La Serbia quale mezzo per l’indipendenza mineraria per l’Unione Europea

Grande stallo in Serbia per il litio: Rio Tinto, Australia e Unione Europea - rapporti ingarbugliati e profondi

, di Dino Šabović

Grande stallo in Serbia per il litio: Rio Tinto, Australia e Unione Europea - rapporti ingarbugliati e profondi

Negli ultimi giorni si parla molto del progetto d’estrazione di litio in Serbia da parte della multinazionale Rio Tinto, e di come il Governo di Belgrado abbia revocato il 20 gennaio scorso i permessi alla compagnia. In questo articolo d’analisi della vicenda, si andrà a investigare i motivi di tale scelta e soprattutto le relazioni che vi sono tra Serbia, Rio Tinto e Unione Europea, per fare un po’ più di chiarezza sulla faccenda e capire quali sono i benefici dalla realizzazione di tale progetto in Europa.

La recente baruffa tra l’icona serba Novak Đoković e le istituzioni australiane ha di certo intrattenuto, chi di più e chi di meno, l’opinione pubblica globale. La scaramuccia si è ben presto trasformata, su spinta dell’opinione pubblica serba, degli oppositori del vaccino obbligatorio e dai fan del tennista serbo, in una questione di politica estera tra Serbia e Australia. Fino al punto da vedere ambo i lati scambiarsi pubbliche comunicazioni sulla questione: iconica rimane l’intervista della BBC al Segretario di Stato e Ministro degli Affari Esteri serbo Nemanja Starović (intervista pubblicata sul sito ufficiale del Ministero degli Affari Esteri del Paese) dove quest’ultimo afferma che “Đoković non ha infranto nessuna norma o legge ma è venuto in Australia con la buona volontà di giocare a tennis, ma è stato trascinato, senza la sua volontà né malizia, in un gioco politico con l’unico obiettivo del Governo australiano di mostrare i muscoli“. [1]

Il Governo australiano, invece, per voce del suo Ministro all’Immigrazione Alex Hawke, dopo un iniziale tentennamento, deciderà l’espulsione del tennista “su basi sanitarie e procedurali corrette, e sulla base di quello che è considerato nel pubblico interesse”. [2] Ricevuta la notizia, il Presidente serbo Alkesandar Vučić, all’indomani della definitiva espulsione del tennista, dichiarerà pubblicamente, in linea con la precedente comunicazione del suo Segretario di Stato, che gli australiani “vogliono imbastire una presunta questione politica su principi che non vi sono; noi siamo pronti a ricevere il prossimo mese gli atleti australiani dimostrando che non abbiamo nessun presunto motivo su cui basare le nostre politiche” affermando che “anche l’Occidente è stato terribile con il nostro Novak”. [3]

Oltre a queste brevi ma concise comunicazioni. Nessuna altra personalità politica estera esprimerà un proprio giudizio sull’avvenimento. Una faccenda che presa in sé risulta frivola e ricreativa, nonché fino a quando non si osserva lo sfondo su cui il caso Đoković contro Australia ha primeggiato: l’affare Rio Tinto per l’estrazione del litio in Serbia, le proteste popolari di strada contro la concessione dei permessi per l’estrazione del litio e il referendum sull’estensione dei poteri in seno al Presidente della Repubblica serba.

È infatti di recente notizia che il Governo di Belgrado, il 20 gennaio, abbia definitivamente bloccato e ritirato i permessi d’estrazione del litio, da realizzarsi entro il 2027, alla compagnia multinazionale anglo-australiana che si occupa di ricerca, estrazione e lavorazione delle risorse minerarie. [4] Nonché la terza più grande multinazionale al mondo in tale settore. La compagnia è quotata per una parte nella borsa inglese e per un’altra in quella australiana. [5]

Una decisione che non proviene di sicuro dalla sola buona solerzia ambientale dell’élite politica del Paese balcanico, ma piuttosto dalle incensanti proteste popolari contro tali concessioni che hanno infiammato le strade di Belgrado e non solo per diverse settimane. [6] Proteste che si sono mosse su principi ecologici, ambientali e di salute pubblica. E che rischiano di intaccare le elezioni politiche che si devono tenere in Serbia il prossimo aprile.

Il progetto prevedeva un investimento di ben 450 milioni di euro finalizzato all’estrazione di litio e cobalto. Questo con l’ambizione della compagnia di divenire il fornitore numero uno d’Europa di questi materiali indispensabili per la realizzazione delle batterie per i veicoli elettrici. Materie prime che ha assunto sempre più importanza per la tanto auspicata transazione energetiche che signoreggia le future politiche globali e soprattutto dell’Unione Europea — specialmente il litio —. E che apre la strada a una possibile crescita economica necessaria per superare gli effetti negativi dell’attuale pandemia da Covid-19. Ma è chiaro che quando ci si aspetta una rapida crescita e ci si domanda sui modi per avviarla, la disponibilità delle materie prime giocano in modo decisivo per la realizzazione di una qualsiasi politica di crescita economica. [7] Di conseguenza sorgono domande tecniche quali “c’è abbastanza litio?”, “è il materiale di cui abbiamo necessariamente bisogno?” e così via discorrendo. Ma se ci si interroga in prospettiva nazionale, regionale oppure europea la domanda che si paventa è “dovremo importare da un cartello rivale oppure no questa materia prima?”. Soprattutto se si tiene in considerazione che questa materia prima è anche necessaria per la realizzazione di telefoni cellulari, prodotti di tipo medico, tecnologie spaziali necessarie alla futura esplorazione spaziale.

In ogni caso, la Rio Tinto non è una realtà nuova in Serbia. Anzi fin dal 2004 Belgrado intratteneva rapporti con la compagnia: cioè da quando si scoprì il giacimento di litio nelle vicinanze di Loznica a Sud-Ovest del Paese al confine con l’entità federativa di Bosnia-Erzegovina. Il giacimento si presenta come uno dei più estesi al globo: si stima che vi siano all’incirca 136 milioni di tonnellate di litio (cioè il 10% delle riserve globali di litio). [8]

Ma l’estrazione, ad avviso delle diverse realtà ambientaliste e non solo, avrebbe avuto un impatto ambientale non irrilevante: si stima, infatti, che l’area interessata dalle esalazioni dovuti all’estrazione e lavorazione del litio sarebbe stata di ben 2023 ettari. Dimostrandosi, concretamente, come un progetto estremamente nocivo per l’ambiente e gli abitanti nelle zone interessate. [9] E pure per gli Stati circostanti alla Serbia: specie Bosnia-Erzegovina, Croazia e Montenegro. Questo sia perché la regione si trova alquanto vicino a questi Paesi e dal momento che in questa area passano i letti di due dei fiumi più importanti dei Balcani che attraversano tutti questi Stati: la Sava e la Drina.

