Firenze, 2 giugno 2010
Gent.mo Direttore,
i fatti avvenuti al largo della Striscia di Gaza, con l’attacco Israeliano alla “Freedom Flotilla”, non hanno bisogno di commenti; non ci sono interpretazioni, non ci sono giuste reazioni o interventi preventivi, ma soltanto l’espressione più pura delle perversioni della politica nazionalista e dello stadio terminale di una situazione che è passata progressivamente dalle fasi della paura, dell’odio e della violenza.
Ma se vogliamo capire fino in fondo il perché di tali comportamenti, non possiamo non interrogarci sui problemi politici strutturali del Mondo e del Medioriente: c’è un peccato originale da ricordare. Alla fine della seconda guerra mondiale i Paesi europei hanno scelto la strada dell’integrazione sovranazionale, consapevoli delle tremende conseguenze che esplodono quando il nazionalismo influenza e prevale su sentimenti politici, culturali, simbolici e religiosi differenti. In Palestina si è preferito – prevalentemente a causa delle scelte degli ex colonizzatori e dei vincitori del conflitto – ribadire un modello di nation-building, che ha esacerbato lo scontro etnico nella zona; non si è scelto di unire, ma di dividere.
Parallelamente, il Mondo è frammentato, e proietta sul Medioriente tutta la propria impotenza politica.
... un mondo frammentato ...
Per questo motivo insistiamo sul fatto che senza un nuovo ordine internazionale la questione mediorientale non potrà essere risolta: oggi sono troppi gli interessi divergenti, gli equilibri instabili, le alleanze variabili che di fatto rendono impossibile la Pace fra Israele e Palestina. L’Europa ha un ruolo fondamentale in questo contesto, perché completando la propria unificazione politica e federale potrà rappresentare il peso mancante nella bilancia delle relazioni internazionali, almeno da due punti di vista: il primo è strettamente connesso all’esempio che
... una CECA fondata sull’acqua per il Medioriente...
il Vecchio continente può dare alla zona di conflitto, un esempio al rialzo che vada addirittura oltre la pur giusta e prioritaria prospettiva “due Popoli, due Stati”. Perché, ad esempio, non immaginare un processo di integrazione sovranazionale nell’area, fondato sull’acqua? Si tratterebbe in fondo di proporre una “CECA” mediorientale, questa volta costruita attorno non al carbone ed all’acciaio, ma alla risorsa vitale che divide i due popoli.
Il secondo punto di vista è più generale e, forse, più importante: se oggi il conflitto è determinato dallo squilibrio di potere che esiste a livello globale o – meglio – dall’assenza di poteri adeguati ad affrontare i problemi comuni a tutti i cittadini del mondo (come quello fondamentale della sicurezza e della stabilità politica),
...lo squilibrio di potere che esiste a livello globale...
allora la Federazione europea potrebbe contribuire a riempire questo vuoto, spingendo la comunità internazionale ad impegnarsi effettivamente (sul piano politico, su quello delle sanzioni e degli aiuti economici ed eventualmente su quello militare) per spegnere i focolai di conflitto sparsi per il Pianeta. In particolare, soltanto un sistema di potere realmente “bilanciato” potrà imporre a Israeliani e Palestinesi di sedersi al tavolo delle trattative per raggiungere un’intesa veramente risolutiva per tutta l’area mediorientale.
La Gioventù Federalista Europea denuncia fortemente l’azione israeliana e si oppone ad ogni atto violento, di conquista e di usurpazione. La violenza, la conquista e l’usurpazione dovrebbero essere soltanto ricordi di un passato lontano, offese alla razionalità umana ed alla volontà di convivenza pacifica delle comunità, e non spettri che ancora si aggirano pericolosi nel mondo del XXI secolo. Contro il nazionalismo serve un’Europa diversa e serve un Mondo diverso, subito: ne va del futuro di tutti noi.
Con i miei più cordiali saluti,
Simone Vannuccini
Segretario generale Gioventù Federalista Europea
1. su 8 ottobre 2010 a 14:22, di Elena Quidello In risposta a: Lettera della Gioventù Federalista Europea su Gaza
Apprezzabile in questo articolo come anche in quello letto recentemente sulla Politica ambientale,l’equilibrio e la saggezza con cui si affronta la questione mediorientale. La totale assenza di pregiudizi religiosi che pure serpeggiano negli animi dei due popoli per evidenti ragioni storiche, rende questo articolo meritevole di attenzione e diffusione a tutti i livelli di età. Ricordiamo sempre che la violenza quando si scatena, è dificile da controllare. E anche questi poveri soldati israeliani, ragazzi giovani, con tanti sogni e progetti per la loro vita sono costretti a difendersi se attaccati, anche solo con bastoni o spranghe di ferro come nel caso della nave turca ove, tra le persone sinceramente animate dalla volontà di portare aiuto, vi erano infiltrati kamikaze che con il loro martirio dovevano dimostrare al mondo la ferocia di israele.(vedasi video). Nessuno può comprendere il dramma che si compie in quei pochi istanti di lotta e di paura, quando l’istinto di sopravvivenza diviene indomabile e fa di bravi ragazzi degli assassini. Apriamoci dunque, ad una nuova visione del mondo. Apriamo la mente dei fondamentalisti alla luce della scienza , della fisica perchè comprendano che il mondo non è rimasto fermo all’idea del martirio che premia i kamikaze con l’illusorio mondo dell’aldilà paradisiaco, o all’idea che si debba conquistare il mondo nel nome dell’unica vera religione di Maometto, e diciamo loro che questo universo è molto più affascinante ed istruttivo delle parole di un profeta, che, sfortunatamente per lui, non ha avuto modo di vedere le meravigliose scoperte di questo ultimo secol come non le hanno visto tutti gli altri maestri le cui verità sono eterne nella misura in cui queste possono riunire i popoli nel nome di quell’unico Dio che portiamo dentro tutti e che ancora viene disconosciuto dalle chiese, dalle moschee, dalle sinagoghe.... I conflitti sono mossi dall’odio e se non si rimuovono le cause di questa letale energia negativa, alimentata aihmè anche dalle religioni, il medioriente non troverà la forza di trascendersi, di superarsi e di abbracciare la nuova concezione federalista alla quale sono legate le speranze di un mondo di pace. Elena Quidello
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