Joint Sword-2024B: nuove esercitazioni militari cinesi sullo Stretto di Taiwan

, di Rita Campus

Joint Sword-2024B: nuove esercitazioni militari cinesi sullo Stretto di Taiwan

Le esercitazioni militari cinesi nelle vicinanze aeree e marittime di Taiwan continuano, portando una nuova ondata di preoccupazione e tensioni sullo Stretto. Benché di portata ridotta rispetto a quelle precedentemente condotte, la valenza delle esercitazioni di metà ottobre sembra di importanza maggiore, portando gli attori internazionali a volgere lo sguardo verso i paesi coinvolti e a varare nuove ipotesi per il futuro dello Stretto e dello scenario internazionale.

Il 14 ottobre, l’Esercito Popolare di Liberazione (PLA) della Repubblica Popolare Cinese (RPC, da qui in avanti anche “Cina”) ha dato il via a diverse esercitazioni militari attorno a Taiwan. Secondo l’esercito dell’isola, la Cina ha fatto volare un numero record di 125 aerei da guerra durante la giornata di lunedì. Le esercitazioni sono state denominate “Joint Sword-2024B” e non sono altro che il proseguimento di altre simili iniziate nell’aprile 2023 (riconosciute come Joint Sword) e continuate nel maggio 2024 (Joint Sword-2024A).

Un portavoce del PLA ha dichiarato che le esercitazioni sono state condotte nelle acque settentrionali, meridionali e orientali attorno a Taiwan, nonché all’estremità settentrionale dello Stretto di Taiwan e includevano truppe dell’Esercito, Marina, Aeronautica e Forza missilistica del PLA. L’addestramento militare è stato descritto come un pattugliamento atto a migliorare le competenze in ambito mare-aria, al blocco di porti e aree chiave e assalto a obiettivi marittimi e terrestri. Sembrerebbe, dunque, che l’esercito cinese stia simulando come interrompere il traffico aereo e marittimo nei pressi di Taiwan verso il mondo esterno. Inoltre, la stessa fonte ha aggiunto che le esercitazioni fungono anche da avvertimento per le forze separatiste interne a Taiwan, come operazioni necessarie alla salvaguardia dell’unità nazionale.

Il precedente ciclo di esercitazioni ha fatto seguito proprio all’insediamento del Presidente Lai Ching-te al governo taiwanese. Taipei era in attesa di nuovi eventi simili e si aspettava nuove esercitazioni militari a seguito del primo discorso del Presidente per la Festa Nazionale del 10 ottobre (noto come Double Ten Day, quando Taiwan celebra la fondazione della Repubblica di Cina nel 1912), esattamente come è stato. Il neo Presidente ha infatti una storia di dichiarazioni pro-indipendenza, sebbene come vice dell’ex Presidente Tsai Ing-wen, e ora come Presidente stesso, abbia dato spesso segnali a favore del mantenimento dello status quo. Ma questo non basta a convincere Pechino. Dopo il discorso, Chen Binhua, un portavoce dell’Ufficio Affari di Taiwan dalla Cina, ha accusato il Presidente Lai di sostenere l’indipendenza di Taiwan, ponendo enfasi in particolare sulla democrazia taiwanese nel suo discorso e sottolineando che “la provocazione all’indipendenza di Lai è il problema di fondo che affligge la pace nello stretto di Taiwan”. Nonostante ciò, così come Taiwan aveva già previsto, è più probabile che la RPC avrebbe condotto esercitazioni militari indipendentemente da ciò che il Presidente avrebbe effettivamente detto nel suo discorso. Infatti, Chang Wu-ueh, direttore del Centro per le Relazioni Intra-stretto presso la Tamkang University di Taiwan, ha affermato che le esercitazioni di lunedì erano “nelle aspettative”. Questo episodio non è stato dissimile a quando la Cina ha risposto al discorso inaugurale di maggio del Presidente Lai con le prime esercitazioni Joint Sword-2024, rendendo chiaro che non è davvero importante cosa il Presidente taiwanese avrebbe detto durante la Festa Nazionale, Pechino era ormai destinata a rispondere con le Joint Sword-2024B.

