Francia, Serbia e Ungheria: il Tour Europeo di Xi Jinping in Europa

, di Rita Campus

Francia, Serbia e Ungheria: il Tour Europeo di Xi Jinping in Europa

Dopo cinque anni, maggio è finalmente stato il mese in cui il Presidente cinese, Xi Jinping, ha deciso di recarsi in Europa per un Tour durato circa una settimana in tre diversi paesi: Francia, Serbia e Ungheria. Le visite del Presidente Xi non hanno nascosto criticità e punti in comune, da un lato avvicinando e dall’altro allontanando la presenza cinese in Unione Europea.

Il 5 maggio il Presidente della Repubblica Popolare Cinese (RPC / Cina), Xi Jinping, ha iniziato il suo Tour Europeo in Francia. L’obiettivo è stato visitare tre capitali europee (e i loro rispettivi presidenti): Parigi, Belgrado e Budapest. Il tour non nasconde una certa importanza, infatti, è la prima visita di stato del Presidente cinese da cinque anni.

Francia:

La visita di Xi in Francia non riguarda solo il Presidente, Emmanuel Macron, ma include anche un incontro trilaterale con la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Ufficialmente, lo scopo della visita è quello di marcare i 60 anni di relazioni diplomatiche tra Francia e RPC, dato che la Francia è stato il primo paese a riconoscere formalmente la Cina nel 1964. In realtà, la visita di tre giorni a Parigi di Xi si è conclusa senza troppi risultati positivi, salvo la promessa del Presidente cinese di non imporre alcun dazio sul cognac francese. Gli argomenti discussi dai due Presidenti (anche insieme alla Presidente della Commissione durante il trilaterale del 6 maggio) riguardano ovviamente le controversie economico-commerciali e la guerra Russo-Ucraina.

Nel primo caso, Macron ha posto l’accento sulla necessità di riequilibrare i rapporti commerciali con la Cina e insieme alla von der Leyen si è discusso anche del problema della sovraccapacità dell’economia cinese, problema che il Xi ha definito inesistente. In breve, recentemente la Cina ha spedito in tutto il mondo enormi quantità di prodotti eco-compatibili, in modo da poter vendere i prodotti delle sue fabbriche evitando il calo della domanda locale. Il Presidente cinese sostiene che l’idea della RPC sulla “transizione verde” si incentra sulla promozione dell’innovazione e non sull’elargizione di sussidi alle aziende in crisi. Per questo, il paese non smetterà di vendere globalmente prodotti innovativi a prezzi competitivi, anche perché il Presidente ha spiegato che l’industria cinese permette di accrescere l’offerta e alleviare la pressione dell’inflazione mondiale. A causa di ciò, von der Leyen e Macron temono entrambi una invasione di prodotti a basso costo cinesi, motivo per cui le principali economie del mondo stanno valutando di imporre dazi sulle esportazioni dalla Cina.

Nel secondo caso, la guerra Russo-Ucraina permane al centro dell’attenzione. Il Presidente francese ha chiesto a Xi di usare la sua influenza sulla Russia per trovare una soluzione al conflitto, la von der Leyen ha occupato la stessa posizione sull’argomento e ha richiesto a Xi più sforzi per ridurre i beni russi dual-use che finiscono sul campo di battaglia. Al tempo stesso, sembra improbabile che il Presidente cinese faccia questo tipo di concessioni all’Unione Europea (UE), soprattutto data la recente visita in Cina da parte del Presidente russo, Vladimir Putin.

Serbia:

Al contrario dell’incontro francese (ed europeo), la visita di Xi in Serbia con l’omologo Alexsandar Vucic si è rivelato molto positivo. Le due parti hanno concordato di sviluppare congiuntamentenuove forze produttive e di qualità” e di costruire progetti di cooperazione industriale ad alta tecnologia, impegnandosi anche nella collaborazione sulla scienza e tecnologia spaziale. La visita è stata definita da Xi come “l’apertura di un nuovo capitolo” nelle relazioni bilaterali con la Serbia. Inoltre, i due paesi hanno firmato l’impegno ad approfondire il loro partenariato strategico globale, annunciando che avrebbero “costruito una comunità con un futuro condiviso”. Lo stesso giorno in cui Xi è arrivato a Belgrado era l’anniversario di un evento emblematico per i due paesi: il 7 maggio 1999, 20 cittadini cinesi furono feriti durante un attacco NATO che suscitò l’indignazione cinese e le scuse dell’allora Presidente degli Stati Uniti (US), Bill Clinton. L’ambasciata cinese fu colpita durante una campagna contro l’allora Jugoslavia per porre fine alla repressione contro gli albanesi in Kosovo. Per l’arrivo di Xi, le strade della capitale sono state decorate con bandiere e cartelli cinesi, mentre migliaia di agenti di polizia sono stati schierati per proteggere il Presidente e il suo entourage di 400 membri. È stata la visita di più alto livello di un leader straniero da anni. La prima visita del Presidente a Belgrado nel 2016 ha visto i due paesi firmare un partenariato strategico, successivamente, l’anno scorso, Vucic ha firmato 18 accordi con Xi a Pechino.

Entrambi i Presidenti insistono su una partnership ferrea tra i rispettivi paesi, insieme anche all’Ungheria, terza e ultima tappa del Tour Europeo di Xi. La presenza cinese in Serbia è molto evidente, la Cina gestisce miniere e fabbriche per tutta la Serbia e ha prestato miliardi per la costruzione di strade, ponti e nuove strutture, diventando così un partner chiave per il paese dell’est Europa. Nel 2023, secondo l’Agenzia Nazionale per gli Investimenti, la RPC era il secondo partner commerciale della Serbia, dopo l’UE, con un totale di circa 6,1 miliardi di dollari; si posiziona tra i suoi primi cinque investitori.

Ungheria:

Durante l’ultima tappa del suo tour, il Presidente cinese ha trovato un’altra zona sicura in un continente sempre più diffidente nei suoi confronti. L’incontro con il Presidente ungherese, Viktor Orban, è stato positivo come il precedente in Serbia e, come accaduto nella tappa precedente, Xi ha ricevuto un benvenuto sul tappeto rosso, riuscendo anche ad evitare un gruppo di manifestanti tibetani. Infatti, quel giorno la polizia ungherese ha vietato una protesta programmata nel centro di Budapest e la bandiera tibetana issata su una collina vicino alla sede del ricevimento di benvenuto è stata coperta da una bandiera cinese.

Durante i colloqui, i due Presidenti si sono impegnati a elevare le relazioni già amichevoli tra i due paesi, definendo il prossimo passo la “costruzione di un partenariato strategico globale per tutte le stagioni.” Questo è in netta divergenza con la visione della Cina sostenuta ultimamente dall’UE che vede la RPC come “un partner per la cooperazione, un concorrente economico e un rivale sistemico.” L’argomento Russia-Ucraina non è stato toccato; i due leader si sono invece concentrati sulla cooperazione economica. Il Ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, ha annunciato 18 progetti congiunti, tra cui la tanto attesa ferrovia ad alta velocità per l’aeroporto internazionale al centro di Budapest e una nuova linea ferroviaria prevista per l’Ungheria orientale che aiuterà il trasporto di prodotti verdi cinesi.

In conclusione, è chiaro che il Tour Europeo del Presidente Xi abbia avuto una valenza prettamente strategica. I mancati accordi con la Francia di Macron e le controversie con la Presidente della Commissione sui diversi argomenti toccati rendono la visita del Presidente alquanto inconcludente sul piano bilaterale. Così non si può dire delle ultime due tappe in Serbia e Ungheria dove al contrario i rapporti tra i tre paesi si sono sviluppati a dismisura, come dimostrato dagli accordi commerciali conclusosi durante gli incontri. L’atteggiamento di Xi verso Vucic e Orban è apparso molto più positivo e incoraggiante rispetto a quello con Macron, segno che la Cina voglia tenersi stretti i paesi dell’UE dove riscuote più successo, motivo per la quale si è parlato più volte di “futuro condiviso” e “partenariato strategico globale”, oltre che di “amicizia”. In un momento dove le relazioni tra RPC ed UE si fanno sempre più delicate, il Presidente cinese non può far altro che migliorare i rapporti con i paesi con cui ha più valori, obiettivi e opinioni in comune.

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