Il momento dell’azione

, di Antonio Argenziano

Il momento dell'azione

Il momento dell’azione è giunto.

Gli sviluppi politici italiani ed europei hanno portato al centro del dibattito pubblico il futuro dell’Unione e del concetto stesso di Europa. Sono messi in discussione lo stato di diritto, la democrazia e tutti i principi su cui si è fondata la nostra civiltà dal dopoguerra ad oggi.

In Italia il nostro governo agisce allo stesso momento da maggioranza e da opposizione e i partiti che almeno sulla carta dovrebbero rappresentare la fazione “spinellianamente progressista”, faticano ancora a definire una chiara agenda europea, faticano a dare agli italiani una concreta prospettiva sul futuro dell’Europa. Mentre i nuovi nazionalismi cambiano i loro connotati, puntando il dito contro la legittimità politica dell’Ue e la sua base valoriale; l’europeismo continua a restare astratto e fumoso agli occhi di quei cittadini che si aspettano risposte e sono alla disperata ricerca di qualcosa a cui appigliarsi per credere ancora nel futuro.

Ecco dunque che il ruolo del federalismo organizzato, parte integrante ed agitatore della società civile, risulta di primo piano. Tante iniziative che avranno sullo sfondo la parola «Europa» caratterizzeranno i prossimi mesi, a noi il compito di diradare le nubi e chiarire cosa questo bellissimo termine debba significare.

Europa vuol dire innanzitutto libertà, perché ogni uomo, indifferentemente dal genere, dal colore o dalle proprie origini, deve essere «un autonomo centro di vita» e va rispettato come tale.

Europa vuol dire democrazia e quindi partecipazione attiva ad una comunità, non dittatura della maggioranza; vuol dire dialogo, condivisione e formazione e non si esaurisce nel mero esercizio del voto; essa rappresenta invece un processo che parte dall’istruzione e che accompagna ciascun cittadino al fine di renderlo consapevole, quindi partecipe.

Europa vuol dire solidarietà perché è una comunità di destino tanto nei suoi interconnessi meccanismi interni, quanto nel suo ruolo di attore globale che agisce per diffondere pace e sviluppo sostenibile; noi siamo la civiltà dell’umanesimo e alla distruzione dell’odio e della violenza, preferiamo lo sforzo per costruire un futuro migliore per noi e per il nostro prossimo.

Europa vuol dire diritti umani, civili e sociali perché vogliamo vivere in una società caratterizzata da tolleranza, giustizia e solidarietà ad ogni livello.

Europa vuol dire anche doveri, perché è necessario essere cittadini attivi ed impegnarsi per preservare e difendere la comunità europea; perché tutti i principi appena elencati non sono affatto scontati e questa Europa, la nostra Europa, «non cade dal cielo».

Questa Europa ha però bisogno di solide gambe istituzionali, perché non si possono governare i fenomeni globali e regionali che stiamo vivendo con la buona volontà. L’Unione europea, che tanto ha significato in positivo per il popolo europeo, ora chiede a quest’ultimo uno sforzo per salvarla da sé stessa, da quegli egoistici sistemi che ne bloccano costantemente l’evoluzione, lasciando in vita il vecchio morente ed impedendo al nuovo di nascere.

Come ci ammoniva Antonio Gramsci, è in questo confuso periodo di “interregno” che si svolgono “i fenomeni morbosi più svariati”. Questi fenomeni li stiamo vedendo calpestare e mancare di rispetto alle istituzioni statali ed europee, «infischiandosene» dei principi democratici e della dignità umana. Essi stanno sfruttando e radicalizzando il concreto malessere degli europei e le fratture sociali che attraversano il continente per guadagnare consenso elettorale, giocando così ad un gioco molto pericoloso.

Come scrive in un bell’articolo il Presidente del MFE, Giorgio Anselmi, l’allettante ritorno alle soluzioni nazionali conduce allo svuotamento di tutti quei valori e principi elencati in precedenza, allo svuotamento del significato stesso di Europa. «L’alternativa è molto secca: la Repubblica europea o la fine della democrazia e dello stato di diritto. Tertium non datur

A noi federalisti spetta dunque l’arduo compito di infondere nella società civile il coraggio affinché essa possa affermare con forza: Io scelgo l’Europa, #IchooseEurope.

Noi giovani poi, i primi veri europei, abbiamo il dovere di risvegliarci. La nostra voce è troppo spesso non ascoltata o, bene che vada, strumentalizzata per arricchire vuoti discorsi retorici.

Noi però siamo la generazione della concretezza. Non è vero che non crediamo in nulla, ma siamo stufi di sentir parlare di vaghi e vacui sogni. Crediamo fortemente nel progetto politico dell’Europa unita e vogliamo rilanciarlo, recuperando quel ruolo di pressione che non abbiamo da troppo tempo. È il momento di Risorgere contro chi sta provando a rovinarci il futuro per proclamare la nostra Rivoluzione: European Federation is European Revolution, #EURevolution!

Fonte immagine: JEF Europe.

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