La cooperazione transfrontaliera tra Austria, Italia e Slovenia

, di Matteo Minchio

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La cooperazione transfrontaliera tra Austria, Italia e Slovenia

La «Comunità di Lavoro Alpe Adria», composta dalle regioni al confine tra l’Italia, l’Austria e la Slovenia, centro un tempo dell’Impero degli Asburgo, ha sviluppato dapprima numerose forme transnazionali di collaborazione concernenti il settore culturale e ambientale così come la protezione delle minoranze linguistiche; infine si è costituita come Euro-Regione.

Radici comuni

Il primo Presidente del Consiglio della Repubblica italiana nacque in verità come cittadino austriaco. Questa affermazione, che al primo sguardo può sembrare contraddittoria, rivela una realtà ormai dimenticata. Il padre fondatore dell’Europa, l’italiano Alcide de Gasperi, fu anche austriaco, e addirittura deputato al Parlamento dell’Impero a Vienna, un secolo fa. Nato a Trento prima della guerra mondiale, prende la cittadinanza italiana soltanto nel 1918, quando l’Impero si andava disfacendo e la regione dov’era nato era diventata territorio italiano Tuttavia, la nuova definizione delle frontiere non teneva in conto delle identità nazionali. Il Sud Tirolo divenne italiano anche se si parlava tedesco. In Carinzia, la popolazione slovena restava una minoranza ragguardevole. Altrove ebbero luogo persecuzioni e deportazioni, in particolare tra italiani e sloveni in Istria e Dalmazia durante gli anni 40. Queste violenze, aggiunte ai costanti fenomeni irredentisti e alla divisione tra i blocchi nel 1947, furono dei buoni motivi per rendere quelle barriere invalicabili per i quarant’anni a venire. Solo il processo di unificazione europeo ha permesso di curare queste ferite del passato grazie alla cooperazione progressivamente intensificata tra le autorità locali e la salvaguardia dei diritti delle minoranze nei paesi confinanti.

Una collaborazione fortunata

De Gasperi decise che la regione italiana che riuniva Sud Tirolo e Trentino avrebbe avuto uno statuto particolare al fine di pacificare le relazioni con l’Austria. Oggi, queste due province hanno un grado d’autonomia eccezionale e hanno costruito un’ampia rete di scambi culturali con il Tirolo austriaco, creando con esso una euro-Regione. Nel Sud Tirolo, la lingua italiana e tedesca sono entrambe lingue ufficiali e anche le indicazioni stradali sono scritte nelle due lingue. Inoltre, gli studenti austriaci vengono spesso all’università di Bolzano, la città capoluogo del Sud Tirolo e qui hanno gli stessi diritti che gli italiani, ivi compresa la possibilità di accedere alle borse di studio sovvenzionate dalla provincia italiana. Klaus K. uno studente austriaco laureato a Bolzano, ci offre la sua testimonianza: « A Bolzano i corsi sono tenuti in italiano, tedesco e inglese in un’atmosfera multiculturale e multilingue. La metà degli studenti sono dei cittadini italiani di lingua tedesca, il 20 % sono di lingua madre italiana e all’incirca il 30 % sono studenti tedeschi e austriaci. » Attualmente l’euro-Regione « Tirolo » lavoro in molti settori, tra cui lo sviluppo economico, la politica dei trasporti attraverso il tunnel del Brennero e la protezione del territorio alpino.

La « Comunità di lavoro » adriatica

A fianco all’esperienza del Tirolo, altre regioni agiscono per intensificare la loro cooperazione. Nel 1978 si stabilirono i primi contatti tra le regioni comprese tra le Alpi e il mar Adriatico. La “Comunità di lavoro” riunisce la Carinzia, il Salisburghese, l’Austria Superiore e la Stiria tra le regioni austriache, il Friuli Venezia Giulia e il Veneto tra le italiane, la Baviera, la Slovenia e la Croazia. In seguito si aggiungeranno il Burgenland, la Lombardia e alcune contee ungheresi. Memori delle tragedie del passato, queste regioni lavorano insieme per superare le barriere linguistiche, politiche e sociali. In questa prospettiva, l’adesione all’Unione Europea dell’Austria e della Slovenia ha certamente aiutato a raggiungere questi obiettivi. Nel 2007, quando il Tratto di Schengen ha offerto la libertà di circolazione tra l’Italia e la Slovenia si è assistito alla distruzione di un muro storico, che non sorgeva a Berlino, ma a Gorizia, una città multilingue sul confine tra i due stati. La guerra tra l’Italia e la Jugoslavia e la “cortina di ferro” avevano tagliato la città in due parti, l’una in Italia e l’altra in Slovenia. L’Unione europea ha significato qui incoraggiare il multilinguismo, intensificare gli scambi nelle strutture scolastiche, investire nella rete delle infrastrutture e nella difesa del territorio.

Nuove sfide all’orizzonte

L’adesione della Slovenia nel 2006 a la moneta unica e nel 2007 alla zona Schengen hanno aiutato il commercio internazionale con i vicini austriaci e italiani, aprendo le porte a coloro che sono in cerca di un lavoro e alle imprese capaci di far fronte alla concorrenza. D’altra parte, i limiti del processo d’integrazione hanno provocato nuovi problemi. L’accresciuta mobilità della forza lavoro avvantaggia le imprese, ma incoraggia anche un’ondata xenofoba in molti territori, tra cui la Carinzia, dove il governatore Jörg Haider ha ottenuto dei grandi successi. Allo stesso modo, l’assenza di un’armonizzazione fiscale tra le regioni di confine ha spinto le imprese a delocalizzare le attività per evitare un dumping fiscale. Le forme di cooperazione sovvenzionate dall’Unione europea, a livello transnazionale come Europa Centrale, transfrontaliero bilaterale o interregionale tra dipartimenti confinanti, donano una spinta allo sviluppo dell’intera zona, grazie all’esistenza delle due euro-Regioni. Così si constata che anche le esperienze storiche le più dolorose possono essere superate grazie al dialogo e alla cooperazione.

Fonte immagine: wikipedia

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