Oltre all’attività d’estrazione vera e propria, l’accordo preliminare stipulato già nel 2014 prevedeva il progetto “Jadar” (nome della omonima regione dove situata la riserva di litio): cioè un piano industriale che avrebbe dato vita a un ecosistema-industriale attorno alla miniera di litio con la creazione di industrie adibite alla lavorazione del materiale e alla realizzazione di batterie al litio. Il piano in questione avrebbe creato, secondo le proiezioni disponibili, più di 2100 posti di lavoro in Serbia. [10] Questo portando in futuro all’apertura di una fabbrica preposta alla produzione di veicoli elettrici/ibridi. I primi passi in tale senso, erano già stati avviati già nel 2020 con la creazione della compagnia Rio Sava Exploration direttamente referente alla Rio Tinto. Si stima, se mai realizzato il progetto, che la Serbia otterrebbe ben 650 lavoratori altamente professionalizzati nel campo delle batterie al litio e tecnologie collegate, importando e creando in tal modo un know-how molto strategico per il futuro prossimo. Inoltre, gli investimenti in “Jadar” ammonterebbero a ben 1,5 miliardi di dollari. [11]

Rio Tinto, perciò, a partire dal 2014 ha immesso ingenti investimenti nel progetto “Jadar”, aumentandoli anno dopo anno: nel luglio 2021 la compagnia si era accordata con il Governo di Belgrado che in caso di via libera all’estrazione del litio, la compagnia si sarebbe impegnato a investire ben 2,5 miliardi di capitali nel progetto. Pertanto, la compagnia anglo-australiana prevedeva di concludere i lavori entro il 2027, impiegando più di 2000 operai dove il 90% serbi, e prevedendo di estrarre 58.000 tonnellate di carbonato di litio, 160.000 tonnellate di acido borico e 255.000 tonnellate di solfato di sodio all’anno. Inoltre, la compagnia prevede che la miniera dovrebbe rimanere in funzione per più di 40 anni. [12]

È chiaro che la Serbia si è trovata e si trovi in una situazione difficile per quanto concerne la realizzazione del progetto: da un lato vi sono i benefici a sfondo economico che sicuramente aumenterebbero il peso del Paese sia nella regione balcanica che in Europa (si presume che Belgrado avrebbe introiti annuali pari a 600 milioni di dollari), dall’altro lato, invece, deve fare i conti con le conseguenze ambientali e politiche in caso di realizzazione del progetto in questione. Come è chiaro le motivazioni politiche hanno prevalso, perché come già sottinteso il 3 aprile 2022 si terranno le elezioni generali per l’elezione sia del Presidente che dell’Assemblea Nazionale. [13] Elezioni dimostratesi necessarie, nonché anticipate, a causa delle grandi proteste popolari contro la leadership di Vučić che governa il Paese dal 2012. Accusata di condurre una politica autoritaria, corrotta e di soffocamento delle libertà civili e d’informazione. [14]

Inoltre, a esasperare la situazione è stato il deposito di una proposta di modifica del sistema giudiziario al Parlamento serbo nell’aprile 2021. Con l’obiettivo di allineare il sistema giudiziario nazionale con la legislazione dell’Unione Europea. [15] Sebbene accettato dal Parlamento, modifiche di questo genere sono di natura costituzionale, ovvero necessitano di essere sottoposti a referendum popolare. Perciò, nel mese di giugno 2021, il Parlamento fissa il quesito referendario prima nel mese di novembre 2021 [16] per poi spostarlo al 16 gennaio 2022. [17] Lungo tutto il periodo che seguono la riforma giudiziaria (cioè dal 2011 al 2021), prima l’opposizione di diverse realtà non-governative e poi le proteste ambientali contro la miniera, spingono il Presidente Vučić ad apporre ulteriori emendamenti al quesito referendario per placare gli animi popolari: si accusava il rischio di sottomettere l’apparato giudiziario supremo al volere politico; nonché nelle mani dello stesso Vučić. [18] In ogni caso, la campagna per la vittoria del quesito in questione sarà di successo: nonostante i 6.510.233 di individui aventi diritto al voto (inclusi cittadini serbi residenti in 11 Paesi esteri) [19]; il 16 gennaio alle urne si recheranno 1.960.010 votanti e il “SI” vincerà con un 60.33% e il “NO” si fermerà al 39.67%. [20] Anche se di successo, c’è da dire che vi sono opinioni riguardanti alcuni brogli avvenuti durante la votazione in città, come ad esempio quella di Novi Pazar. [21]

A livello internazionale la riforma giudiziaria viene vista di buon occhio dal Regno Unito e dagli Stati Uniti d’America, ma soprattutto dai Paesi UE quali Germania, Francia e Italia. [22] Gli analisti e gli esperti del settore confermano che la vittoria del “SI” sia una nota positiva per il Paese e soprattutto per il partito di Vučić, ma segnalano, nonostante ciò, il rischio di abusi da parte della politica sull’apparato giudiziario supremo. [23]

Chiaro è che la decisione di revocare, per ora si precisi, le concessioni d’estrazione alla Rio Tinto sia dovuta alla preoccupazione di Vučić e del suo partito “Partito Progressista Serbo (Srpska Napredna Stranka SNS) di perdere ulteriori consensi. Ma andando ancora più a fondo, emerge chiaro che le proteste svoltesi contro la miniera hanno un motivo di carattere più privatistico: il Governo di Belgrado, guidato dal Primo Ministro Ana Brnabić, a fine novembre scorso, avrebbe cercato di approvare alcune modifiche alla legge sull’espropriazione dei terreni privati. Modifiche che avrebbero rilassato il regime normativo attuale; gesto che a seconda dei molti avrebbe scatenato le proteste degli ultimi mesi da parte dei cittadini di un Paese, precedentemente apparentemente alla realtà socialista jugoslava, che di sicuro non vedono di buon occhio le grandi realtà multinazionali. Pertanto tali realtà vedevano la riforma come un favore alla compagnia anglo-australiana. [24] Inoltre, bisogna rilevare che, nonostante l’ottimo risultato ottenuto alle scorse elezioni parlamentari dal partito di Vučić, i cittadini nutrono poca fiducia nel Governo di Belgrado ritenuto corrotto e non incline ad attuare gli eventuali progetti della Rio Tinto per il bene del popolo. [25]

Nulla toglie però che a seguito delle elezioni il progetto possa riprendere la sua strada e con più rigore, questo se riconfermato l’attuale Presidente e la leadership del SNS. Tant’è che la stessa Rio Tinto è decisa a continuare a “lavorare sodo per stabilire rapporti fiduciosi e rispettosi con le comunità dello Jadar, inclusi i proprietari terrieri, il Governo della Repubblica serba e tutti gli altri rilevanti stakeholders e NGO assieme alla società civile. Rimaniamo impegnato a ottimizzare i benefici economici e sociali mentre minimizziamo qualsiasi impatto negativo alla comunità e all’ambiente”. [26]

