La globalizzazione vista dalla chiesa

, di Giuseppe Giunta

La globalizzazione vista dalla chiesa

Chi ha avuto la possibilità di leggere l’edizione di dicembre del bimestrale Global Competition, credo abbia notato l’articolo di Gian Paolo Salvini dal titolo “Non tutto è economia e l’economia non è tutto”.

Salvini, prete, è direttore de “La Civiltà Cattolica” ed è consultore del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Trovare un uomo di Chiesa tra coloro che scrivono su una rivista che tratta di globalizzazione mi ha incuriosito, così ho letto il lungo, complesso e ben strutturato pezzo che espone il punto di vista della Chiesa Cattolica sulla globalizzazione.

... eliminare il deficit democratico mondiale vuol dire modificare le istituzioni mondiali stesse ...

Il religioso spiega come le ricadute positive della globalizzazione siano ampiamente riconosciute (ad esempio l’allungamento della vita media, l’uscita dalla soglia di povertà di milioni di persone, la crescita economica prodigiosa di alcuni paesi) ma denuncia però come l’80% di questi benefici sia andato ad una minoranza della popolazione mondiale (circa il 25%), mentre il resto del mondo ha dovuto accontentarsi delle briciole. Naturalmente in questo quarto di popolazione mondiale sono compresi i paesi più sviluppati.

Questo processo ha acuito la polarizzazione tra la parte ricca (dovrebbe rientrarci anche l’Italia) e quella povera del pianeta, facendo emergere la necessità di riformare la globalizzazione; riforma che, secondo l’autore, deve partire prevalentemente dall’etica. La ricetta del sacerdote è semplice e parte con un richiamo ai c.d. PVS: “Se anche i paesi in via di sviluppo riuscissero ad unirsi in spirito di reale collaborazione almeno a livello regionale, diverrebbero interlocutori più affidabili e più autorevoli”. Ad esempio viene ovviamente portata l’Unione Europea, che ha saputo mettere alle spalle secoli di lotte e guerre per trovare la via di una reale unità e che viene citata come la migliore risposta alle spinte disgregatrici della globalizzazione.

Inoltre Salvini critica le grandi istituzioni internazionali (Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale in primis) di un grave deficit di democrazia ed accusa l’assenza di istituzioni politiche democratiche che siano in grado di operare su scala mondiale per temperare gli squilibri e i conflitti. È necessario, secondo Salvini, riprodurre a livello planetario l’esperienza del welfare state, che definisce come la più grande conquista delle democrazie occidentali nell’ultimo secolo.

... il welfare state, la più grande conquista delle democrazie occidentali nell’ultimo secolo, dal locale al planetario ...

Dopo questo breve sunto, il collegamento tra democrazia ed istituzioni è chiaro: non si può pretendere di eliminare il deficit democratico che impera a livello internazionale senza pensare alla creazione o modificazione di istituzioni democratiche mondiali, espressione della volontà dei cittadini. È facile parlare, come fanno alcune associazioni altermondialiste, di “emergenza povertà”, “emergenza ambientale” e così via; il vero problema è passare dalla protesta alla proposta.

... il nuovo soggetto della politica ed economia mondiale è l’intero genere umano ...

Ecco allora perché spero che l’ONU, organismo che dovrebbe garantire la pace e la collaborazione tra i popoli, possa trasformarsi in un’istituzione realmente democratica, priva dello scempio del diritto di veto e con una rappresentanza che non raggruppi nel Consiglio di Sicurezza, ancora dopo 63 anni, i presunti vincitori della II guerra mondiale ma i membri delegati dei cinque continenti. Solo capendo che il vero e nuovo soggetto della politica ed economia mondiale non è una superpotenza o un’impresa ma l’intero genere umano potremmo spingerci verso una società globale più democratica, equa e sostenibile; in fin dei conti la vera riforma etica della globalizzazione avverrà solo quando ad aumentare vertiginosamente non saranno i profitti delle multinazionali, bensì i reali diritti per tutte le donne e gli uomini della Terra.

Questo articolo è originariamente comparso su Stellesenzastriscie il 12 gennaio 2008

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