Il Parlamento europeo uscirà dal “Medioevo”?

, di Paul Brachet, Tradotto da Massimo Rufo

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Il Parlamento europeo uscirà dal “Medioevo”?
Paulo Rangel, eurodéputé portugais du Parti populaire européen (centre-droit) et rapporteur du texte, devant l’hémicycle strasbourgeois. Fonte : Parlamento Europeo

La prima settimana di giugno è stata l’occasione per i parlamentari europei di riunirsi per una sessione plenaria al Parlamento europeo di Strasburgo. L’occasione ideale per dibattere e votare testi, per la maggior parte, provenienti dagli uffici della Commissione. Un processo legislativo originale che potrebbe presto lasciare posto a un vero e proprio diritto di iniziativa diretta per il Parlamento europeo, stravolgendo così la normativa istituzionale europea… o almeno, è quello che sperano gli Eurodeputati.

Un diritto di iniziativa? Che cos’è?

Giovedì 9 giugno, i deputati europei hanno votato, a grande maggioranza, a favore della proposta di un diritto diretto di iniziativa legislativa per la loro Istituzione. La relazione di iniziativa richiede alle altre Istituzioni politiche europee di accordare un diritto di iniziativa al Parlamento europeo. Ma cos’è un “diritto di iniziativa legislativa” precisamente?

Il diritto di iniziativa legislativa è il procedimento attraverso cui un’Istituzione politica è autorizzata a proporre testi legislativi, in altre parole delle leggi. Il diritto di iniziativa legislativa è stato per lungo tempo, e resta ancora, un tema di scontro politico tra i Governi e i Parlamenti, tra il corpo esecutivo e il corpo legislativo. Al giorno d’oggi, in Europa, tutti i Parlamenti nazionali possiedono il diritto di iniziativa legislativa, condividendolo generalmente con i rispettivi Governi. Alcune competenze sono riservate al potere esecutivo, mentre il resto spetta alle prerogative del Parlamento, (come in Germania, in Italia o in Spagna), o viceversa, (come in Francia).

Di conseguenza, il Parlamento europeo rappresenta un’eccezione. I Trattati istitutivi dell’Unione europea (UE) prevedono che sia la Commissione ad avere il diritto di scrivere la legge, seguendo le linee guida fissate dal Consiglio europeo, composto dai Capi di Stato e di Governo degli Stati membri UE. Al Parlamento europeo rimangono solo alcune competenze “residuali”, come ci indica il relatore del testo Paulo Rangel, in particolare per quanto riguarda la regola elettorale applicabile in occasione delle elezioni europee, nonché un diritto indiretto di iniziativa legislativa, ossia il diritto di chiedere alla Commissione di legiferare su un settore, senza tuttavia obbligarla a rispondere a questa stessa richiesta.

Un Parlamento “realmente sovrano”

Secondo Paulo Rangel, la situazione nella quale si trova il Parlamento europeo è “degna di quella di un Parlamento del Medioevo”. “Le assemblee del Medioevo avevano sempre alcune competenze sussidiarie, ma per il processo legislativo i Parlamenti disponevano solo del diritto di petizione”. Paulo Rangel non considera “esagerato” paragonare il diritto di petizione medievale con il diritto di iniziativa indiretta di cui dispone oggi il Parlamento europeo presso la Commissione. Per l’Eurodeputato portoghese, l’Istituzione che “è oggi la sola che ha una legittimità democratica diretta” deve poter proporre di propria iniziativa testi legislativi. Il Parlamento europeo deve essere, in questo contesto di crisi multiple, “un vero Parlamento”, un Parlamento “sovrano”.

Secondo l’Eurodeputato, il Parlamento europeo non deve avere obbligatoriamente il “monopolio legislativo”. Rangel propone la costruzione di un nuovo sistema politico europeo in cui le competenze resterebbero sotto il controllo della Commissione mentre altre sarebbero condivise con il Parlamento europeo. “Possiamo persino proporre che alcune competenze legislative siano il monopolio dell’altro co-decisore, il Consiglio. [...] Non possiamo essere chiusi alle diverse proposte”, precisa Paulo Rangel.

Quali sono i tempi?

Il testo di Paulo Rangel è stato accolto con 420 voti favorevoli e 117 voti contrari. Questo voto è il risultato di circa due anni di lavoro, con l’elaborazione del testo iniziata nel settembre 2020. Ma questo lungo lavoro non è ancora terminato. Affinché il testo, una relazione di iniziativa per il momento puramente rivendicativa, non si traduca in una riforma effettiva, la Commissione e le altre Istituzioni europee - Consiglio europeo in testa - devono accordarsi per riaprire il vaso di Pandora: i Trattati. Infatti, affinché il Parlamento europeo disponga un giorno di un reale diritto diretto di iniziativa legislativa, e quindi diventare un “vero Parlamento”, le Istituzioni devono permettere una revisione dei Trattati. Questa riforma dei Trattati è un’idea proposta da molto tempo ma che da qualche mese ha un eco concreto, quello della Conferenza sul futuro dell’Europa (CoFoE). La Conferenza dei cittadini ha espresso il mese scorso una serie di misure volte a democratizzare e a modernizzare le Istituzioni e le politiche dell’Unione europea. Tra queste misure, un diritto diretto di iniziativa legislativa al Parlamento europeo.

In breve, ora che il Parlamento europeo ha scelto di concedersi maggiori poteri, come spesso accade, spetta ancora agli Stati decidere: si tratta di una questione da monitorare.

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