Inutile dire che in questo modo che il Governo di Belgrado si sia abbonito i suoi cittadini evitando ulteriori incidenti nel Paese. E per quanto riguarda la compagnia mineraria si potrebbe dire che è una questione che rimane relegata a rapporti tra Stato e privato. Nonché che la Rio Tinto, prima ancora di avere la certezza o meno di iniziare i suoi lavori d’estrazione, si era impegnata a riferire i suoi obiettivi di produzione alla Australian Securities Exchange (ASX). [27] Quest’ultima è una compagnia a gestione pubblica che ha come principale scopo quello di garantire la sicurezza degli scambi tra Australia e il resto del globo. [28] Tant’è che la ASX si pone come intermediario tra i diversi soggetti attraverso l’offerta di determinati servizi: come intermediario commerciale, pianificatore del business, servizi alla conciliazione extra-giudiziale, tecnologie, data e via così discorrendo. [29] Ma come se non bastasse, la ASX è a sua volta sottoposta alla supervisione della Australian Securities & Investments Commission (ASIC): ente indipendente del Governo australiano che si occupa di regolare le corporazioni. [30] Tant’è che dal 2016, su stessa iniziativa della Rio Tinto, l’ASIC ha messo sotto giudizio l’ex dirigente della compagnia Jean-Sebastien Jacques perché ritenuto di aver messo in essere atti di corruzione; da allora la compagnia viene tenuta sotto rigorosa osservazione della ASIC. [31] Chiaro è pertanto che l’iniziativa della Rio Tinto non va solo inquadrata come un affare a senso unico con la Serbia, ma anche con la stessa Austrialia: questo dal momento che uno dei due supervisori del progetto è Mark Sweeney che è membro della Australasian Institute of Mining and Metallurgy (MAusIMM). [32] Quest’ultima si occupa proprio di mantenere la giusta attenzione su tutte le attività inerenti all’estrazione minerarie e alla metallurgia che possano portare beneficio alla società australiana, questo dal momento che tale istituzione raccoglie in sé la maggior parte dei ricercatori, industriali e investitori australiani in campo minerario e metallurgico. [33]

Non sorprende allora che il caso Đoković abbia spinto Vučić a fare dichiarazioni alquanto controverse nei confronti dell’Australia facendo intendere, come detto qui sopra, che vi siano delle motivazioni politiche infondate per l’espulsione del tennista. Inoltre, bisogna pur dire che lo sportivo serbo abbia più volte mostrato le sue simpatie per le proteste ambientali di questi ultimi mesi.

È chiaro che l’Australia, nonostante il suo silenzio sul caso Rio Tinto, non sia felice della decisione di Belgrado di revocare le concessioni. Visti in primo luogo i proventi dall’attività che arricchirebbero le casse australiane e in secondo luogo, a più ampio respiro, il danno economico a una compagnia che è strategica per l’Australia (all’indomani della revoca, la borsa di Londra ha registrano un meno 4% sulle azioni della Rio Tinto) [34], la mancata estrazione di una materia prima cruciale per il futuro e soprattutto per il beneficio che Pechino ha ottenuto da questa mancata concessione serba sul monopolio delle terre rare (di cui si farà cenno a seguito).

Tornando alla Serbia e all’Australia, merita far presente come gli scambi commerciali tra i due Paesi siano aumentati a partire dal 2006: nel 2020 si contano ben 20 milioni di euro di scambi commerciali, dove la Serbia esporta in Australia beni per un valore di 18,43 milioni di euro (crescita del 34,83%) e importa da quest’ultima beni per un valore di 10,55 milioni di euro (crescita del 68,08% rispetto l’anno precedente) [35]. Inoltre, la Serbia conserva due importanti accordi internazionali (stipulati dall’ex Jugoslavia) con l’Australia per quanto riguarda il soggiorno e l’assunzione lavorativi di cittadini serbi (jugoslaveni un tempo), e di scambio commerciale [36]. Pertanto, è pacifico affermare che i rapporti commerciali tra Belgrado e Canberra stiano passando un periodo alquanto prospero, visti i dati percentuali di crescita.

Però, come già detto, la revoca serba ha di certo causato un bel danno economico alla Rio Tinto, ma anche alle casse di Stato australiane: guardando ai report sulla tassazione nazione per nazione della compagnia del 2020, si nota come in questo anno le casse australiane abbiano percepito ben 4,591,151,688 dollari di tasse dalla Rio Tinto. [37] Ma se si aggiungono anche le royalties, l’ammontare degli introiti australiani sale a ben 6.8 miliardi di dollari! [38] Chiaro è allora che Belgrado, dietro a tutte le motivazioni di cui qui sopra, basi la sua scelta anche in base a motivazioni più economiche e opportunistiche: questo dal momento che la Serbia guadagnerebbe dalle royalties della Rio Tinto solo, come già detto, 600 milioni di dollari all’anno. Questo potrebbe sembrare un po’ troppo poco per il Governo di Belgrado, anche per Vučić, dal momento che in Serbia vi è il 10% delle riserve globali di litio.

Ma quando si parla di una multinazionale come la Rio Tinto, oltre che le questioni di tipo economico, bisogna anche fare i conti quegli aspetti che vanno a tangere la vita diretta dei cittadini privati che entrano in contatto con una realtà del genere. Come detto, il popolo serbo conserva ancora un retaggio socialista degli anni della Jugoslavia e chiaramente l’arrivo della Rio Tinto ha scatenato molti dubbi e pregiudizi sia a sfondo ambientale, privatistico che ideologico. Preoccupazioni che possono essere facilmente comprensibili. Infatti, se si guarda l’operato della Rio Tinto lungo i suoi anni, si può notare come non sono stati rari gli episodi di repressione dei movimenti operai da parte della compagnia nei diversi Paesi che ha operato. A partire dal 1996, la compagnia che ai tempi era la più grande transnazionale nel suo campo si è guadagnata una cattiva reputazione per quanto concerne la lesione dei movimenti operai. [39] Infatti, per lungo tempo la Rio Tinto, prima di essere messa sotto osservazione dalle corti australiane per casi di mobbing e comportamenti illeciti all’interno dei confini nazionali, nel nome del profitto ha danneggiato l’ambiente, le comunità indigene e i suoi operai. [40] Ma l’azione legale australiane si è solamente fermate ai confini nazionali; infatti, la Rio Tinto ha continuato a mettere in atto comportamenti contrari ai diritti umani: solo nel 2020 è stata accusata di aver deturpato e non ripulito l’area d’estrazione di rame e oro del Bougainville e lasciato in condizioni critiche la comunità indigena dell’isola (isola dell’arcipelago delle Isole Salomone, facente politicamente parte della Papua Nuova Guinea). [41] [42] Ma lesioni del genere, come già detto, non sono rare ma piuttosto numerose (per motivi di tempo e spazi non saranno riportati, si lascia perciò il seguente articolo che raccoglie tutti i casi di abusi e controversie della Rio Tinto nei Paesi che opera o ha operato). [43]

