Una nuova Nato, per una nuova Onu, per la Pace

, di Michele Gruberio

Una nuova Nato, per una nuova Onu, per la Pace

L’ormai desueto articolo 43 della Carta delle Nazioni Unite definiva la previsione per la creazione di un esercito globale. Senz’ombra di dubbio un successo per la Conferenza di San Francisco, che diede vita all’Organizzazione delle Nazioni Unite nel 1945, che però a quella data e a quel luogo, si fermo e morì.

Il fallimento del suddetto non ha però chiuso le porte in questo mezzo secolo alla creazione di organizzazioni militari per la difesa e la sicurezza collettiva, in conformità alla Carta delle Nazioni Unite, ma non certo secondo l’articolo 43, di cui ormai è provata l’incompiutezza.

L’Alleanza Atlantica del Nord, ovvero la NATO è sicuramente il più grande successo, anzi, a voler essere sinceri, l’unico successo nella creazione di organizzazioni per la sicurezza collettiva. Ma cosa succede se anche quest’organizzazione entra in crisi? Sarebbe piuttosto insensato credere che la rivelazione della debolezza di quest’organizzazione, in un momento di una così alta tensione della rete globale, sia semplicemente una coincidenza. Le affermazioni del Ministro della Difesa Usa Robert Gates alla conferenza globale sulla sicurezza collettiva che si svolge a Monaco in questi giorni, sullo stato della missione Nato in Afghanistan, sono molto chiare. Bisogna rafforzare il Patto Atlantico, non si può più procedere a due velocità con paesi che combattono e paesi che non vogliono combattere. Un invito rivolto soprattutto a Parigi, Berlino e Madrid, a quei paesi europei da cui si chiede partecipazione per la fine della GWoT (Global War on Terrorism). Sì, perché, se la missione Nato in Afghanistan fallisce, salta tutto, salta la guerra al terrorismo, salta la Nato, salta l’unico strumento democratico, multilaterale (almeno nel suo intento) di sicurezza collettiva.

Ed è proprio nella reale mancanza di multilateralità che sta la principale inefficacia della Nato e degli approcci globali alla sicurezza collettiva. Benché l’80% del patrimonio tecnologico e militare della Nato risieda nelle tasche statunitensi è importante capire che se non si realizza veramente un partenariato militare totalmente globale, in cui scendano in campo anche le maggiori potenze europee, Francia, Germania e Spagna, a fianco di una ristrutturazione politica degli organismi di governo mondiale, ONU, WTO, FMI, che coinvolga paesi emergenti, nuovi colossi globali, di popolo ed economia il nodo della crisi dell’unilateralismo egemone statunitense giunto ormai al pettine trascinerà il mondo intero in un collasso sistemico dal quale sarà molto difficile, quasi impossibile, risollevarsi nel breve- medio periodo.

... è necessaria una ristrutturazione economica che coinvolga democraticamente secondo una concezione umano- centrica ...

È necessaria una ristrutturazione economica che coinvolga democraticamente secondo una concezione umano- centrica, nel rispetto e nella continuità delle tradizioni e delle culture, superando teorie macro- economiche semplicistiche, quelle che Banca Mondiale e FMI hanno finora perseguito rivelando sistematicamente la loro insufficienza. Una ristrutturazione che coinvolgerà virtuosamente l’intero assetto globale, toccando le corde che suonano più dolorosamente per i governi, dalla moneta fino all’innegabile necessità di un esercito comune mondiale (che nell’ultimo periodo sembra essere raffigurata sempre più concretamente come proposta politica, trapelando sempre più sovente in sedi di comizi, lectio magistralis, etc.., da Sarkozy al Congresso statunitense, alle campagne elettorali di coloro che quel Congresso vogliono andare a presiederlo, denunciando il fallimento della politica egemone del loro predecessore G.W. Bush Jr.). Non dimentichiamo il ruolo di un governo mondiale che Kant aveva delineato: togliere agli stati, come loro fecero ai loro cittadini, il potere di farsi giustizia da soli come tutela della vera pace, impossibilità al conflitto armato e non tregua tra uno scontro e l’altro.

... togliere agli stati, come loro fecero ai loro cittadini, il potere di farsi giustizia da soli ...

La lotta globale al terrorismo non è solo la necessità di una vittoria contro Al Qaeda e gli sceicchi del terrore, ma una vera rivoluzione non- violenta che porti alla ricostruzione delle economie, delle società, di un vero mondo di pace e benessere per tutti, quando quel benessere sembra sempre più lontano, a cominciare da coloro che vi hanno sguazzato fino ad oggi.

La sostituzione di una cultura di pace ad una cultura di guerra non è impensabile. Se l’Unione europea è riuscita a mantenere la pace per oltre 60 anni nel vecchio continente, è anche vero che sono serviti 600 anni ai 4 cantoni svizzeri per unirsi.

... sostituire una cultura di pace ad una guerra ...

Dal quartiere all’Onu è sempre più vero che serve un nuovo governo, multi- laterale, multi- livellare, democratico, che coinvolga il mondo intero per portare la pace.

Fonte dell’immagine Google.it

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