In anni recenti, i governi hanno lasciato all’Europa il compito di fare le scelte difficili che essi non erano in grado di portare avanti e le è stato chiesto di modernizzare lo stato sociale per permettere agli Stati membri di incentivare lo sviluppo economico.
Per superare la crisi che oggi scuote il continente, va cambiata la suddivisione di queste responsabilità: solo l’Europa può raggiungere una nuova fase di sviluppo tramite gli investimenti, come immaginato dal piano Delors e dalla strategia di Lisbona per una società della conoscenza.
Gli Stati devono farsi carico, compatibilmente con i differenti bisogni, del fardello della modernizzazione dello stato sociale, rispettando i principi dell’economia sociale di mercato e della carta dei diritti umani.
Solo se l’Europa ha una strategia comune su investimenti, ricerca, energia e infrastrutture può vincere la sfida: l’uso di risorse comuni è quindi l’obiettivo da realizzare
Il bilancio europeo è uno strumento essenziale e permette la concentrazione di risorse, in particolare per la ricerca. Ma non è abbastanza. L’Europa deve fare investimenti che devono e possono essere finanziati con prestiti come avviene a livello statale. È quindi necessario difendere con tenacia il patto di stabilità, che previene una spesa pubblica eccessiva da parte dei singoli Stati, e spinge il debito su livelli sostenibili non lasciando cadere tutto il peso sulle spalle delle future generazioni.
Un limitato debito pubblico europeo, finanziato dall’emissione di Union Bond europei, può rafforzare la disciplina finanziaria degli Stati e permettere la realizzazione di quegli investimenti europei che possono creare le condizioni per la partecipazione dei giovani alla nuova fase dell’economia mondiale, dove la conoscenza e la scienza sono le fondamentali forze di sviluppo.
Tassa europea e Union Bond sono il futuro?
La recente crisi del bilancio europeo si è conclusa con un debole compromesso che tuttavia ha rifiutato la riduzione proposta dal Regno Unito, vista da alcuni come un’affermazione di euro-scetticismo. È comunque chiaro che l’attuale metodo di finanziamento dell’Unione europea non può durare a lungo. La presidenza austriaca ha proposto l’introduzione di una tassa europea al posto dei contributi nazionali. Una tassa europea trasferirebbe all’UE la responsabilità della gestione delle risorse pubbliche e permetterebbe ai cittadini europei, attraverso il Parlamento europeo, di compiere scelte fondamentali.
C’è un collegamento tra questa riforma e l’emissione di Union Bond: con la tassa europea si creano le condizioni affinché un sistema fiscale europeo garantisca il loro rimborso.
La decisione di destinare parte delle entrate UE al sostegno del prestito, piuttosto che incrementare la spesa corrente, è consistente con il ruolo che l’Europa deve assumere di sostenimento degli investimenti necessari a sviluppare la società della conoscenza. In tal modo, la tassa europea sarà modulata sulle esigenze delle future generazioni e non porterà ad un aumento dei trasferimenti. Come è successo con l’Euro, che ha dato importanza costituzionale alle future generazioni sulle quali non deve ricadere il costo delle spese correnti, gli Union Bond e la tassa europea daranno alla gestione finanziaria dell’UE una dimensione di solidarietà intergenerazionale.
La Commissione ha appoggiato la proposta della presidenza austriaca anche se con qualche incertezza. Non basta. Sta al presidente Barroso portare avanti le iniziative che diano all’UE capacità di fronteggiare le nuove sfide: se non ci sarà un piano il Parlamento europeo dovrà reagire e proporre un voto di sfiducia.
Si potrebbe obbiettare che è difficile formulare proposte che siano accettabili per tutti i 25 Stati membri ma la storia dell’unificazione europea in tutti i suoi momenti difficili, dall’Euro a Schengen, mostra che le cose sono partite da un gruppo di Paesi per poi estendersi agli altri che in principio non erano pronti. La cooperazione rafforzata in materia economica è prevista non solo nel progetto di Costituzione ma anche nel Trattato di Nizza.
Alle prossime elezioni del 2009 la Commissione e il Parlamento europeo devono prendere l’iniziativa e presentare agli europei scelte chiare e precise per il futuro dell’Unione.
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