Andando avanti, a una più approfondita ricerca dei collaboratori della Rio Tinto nel progetto “Jadar”, emerge che il secondo supervisore è Jorge Garcia che è membro della European Federation of Geologists (EFG): associazione no-profit che è stato istituita nel 1981 come corpo rappresentativo per le professioni geologiche in Europa ed include a oggi 27 associazioni nazionali — 21 di cui Paesi Membri dell’UE — del settore europee. [44] L’EFG ha come obiettivo quello di rendere più sicuro e sostenibile lo sfruttamento delle risorse naturali sul nostro pianeta, provvedendo a proteggere e informare il pubblico. [45] Ma l’EFG, nonostante la sua vocazione no-profit, ha come membro associato la Australian Institute of Geoscientists (AIG) che a sua volta è legata alla Australasian Institute of Mining and Metallurgy. [46] E come se non bastasse, l’EFG, a partire dal 2003, intrattiene rapporti con l’Unione Europea: infatti l’EFG contribuisce a sviluppare le policy europee che interessano l’ambito geologico [47] e consiglia sia la Commissione Europea che il Parlamento Europeo [48] Infatti, l’EFG per raggiungere questo obiettivo deve presentare documenti consultivi alla Commissione Europea e al Parlamento Europeo questo per poter organizzare eventi, partecipare a udienze pubbliche, conferenze e incontri. [49] Inoltre, è molto interessante notare come l’EFG abbia creato un Pannel of Experts nel 2008 che ha come obiettivo di supportare la European Technology Platform for Zero Emission Fossil Fuel Power Plants (ZEP) dell’UE. [50] Inoltre, questo comitato d’esperti è stato il partner guida dei progetti di ricerca per Horizon 2020; dove ha assunto rilevanza il progetto di ricerca sulla cooperazione internazionale per le materie prime (INTRAW) [51]: tale progetto ha portato assieme un consorzio internazionale di 15 partner da 9 paesi europei, Australia, Sud Africa e Stati Uniti che hanno un estensiva esperienza in ricerca, innovazione, educazione, industria, commercio e collaborazioni internazionali nel campo delle materie prime. [52]

L’Australia ha partecipato al progetto INTRAW mediante l’Australian Academy of Technological Sciences and Engineering (ATSE) che è un’associazione indipendente no-profit con lo scopo di potenziare la competitività australiana nel campo delle tecnologie scientifiche. [53] Inoltre, l’ATSE collabora con l’Unione Europea dal lontano 1994: infatti, Canberra fu la prima potenza industriale a siglare un accordo internazionale, con l’UE nel 1994, in ambito scientifico e tecnologico. Cioè il Joint Science and Technology Cooperation Committeee (JSTC), che prevedeva un comitato euro-australiano che si incontrava ogni due anni per scambiarsi informazioni e per discutere sui modi per rafforzare la collaborazione scientifica e di ricerca tra Australia e Unione Europea. [54] L’accordo è stato poi inserito nei progetti europei Access4EU and FEAST, per poi approdare nel 2015 nella Connecting Australian-European Science and Innovation Excellence (CAESIE) che è il continuo dell’accordo del 1994. [55]

Tutta questa fitta rete di interconnessioni tra l’EFG, l’Unione Europea e Australia trova un ben preciso punto d’intesa: il litio. Se si sono già visti gli interessi in gioco per l’Australia in Europa per questa materia prima, per l’Unione Europea il litio assume una rilevanza strategica per il suo futuro: infatti, l’EFG nel novembre 2020 organizza e modera un incontro tra esperti della geo-scienza e membri del Parlamento Europeo. [56] Questi ultimi, facenti parte del Comitato sull’industria, ricerca ed energia dell’Euro-Parlamento, hanno discusso sugli aspetti sociali, economici e politici collegati all’estrazione sicura, sostenibile e responsabile delle materie prime per l’industria europea. [57] Questo in linea con quello che è il Green Deal dell’Unione Europea, dove l’accesso alle materie prime gioca un ruolo strategico per raggiungere le politiche climatiche dell’Unione.

Discussione che si è districata lungo un comunicato della stessa Commissione Europea al Parlamento Europeo: cioè l’Action Plan on Critical Raw Materials, che mette in risalto l’importanza delle risorse minerarie per avere successo nella transazione sia energetica che digitale. [58] Infatti, la Commissione Europea mette in chiaro che “la mobilitazione di investimenti pubblici e privati su vasta scala attraverso la European Battery Alliance dovrebbero ad esempio far sì che l’80 % della domanda di litio sia soddisfatta da fonti europee entro il 2025”. [59] Inoltre, sempre nel comunicato, “L’UE dovrà impegnarsi in partenariati strategici con paesi terzi ricchi di risorse avvalendosi di tutti gli strumenti di politica estera e nel rispetto dei suoi obblighi internazionali. Esiste un grande potenziale inutilizzato per la creazione di partenariati strategici responsabili e sostenibili con Paesi ricchi di risorse. Tali Paesi spaziano dalle nazioni con un settore minerario altamente sviluppato come il Canada e l’Australia a numerosi paesi in via di sviluppo dell’Africa e dell’America Latina fino ai Paesi vicini all’UE come la Norvegia e l’Ucraina e i Paesi dell’allargamento e dei Balcani occidentali. È importante integrare i Balcani Occidentali nelle catene di approvvigionamento dell’UE. La Serbia, ad esempio, possiede borati, mentre l’Albania vanta depositi di platino. Piuttosto che cercare di sviluppare tutti questi partenariati contemporaneamente, la Commissione prevede, prima di avviare progetti pilota di partenariato nel 2021, di discutere le priorità con gli Stati Membri e l’industria, anche dei Paesi interessati in quanto dispongono di competenze locali e di una rete di ambasciate degli Stati membri”. [60]

Un chiaro riferimento alla Serbia e non solo, viene anche dall’allora presidente dell’EFG Marko Komac (sloveno) che parlando proprio del potenziale minerario di metalli, cobalto, litio e terre rare in Europa, avverte i partecipanti dell’evento EFG che il nazionalismo, usato da Paesi in tutto il mondo, è un rischio per l’indipendenza mineraria dell’UE. Sempre il presidente EFG rivolge un chiaro invito ai policymakers dell’UE di armonizzare le discrepanze politiche e legislative in questo campo per facilitare il raggiungimento di questa indipendenza dell’UE. [61]

Pertanto, la commistione dell’Unione nel progetto “Jadar” nonché con la Rio Tinto è deducibile attraverso questa breve ricostruzione di rapporti e reti. Perché sia l’UE che l’Australia hanno grosse ambizioni per quanto riguarda il progetto minerario in Serbia. E il suo attuale stallo che di sicuro non rallegra nessuno se non i cittadini serbi. Ma è anche chiaro che questo difficile inquadramento dell’Unione Europea nel quadro Rio Tinto porti con sé dubbi e perplessità ai cittadini UE: perché Bruxelles non ha comunicato apertamente la sua presenza, attraverso il supervisore Jorge Garcia, nel progetto “Jadar” alla pubblica opinione? E ancora, perché Bruxelles collabora con una compagnia che è accusata di violazione dei diritti umani, a prescindere dal fine ultimo? Quesiti che devono interessare la cittadinanza europea.

