L’Irlanda ha detto sì

, di Roberta Carbone

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L'Irlanda ha detto sì

Dopo il disastroso risultato del referendum irlandese tenutosi nel Giugno del 2008, nel quale gli Irlandesi avevano rifiutato di ratificare il Trattato di Lisbona con il 53,4% di No contro il 46,6% di Sì, finalmente il Trattato è stato ratificato anche da loro con il secondo referendum tenutosi venerdì 2 Ottobre 2009. L’affluenza alle urne è stata fondamentalmente la stessa del 2008, ma le percentuali sono decisamente cambiate: il fronte dei Sì, infatti, si è affermato con il 67,1% dei voti, contro il 32,9% di No.

Purtroppo il fronte a favore del Trattato di Lisbona non può ancora cantare vittoria: mancano all’appello le firme dei Presidenti Kaczynski e Klaus, rappresentanti rispettivamente la Polonia e la Repubblica Ceca, nonostante i Parlamenti abbiano da tempo

... mancano Polonia e Repubblica Ceca ...

votato a favore. La ratifica irlandese dovrebbe assicurare ora anche quella polacca, dal momento che il Presidente Kaczynski aveva affermato che avrebbe firmato solo in seguito al Sì dell’Irlanda. Il problema resta, però, il Presidente ceco Vaclav Klaus, notoriamente euroscettico e fermo oppositore del Trattato di Lisbona, ancora reticente. Certo è che le pressioni da parte di Bruxelles a questo punto si moltiplicheranno, avendo ormai rimosso l’ostacolo maggiore.

Le ragioni che hanno spinto molti Irlandesi a cambiare idea riguardo il Trattato risiedono fondamentalmente nella paura di perdere l’appoggio fondamentale dell’Unione Europea data la crisi economica che dal 2008 ha investito l’intero continente, ma che ha avuto conseguenze particolarmente gravi in Irlanda. Per quanto riguarda i contenuti del Trattato, esso può essere definito come una summa dei diversi trattati sui quali si fondano le istituzioni europee, in particolare esso include il Trattato di Maastricht (1992) e i Trattati di Roma (1957), comprendendo anche la Carta dei Diritti Fondamentali. Il Trattato di Lisbona istituisce, inoltre, un Presidente permanente del Consiglio Europeo, che rimarrà in carica per due anni e mezzo, e un Alto Rappresentante per gli Affari Esteri, consentendo all’Unione Europea di parlare ad una sola voce in materia di Politica Estera. Il Parlamento Europeo, infine, acquisirà maggiori poteri, grazie all’estensione del processo di codecisione con il Consiglio e la maggior parte delle decisioni all’interno del Consiglio, verrà presa con Voto di Maggioranza Qualificata anziché all’unanimità, permettendo di abbreviare i processi decisionali.

Quando il Trattato verrà infine ratificato da tutti i 27 Stati membri, dipenderà dai capi di Stato

... starà ai 27 stati membri utilizzare al meglio Lisbona ...

decidere se utilizzare al meglio tutte le opportunità che da esso derivano, permettendo, quindi, di conferire all’Unione Europea un ruolo più incisivo a livello internazionale, nonché di permettere un miglior funzionamento delle istituzioni europee, oppure se lasciare che le contraddizioni interne continuino a frenare il processo di integrazione europea.

Fonte dell’immagine: World Wide Web

Tuoi commenti
  • su 7 ottobre 2009 a 22:00, di Federico Brunelli In risposta a: L’Irlanda ha detto sì

    Ciao Roberta, grazie per l’articolo. Un paio di commenti:

     mi pare troppo ottimistico dire che l’Alto Rappresentante consentirà all’UE di parlare con una sola voce in politica estera. La situazione migliorerà rispetto a prima ma non avremo ancora una politica estera europea.

    Il Trattato dice che il Consiglio delibera a maggioranza qualificata su proposta dell’Alto Rappresentante (e questo è un avanzamento rispetto alla situazione precedente) ma «Se un membro del Consiglio dichiara che, per specificati e vitali motivi di politica nazionale, intende opporsi all’adozione di una decisione che richiede la maggioranza qualificata, non si procede alla votazione». Inoltre il voto all’unanimità viene esplicitamente mantenuto per quelle decisioni che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa. Con riferimento al settore militare, un’innovazione positiva del Trattato introduce la “cooperazione strutturata” nel settore della difesa, che può essere decisa dal Consiglio europeo a maggioranza e non all’unanimità e che non è richiesto un numero minimo di paesi partecipanti per farla scattare.

     mi pare riduttivo dire che utilizzare le opportunità offerte dal Trattato, una volta che sarà in vigore, dipenderà solamente dai capi di Stato.

    Il Trattato di Lisbona dà il potere anche al Parlamento europeo e alla Commissione europea di proporre emendamenti ai Trattati, cosa che nei Trattati precedenti non era mai stata scritta. Certo, sarà dura togliere ai governi l’ultima parola, ma possiamo almeno essere certi che l’iniziativa non spetterà solamente ad essi.

  • su 11 ottobre 2009 a 10:30, di Roberta Carbone In risposta a: L’Irlanda ha detto sì

    Ciao Federico, grazie per il commento!

    Dunque, riguardo al primo punto, devo dire che sì, hai ragione, sono stata abbastanza ottimista per ciò che concerne l’Alto Rappresentante per la politica estera e non sei il primo a farmelo notare, ma credo che un po’ di ottimismo possa servire a far capire quanto di buono possa esserci nella creazione di un’UE veramente unita, partendo dall’essere entusiasti anche di un «piccolo» passo come il Trattato di Lisbona. E poi, anche se l’Alto Rappresentante è in qualche modo vincolato, l’UE potrà parlare ad una sola voce per mezzo del Consiglio stesso, perché non è l’istituzione dell’Alto Rappresentante in sé, quanto lo spirito che guida i “cittadini” europei che ci rappresentano in Consiglio a cambiare la cose.

    Questo si ricollega al secondo punto. Infatti ho scritto nell’articolo che, dopo la ratifica del Trattato, tutto starà ai capi di Stato e questo perché penso che finora, anche senza il Trattato di Lisbona, si sarebbe potuto fare di più a livello europeo, ciò che davvero manca è la volontà da parte dei rappresentanti degli Stati membri di cambiare veramente le cose. Purtroppo ultimamente sia in Commissione che in Parlamento pare che i suddetti rappresentanti vogliano davvero solo fare gli interessi del proprio Paese e questo significa che, anche conferendo più poteri al Parlamento, se non ci sarà la volontà da parte dei rappresentanti dei governi nazionali di fare in sede europea una politica europea, anziché nazionale e di parte, le cose non cambieranno molto.

  • su 13 febbraio 2010 a 01:34, di nicola In risposta a: L’Irlanda ha detto sì

    Visto le nomine di basso profilo per i ruoli di Alto rappresentante e Presidente del Consiglio Europeo (rispettivamente Chaterine Ashton e Herman van Roumpy) si puo sostenere che gli stati membri non hanno volontà di sfruttare le possibilità offerte dal nuovo trattato per rafforzare l’europa a livello mondiale. Solo una forte personalità a capo di queste istituzioni, potrebbe sfruttare le possibilità date dal Nuovo trattato....le istituzioni sono sempre state, piu dei trattati, motore dell’integrazione

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