicurezza e benessere, di proporre al mondo un modello di solidarietà tra le nazioni in alternativa alla violenza e agli egoismi nazionali.

Il costo della non Europa è diventato insopportabile per i cittadini, i lavoratori, i giovani e le donne. Per riconciliare i cittadini con il progetto europeo, occorre che l’Unione europea vada al di là delle politiche di austerità e promuova un piano di sviluppo sostenibile e nello stesso tempo affronti le riforme delle istituzioni europee indispensabili per superare il deficit di legittimità democratica. Occorre avviare la costruzione della Federazione europea a partire dai paesi dell’eurozona e stabilire i tempi e le tappe di questo processo che deve culminare nella convocazione di una Assemblea/Convenzione costituente entro il 2013, incaricata della stesura della Costituzione. Tale Costituzione dovrà essere ratificata con un referendum, da tenersi contemporaneamente alle elezioni europee del 2014 nei paesi che avranno partecipato alla redazione della Costituzione.

Fonte immagine Flickr

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