Andando avanti, paiono più chiare ora i riferimenti che Vučić fa a riguarda della politica estera Occidentali: per quanto riguarda l’atteggiamento avuto con Novak Đoković (che viene dipinto come martire nazionale, nonché dell’intera Serbia). È immaginabile che Belgrado abbia giocato la carta dello stallo sul progetto “Jadar” quale mezzo di ricatto per le diverse parti in gioco. Questo visti i profitti non all’altezza delle risorse di cui dispone, le tensioni sociali nel Paese e le pressioni dell’UE per allineare la politica estera del Paese con quella europeista. Vero è che il 25 gennaio 2022, a seguito dell’incontro del Consiglio UE-Serbia per la Stabilizzazione e Associazione, Bruxelles e Belgrado abbiano dichiarato che è importante che la Serbia prosegua con il suo percorso di riforme fondamentali e di normalizzazione dei rapporti con il Kosovo (che determinerà l’accensione all’Unione Europea).

Urge anche che la Serbia prenda una posizione chiara per quanto concerne la sua partecipazione nella politica di sicurezza e di difesa comune europea e nelle EU Battle Groups; ciò perché vi è il bisogno che la Serbia si allinei con l’UE per quanto riguarda la situazione in Est-Europa (si intende la crisi russo-ucraina). [62] Dal momento che la Serbia ha di recente acquistato nuove armi dalla Russia, aumentando le preoccupazioni dei Paesi balcanici quali la Croazia (che di recente ha acquistato, in risposta alla corsa agli armamenti di Belgrado, nuovi armamenti dagli USA e dalla Francia [63] [64]), e continua a mantenere una politica doppiogiochista: “anche se formalmente cerca l’adesione all’Unione europea, la Serbia ha rifiutato di allineare completamente la sua politica estera con il blocco europeo e ha lavorato in parallelo al rafforzamento delle sue relazioni con Mosca e Pechino. Lo stesso Vučić ha dichiarato che la Serbia “rimane sul cammino europeo”, ma aggiunge che continuerà a “nutrire” i suoi legami amichevoli con la Russia e la Cina”. [65] “Per Bruxelles questo è un punto-chiave per allontanare il Paese balcanico dalle sirene russe e nazionaliste, in un momento particolarmente delicato nella regione per le tensioni etniche nella vicina Republika Srpska (l’entità serba della Bosnia ed Erzegovina)”. [66] Inoltre, sempre durante l’incontro EU-Serbia, viene messo per iscritto che “i partecipanti sono concordi dell’importanza del Green Agenda per i Balcani Occidentali e si raccomandano che la Serbia sviluppi un ambizioso piano nazionale per l’energia e il clima. L’UE rimane pronta a provvedere supporto nel caso”. [67]

Inoltre, a seguito del vertice UE-Balcani Occidentali tenutosi a Zagabria il 6 maggio 2020, l’UE ottiene due importanti dichiarazioni che danno una base solida a ciò sostenuto qui sopra: primo, “l’aumento dell’assistenza da parte dell’UE sarà legato al conseguimento di progressi tangibili in materia di Stato di diritto e di riforme socioeconomiche, nonché al rispetto, da parte dei partner dei Balcani occidentali, dei valori, delle regole e delle norme dell’UE”. [68] Pertanto, l’assistenza UE sarà disponibile solo se i vari Paesi balcanici si atterranno al “framework” europeista: cioè non avere controversie irrisolte. In secondo luogo, “occorre dare la priorità alla sicurezza energetica, anche attraverso la diversificazione delle fonti e delle rotte”. [69]

Questi due punti della Dichiarazione di Zagabria interessano direttamente Belgrado: sia per le tensioni in Republika Srpska, che per l’acuirsi della situazione in Kosovo dove il Governo ha rifiutato di concedere speciali concessioni alla minoranza serba, sostenendo che tale concessione creerebbe la medesima situazione che si ha in Bosnia-Erzegovina. La scelta kosovara è stata, curiosamente, criticata dall’Alto Rappresentante Joseph Borell pochi giorni dopo la decisione di revoca delle concessioni alla Rio Tinto. [70] Ciò perché la scelta kosovara ha nuovamente rallentato i dialoghi tra Pristina e Belgrado, tant’è che già nel dicembre 2020, sempre Borell, aveva fatto eloquenti pressioni al Primo Ministro Albin Kurti di dare la priorità all’accordo con la Serbia per creare dei Comuni d’entità serba. [71] Ma è tutta l’Unione urge il Kosovo e la Serbia di trovare un accordo al più presto possibile [72]; questo necessario per potersi concentrare sugli obiettivi di sicurezza energetiche e diversificazione delle fonti e delle rotte ergo un chiaro posizionamento in favore dell’Unione Europea e non con Mosca e Pechino.

Ecco che pare più chiaro, a questo punto, la vicenda Novak Đoković: elevato a simbolo di una Nazione che lotta per raggiungere i suoi obiettivi dinanzi a un Occidente che, ad avviso serbo, sabota i diritti inalienabili di questo popolo. E mischiando le giuste dosi tra volere popolare, ambientalismo, nazionalismo, guadagni privati, ideologia, ambizioni di politica estera e ricatti, si ottiene la decisione di revoca delle concessioni alla Rio Tinto. Che mette sotto uno scacco temporaneo, principalmente, l’Unione Europea, costretta a questo punto a rintracciare un qualche tipo d’accordo con Belgrado per estrarre queste indispensabili materie prime. Alla fine, è risaputo che i mezzi di produzione, in questo caso il litio, sono un forte incentivo al dialogo e al compromesso vantaggioso per chi li possiede.

Come anticipato, e andando verso le conclusioni, il blocco del progetto “Jadar” ha di sicuro messo in sobillo non solo l’UE e l’Australia, ma anche tutto il mondo Occidentali: infatti, come detto, l’abbondante disponibilità di litio in Serbia, e di altre materie come il cobalto, rappresenta un’occasione ottima per l’Occidente per svincolarsi dal monopolio cinese su queste preziose materie prime. Un monopolio che ha spinto USA e UE ad attivarsi, lungo gli anni, per trovare partenariati capaci di contrastare il potere di Pechino che usa il suo monopolio come mezzo di pressione di politica estera. [73] Si dica anche che la corsa Occidentale nel progetto “Jadar”, e pertanto l’inclusione della Rio Tinto, ha anche l’ulteriore scopo di svincolare la compagnia da un fardello risalente al 2008: cioè quando i “due colossi dell’acciaio, uno americano e uno cinese, si sono alleati per acquistare una quota del 12% del gruppo anglo-australiano Rio Tinto”. [74] Cioè la “la cinese Chinalco e l’americana Alcoa hanno investito 7,2 miliardi di sterline per acquistare la quota di Rio Tinto”. [75] Questo, negli anni, ha spinto gli USA assieme all’Australia a sforzarsi per allontanare il più possibile i cinesi dalla Rio Tinto (per ora non vi è un membro Chinalco nel board di quest’ultima); tant’è che nel 2019, visti aumentare dal 12% al 14,51% la quota cinese nella compagnia, il Governo australiano ha imposto un divieto ai cinesi di ottenere più del 14,99% delle quote della compagnia. [76] Inoltre, la Rio Tinto sta cercando un accordo — con il supporto di USA e Australia — con la Chinalco per riacquistare indietro le quote vendute nel 2008. [77] Pertanto, la realizzazione del progetto “Jadar” porterebbe sicuramente la Rio Tinto a ottenere i fondi necessari per poter riacquistare queste quote, così da potersi svincolare dalla presenza cinese.

In ogni caso, la situazione anche se ferma non sembra essere destinata a risolversi con un nulla di fatto. Infatti, un soggetto anonimo all’interno della Rio Tinto ha affermato che “un compromesso sarà probabilmente raggiunto dopo le elezioni, pertanto ci potrebbe essere una rinegoziazione delle royalties o delle value-sharing”. [78] Perciò, il compromesso con Belgrado che potrebbe essere raggiunto includerà di sicuro una diversa suddivisione dei guadagni e del suo posizionamento nei Balcani (specialmente in riferimento al Kosovo). È inutile negare che Belgrado abbia un potere di ricatto non indifferente con tutte le parti qui interessate. Ma da un altro lato, urge anche un discorso più morale per quanto riguarda l’Unione Europea: oltre al suo ingaggio con la controversa Rio Tinto, bisogna auspicarsi che Bruxelles non compia scelte affrettate in nome dell’indipendenza minerarie. Infatti, non è possibile scordarsi un UE incapace di risolvere le varie tensioni etniche nei Balcani. Perpetrando così situazioni di stallo ed esasperazione nell’area. Forse questa potrebbe essere l’occasione dell’UE di costringere la Serbia a un accordo che risolva in qualche modo l’ingarbugliata realtà balcanica. Evitando, come si può immaginare, di fare concessioni affrettate che in futuro potrebbero dimostrarsi controproducenti. Anzi, potrebbe essere l’occasione di rilanciare economicamente e industrialmente i Balcani che per decenni ha solo vissuto retrocessioni economiche. Dove quest’ultime spiegano in gran misura le tensioni nella regione.

Si conclude dicendo che l’affare “Jadar” è ben lungi dall’essere fermato, anzi è più che probabile che a partire all’indomani delle elezioni in Serbia, il progetto ritorni dirompente. E l’UE deve, almeno questa volta, evitare di avere un atteggiamento riposto e lassista con la Serbia. Anche se quest’ultima potrebbe pensare di minacciare, in caso non soddisfatta dagli accordi proposti, di concedere l’estrazione delle sue terre rare a un altro concorrente UE. Bisogna pur ricordare che la Serbia è un Paese di periferia nel contesto europeo e che nonostante le sue pretese di ruolo guida nel Balcani è il più delle volte lasciata da sola dagli altri Paesi circostanti. Anzi, un accordo non del tutto soddisfacente potrebbe dimostrarsi auspicabile per rassicurare tutti i Paesi balcanici e di conseguenza aumentare la fiducia dei loro popoli verso l’UE. La Serbia, d’altro canto, potrebbe veramente divenire la forza nazionale necessaria per lo sviluppo di tutti i Balcani e pertanto accelerare il processo di riappacificazione. Si pensi solo al rilanciando dell’economia della Germania nel dopoguerra post Seconda Guerra Mondiale.

Inoltre, la miniera in Serbia potrebbe essere veramente la svolta nella politica climatica europea: facendo comprendere a tutti gli europei che l’UE ha i mezzi e le risorse per essere a tutti gli effetti quell’auspicata terza potenza in ambito internazionale. E a chi esorta alla catastrofe ambientale, si risponda che questi discorsi sono vacui dal momento che molte nazioni europee e non continuano a ricercare risorse in America Latina, Africa e Asia. Risorse che getteranno le basi, in un futuro tutt’altro che remoto, per il colonialismo spaziale. Ed è di questo paradosso che gli ambientalisti devono fare i conti, piaccia o non piaccia. Perché nascondersi dietro a questi presagi apocalittici significa, come fanno molti europeisti dell’ultima ora, non avere alcuna percezione della realtà. E pertanto del ruolo che l’Unione Europea dovrebbe avere in qualità di potenza politica globale. Alla fine dei conti, la perfezione non è di questo mondo. Ed è per questo che bisogna arrivare a ragionevoli compromessi valutando tutte le opportunità. E di sicuro l’Unione Europea non scarseggia di opportunità e dei mezzi necessari per questo futuro tutt’altro che apocalittico.

Note

[1Sito del Ministero degli Affari Esteri serbo, 14 gennaio 2022, “Starović: Đoković bez krivice uvučen u političku iugru“, Consultabile: https://www.mfa.gov.rs/lat/mediji/saopstenja/starovic-djokovic-bez-krivice-uvucen-u-politicku-igru.

[2“Novak Djokovic: The twists and turns of his Australia mess”, BBC news, 14 gennaio 2022, Consultabile: https://www.bbc.com/news/world-australia-59890943.

[3Intervista in lingua inglese disponibile sul canale YouTube di The Guardian, 17 gennaio 2022: https://www.youtube.com/watch?v=VLz50gCljv0.

[4“Serbia blocca progetto Rio Tinto per il litio”, ItaliaOggi, 25 gennaio 2022, N. 20, Consultabile: https://www.italiaoggi.it/news/serbia-blocca-progetto-di-rio-tinto-per-il-litio-2549281.

[5Informazioni disponibile sul sito ufficiale della Rio Tinto: https://www.riotinto.com.

[6“Blokade saobraćaj u Srbiji zbog rudnika litjuma”, Radio Slobodna Evropa, 3 gennaio 2022, Consultabile: https://www.slobodnaevropa.org/a/blokade-puteva-protesti-ekoloski-rio-tinto/31637489.html.

[7L. Gaines, Nelson P., 2009, “Lithium-ion batteries: possible materials issues”, 13th international battery materials recycling seminar and exhibit, Broward County Convention Center, Fort Lauderdale, Florida, Consultabile: https://www.researchgate.net/profile/Linda-Gaines/publication/267550161_Lithium-Ion_Batteries_Possible_Materials_Issues/links/54b3d9e50cf26833efcfd628/Lithium-Ion-Batteries-Possible-Materials-Issues.pdf.

[8Trpeski P., Šmelcerović M., Jarevski T., 2021, “The impact of lithium mines on the environment”, Knowledge International Journal, Vol. 46, N. 3, pp. 455-458, Consultabile: http://www.ikm.mk/ojs/index.php/kij/article/view/52.

[9Ibidem.

[10Ibidem.

[11Ibidem.

[12Informazioni disponibile sul sito ufficiale della Rio Tinto: https://www.riotinto.com/operations/projects/jadar.

[13“Izbori 3. aprila”, b92, 2 settembre 2021, Consultabile: https://www.b92.net/info/vesti/index.php?yyyy=2021&mm=09&dd=02&nav_category=11&nav_id=1916460.

[14Bieber F., 2018, “Patterns of competitive authoritarianism in the Western Balakns”, East European Politics, Vol. 34, N. 3, pp. 337-354, Consultabile: https://doi.org/10.1080/21599165.2018.1490272.

[15​​“Dačić: Otvaramo dijalog i rasprave u vezi sa ustavnim promenama”, N1, 8 aprile 2021, Consultabile: https://rs.n1info.com/vesti/dacic-o-ustavnim-promenama/.

[16“Dačić: Referendum o promeni Ustava možda na jesen”, N1, 6 giugno 2021, Consultabile: https://rs.n1info.com/vesti/dacic-referendum-o-promeni-ustava-mozda-na-jesen/.

[17“Dačić: Raspisivanje referenduma o promeni Ustava najverovatnije u januaru”, N1, 9 novembre 2021, Consultabile: https://rs.n1info.com/vesti/dacic-raspisivanje-referenduma-o-promeni-ustava-najverovatnije-u-januaru/.

[18“Radomir Ilić: Srbija mora da promeni Ustav, pavodusuđu potrebna eksterna kontrola”, Danas, 19 gennaio 2020, Consultabile: https://www.danas.rs/vesti/drustvo/radomir-ilic-srbija-mora-da-promeni-ustav-pravosudju-potrebna-eksterna-kontrola/.

[19​​“RIK: Po biračkom spisku 6.510.233 glasača, počinje štampa referendumskih listića”, N1, 2 gennaio 2022, Consultabile: https://rs.n1info.com/vesti/rik-po-birackom-spisku-6-510-233-glasaca-pocinje-stampa-referendumskih-listica/.

[20Sito della Commissione Elettorale della Repubblica di Serbia, “Izveštaji o rezultatima glasnja na republičkom referendumu”, Consultabile: https://www.rik.parlament.gov.rs/tekst/sr/39240/izvestaji-o-rezultatima-glasanja-na-republickom-referendumu.php.

[21​​“CRTA: Ubacivali listiće u Novom Pazaru”, Ns, 17 gennaio 2022, Consultabile: https://nova.rs/vesti/politika/crta-ubacivali-listice-u-novom-pazaru/.

[22​​“EU, US, UK welcome upcoming constitutional referendum in Serbia. Joint statement, also signed by Germany, France, Italy, calls on Kosovo to allow Serbs to vote”, Anadolu Agency, 14 gennaio 2022, Consultabile: https://www.aa.com.tr/en/europe/eu-us-uk-welcome-upcoming-constitutional-referendum-in-serbia/2474057.

[23“Stručnjaci: Izmene zakona dobre i ključne, ali ima još prostora za zloupotrebu”, N1, 11 gennaio 2022, Consultabile: https://rs.n1info.com/vesti/strucnjaci-izmene-zakona-dobre-i-kljucne-ali-ima-jos-prostora-za-zloupotrebu/.

[24​​“Serbia: Rio Tinto annuncia rinvio estrazione litio al 2027, governo pronto ad annullare progetto”, NOVA.news, 18 gennaio 2022, Consultabile: https://www.nova.news/serbia-rio-tinto-annuncia-rinvio-estrazione-litio-al-2027-governo-pronto-ad-annullare-progetto/.

[25Pešić J., Birešev A., Petrović-Trifunović, T., 2021, “Political disaffection and disengagement in Serbia”, Sociologija, Vol. 63, N. 2, pp. 355-380, Consultabile: https://www.ceeol.com/search/article-detail?id=963001.

[26Comunicazione disponibile sul sito ufficiale della Rio Tinto: https://www.riotinto.com/operations/projects/jadar.

[27Informazioni disponibile sul sito ufficiale della Rio Tinto: https://www.riotinto.com/operations/projects/jadar.

[28Informazioni reperibili sul sito della Australian Securities Exchange (ASX): https://www2.asx.com.au/about.

[29Ibidem.

[30Informazioni reperibili sul sito della Australian Securities & Investments Commission (ASIC): https://asic.gov.au/online-services/search-asic-s-registers/companies-and-organisations/.

[31​​“Wrongful termination suit coming for Rio Tinto”, Financial Review, 25 ottobre 2021, Consultabile: https://www.afr.com/rear-window/wrongful-termination-suit-coming-for-rio-tinto-20211025-p592zk.

[32“Jadar Project Ore Reserves and Mineral Resources”, Sito Rio Tinto, dicembre 2020, p. 6, Consultabile: https://www.riotinto.com/invest/financial-news-performance/resources-and-reserves.

[33Informazioni reperibili sul sito della Australaian Institute of Mining and Metallurgy (MAusIMM): https://www.ausimm.com/.

[34“Serbia revokes Rio Tinto lithium mine permits following protests”, BBC, 21 gennaio 2020, Consultabile: https://www.bbc.com/news/world-europe-60081853.

[35Informazioni reperibili sul sito Ministero degli Affari Esteri serbo: https://www.mfa.gov.rs/lat/spoljna-politika/bilateralna-saradnja/australija.

[36Ibidem.

[37Report disponibile sul sito ufficiale della Rio Tinto, “Country-by-Country Report 2020”, Consultabile: https://www.riotinto.com/invest/reports/taxes-paid-report.

[38Report disponibile sul sito ufficiale della Rio Tinto, “Taxes Paid Report 2020”, Consultabile: https://www.riotinto.com/invest/reports/taxes-paid-report.

[39Munck R., MacShane D., 2004, “Labour and Globalisation. Results and Prospects”, Liverpool, Liverpool University Press, p. 106.

[40​​Ivi, pp. 108-109.

[41​​“Rio Tinto accused of violating human rights in Bougainville for not cleaning up Panguna mine”, Business & Human Rights Resources Centre, 2 aprile 2020, Consultabile: https://www.business-humanrights.org/en/latest-news/rio-tinto-accused-of-violating-human-rights-in-bougainville-for-not-cleaning-up-panguna-mine/.

[42“Rio Tinto accused of violating human rights in Bougainville for not cleaning up Panguna mine”, The Guardian, 31 marzo 2020, Consultabile: https://www.theguardian.com/world/2020/apr/01/rio-tinto-accused-of-violating-human-rights-in-bougainville-for-not-cleaning-up-panguna-mine.

[43​​“Rio Tinto: A Shameful History of Human and Labour Rights Abuses And Environmental Degradation Around the Globe”, London mining network, 20 aprile 2010, Consultabile: https://londonminingnetwork.org/2010/04/rio-tinto-a-shameful-history-of-human-and-labour-rights-abuses-and-environmental-degradation-around-the-globe/.

[44Informazione reperibile presso il sito della European Federation of Geologists (EFG): https://eurogeologists.eu/efg-members/.

[45Informazione reperibile presso il sito della European Federation of Geologists (EFG): https://eurogeologists.eu/#.

[46Kalaitzides S., 2013, “National reporting codes for the mineral industry: The case of JORC in Austrialia”, Bulletin of the Geological Society of Greece, Vol. 47, N. 4, p. 1629, Consultabile: https://doi.org/10.12681/bgsg.11004.

[47​​Informazione reperibile presso il sito della European Federation of Geologists (EFG): https://eurogeologists.eu/european-network/.

[48“European Federation of Geologists. The voice of European Geologists”, European Federation of Geologists (EFG), Consultabile: https://www.geolsoc.org.uk/~/media/shared/documents/Fellowship/Chartership%20and%20Professional/EFG_brochure_web_2015.pdf.

[49Informazione reperibile presso il sito della European Federation of Geologists (EFG): https://eurogeologists.eu/european-network/.

[50Ibidem.

[51Informazione reperibile con annesse spiegazioni sul sito del Institute of Geologists of Ireland: https://igi.ie/about-us/efg-european-federation-of-geologists/.

[52Per più informazioni: Sito della INTRAW, Consultabile: https://intraw.eu/project-partners-2/.

[53Ibidem.

[54] “Bilateral Coordination for the Enhancement and Development of Science, Technology and Innovation Partnerships between the European Union and Australia (CAESIE)”, International Bureau (direttamente commisionato dal Ministero Federale per l’Educazione e Ricerca della Germania), Consultabile: https://www.internationales-buero.de/en/caesie.php.

[55Sito della Commissione Europea: https://cordis.europa.eu/project/id/311926/it.

[56“Coffee with Geoscience: EU policymakers meet geoscientists to exchange on the role mineral raw materials play for the EU Green Deal”, Intraw, 23 novembre 2020, Consultabile: https://intraw.eu/coffee-with-geoscience-eu-policymakers-meet-geoscientists-to-exchange-on-the-role-mineral-raw-materials-play-for-the-eu-green-deal/.

[57Ibidem.

[58Ibidem.

[59“COMMUNICATION FROM THE COMMISSION TO THE EUROPEAN PARLIAMENT, THE COUNCIL, THE EUROPEAN ECONOMIC AND SOCIAL COMMITTEE AND THE COMMITTEE OF THE REGIONS Critical Raw Materials Resilience: Charting a Path towards greater Security and Sustainability”, COM/2020/474 final, EUR-Lex, 9 settembre 2020, Consultabile: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?uri=CELEX:52020DC0474.

[60Ibidem.

[61“Coffee with Geoscience: EU policymakers meet geoscientists to exchange on the role mineral raw materials play for the EU Green Deal”, Intraw, 23 novembre 2020, Consultabile: https://intraw.eu/coffee-with-geoscience-eu-policymakers-meet-geoscientists-to-exchange-on-the-role-mineral-raw-materials-play-for-the-eu-green-deal/.

[62“Joint press statement following the meeting of the EU-Serbia Stabilisation and Association Council”, sito del Consiglio Europeo, 25 gennaio 2022, Consultabile: https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2022/01/25/joint-press-statement-following-the-meeting-of-the-eu-serbia-stabilisation-and-association-council-25-january-2022/.

[63“Hrvatska vojska se pojačava! U plano nabavka ‘ubojice tenkova’”, Direktno, 23 maggio 2021, Consultabile: https://direktno.hr/domovina/hrvatska-vojska-se-pojacava-planu-nabavka-ubojice-tenkova-233601/.

[64“Export militare, anno record per la Francia. E l’Italia”, Formiche, 5 gennaio 2022, Consultabile: https://formiche.net/2022/01/export-militare-francia/.

[65“Lo «shopping» militare di Vučić in Russia: l’arsenale della Serbia comincia a preoccupare i Balcani”, Euronews, 4 gennaio 2022, Consultabile: https://it.euronews.com/2022/01/04/lo-shopping-militare-di-vucic-l-arsenale-della-serbia-comincia-a-preoccupare-i-balcani.

[66“Nel 2021 la Serbia ha migliorato il proprio allineamento agli standard di adesione all’UE”, eunews, 29 gennaio 2020, Consultabile: https://www.eunews.it/2022/01/25/nel-2021-serbia-miglioramento-allineamento-standard-adesione-ue/167544.

[67“Joint press statement following the meeting of the EU-Serbia Stabilisation and Association Council”.

[68​​“Dichiarazione di Zagabria, 6 maggio 2020”, sito del Consiglio Europeo, 6 maggio 2020, Consultabile: https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2020/05/06/zagreb-declaration-6-may-2020/.

[69Ibidem.

[70“Borrell pressures Kosovo ahead of EU–led Serbia dialogue”, EURACTIV, 28 gennaio 2020, Consultabile: https://www.euractiv.com/section/politics/short_news/borrell-pressures-kosovo-ahead-of-eu-led-serbia-dialogue/.

[71Ibidem.

[72“L’UE ammonisce Pristina sull’Associazione delle municipalità serbe in Kosovo: «È nell’accordo con Belgrado, va attuata»”, eunews, 7 dicembre 2021, Consultabile: https://www.eunews.it/2021/12/07/ue-ammonisce-pristina-associazione-municipalita-serbe-in-kosovo/164380.

[73​​“La crisi dei microchip e il “monopolio” cinese delle terre rare, la principale materia prima del nostro secolo”, Europa Atlantica, 17 giugno 2021, Consultabile: https://europaatlantica.it/osservatorio-strategico/2021/06/la-crisi-dei-microchip-e-il-monopolio-cinese-delle-terre-rare-la-principale-materia-prima-del-nostro-secolo/.

[74​​“Sfida cino-americana al gigante delle miniere Bhp Billiton”, Il sole 24 ore, 1 febbraio 2008, Consultabile: https://st.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2008/02/Bhp-Chinalco-Alcoa.shtml?uuid=9b2540e4-d0ac-11dc-a28e-00000e25108c&DocRulesView=Libero&refresh_ce=1.

[75Ibidem.

[76“Chinalco in talks with government over Rio Tinto stake”, Financial Review, 3 agosto 2019, Consultabile: https://www.afr.com/companies/mining/chinalco-in-talks-with-government-over-rio-tinto-stake-20190802-p52d7i.

[77Ibidem.

[78“Serbia revokes Rio Tinto lithium project licences amid protests”, Reuters, 20 gennaio 2022, Consultabile: https://www.reuters.com/business/retail-consumer/serbian-government-revokes-rio-tintos-licences-lithium-project-2022-01-20/.

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