È innegabile che la RPC abbia intensificato le sue attività militari intorno a Taiwan negli ultimi cinque anni, ma per quanto i funzionari cinesi non vedano di buon occhio i comportamenti e le dichiarazioni pro indipendenza di Taiwan e considerino la completa indipendenza dell’isola incompatibile con la pace tra le due sponde dello Stretto, il Ministero degli Esteri cinese ha affermato (come sempre in queste situazioni) che lo status di Taiwan è un affare interno e non una questione diplomatica, per la quale la RPC è impegnata a mantenere pace e stabilità nella regione. Sebbene, poi, la Cina sia considerata una seria minaccia a Taiwan, è anche vero che i risultati di un sondaggio pubblicato la settimana precedente alle esercitazioni dal principale Think tank militare dell’isola mostri che i taiwanesi considerino altamente improbabile che la RPC invada il territorio nei prossimi cinque anni.

La risposta degli Stati Uniti d’America (di seguito US e/o USA) è, come d’aspettativa, carica di preoccupazioni. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Matthew Miller, ha rilasciato una dichiarazione nella quale affermava che gli USA sono molto preoccupati per le esercitazioni militari congiunte del PLA nello Stretto e nei dintorni di Taiwan, sottolineando che le risposte della RPC a sfondo militare, essenzialmente provocatorie, rischiano una escalation se non tenute sotto controllo. Nella dichiarazione si legge anche che “gli USA continueranno a monitorare le attività della RPC e a coordinarsi con alleati e partner in merito alle preoccupazioni comuni”. Inoltre, non bisogna dimenticare che, durante il Summit ASEAN a Laos dell’11 ottobre, il Segretario di Stato americano Antony Blinken aveva già messo in guardia la RPC dalle provocazioni militari verso Taiwan in seguito alla reazione cinese al discorso del Presidente Lai. A questo proposito, il professor Lin della Tamkang University, ha affermato che la decisione della Cina di portare avanti l’esercitazione militare dimostra che l’avvertimento di Blinken non li ha scoraggiati. E poiché ultimamente la Corea del Nord ha anch’essa aumentato le sue minacce militari contro la Corea del Sud, Pechino sta probabilmente testando la capacità di Washington di far fronte a molteplici crisi che potrebbero emergere nella regione indo-pacifica.

Allo stesso modo, l’Unione Europea (UE), in un comunicato del 14 ottobre rilasciato dal Servizio Europeo per l’Azione Esterna (SEAE), ribadisce che la pace e la stabilità nello Stretto sono di primaria importanza per la sicurezza e la prosperità non solo regionali ma anche globali, motivo per cui l’UE ha interesse diretto nella preservazione dello status quo nella zona taiwanese e per questo afferma “ci opponiamo a qualsiasi azione unilaterale che modifichi lo status quo con la forza o la coercizione”, invitando tutte le parti a esercitare moderazione per evitare l’aumento di tensioni ed escalation che andrebbero risolte attraverso il dialogo.

Il Ministero degli Esteri del Regno Unito (UK) ha ugualmente affermato in un comunicato stampa separato che Londra era preoccupata per le esercitazioni militari della Cina presso Taiwan e che l’aumento delle tensioni non potrà fare altro che risultare in un inasprimento delle relazioni tra le parti coinvolte. Il Foreign Commonwealth and Development Office ha ulteriormente dichiarato, similmente al comunicato dell’UE, che “riteniamo che la questione di Taiwan debba essere risolta dalle persone su entrambe le sponde dello Stretto di Taiwan attraverso un dialogo costruttivo, senza la minaccia o l’uso della forza o della coercizione”.

In Giappone, il nuovo Primo Ministro Shigeru Ishiba ha comunicato che Tokyo si preparerà per “qualsiasi sviluppo” relativo alla situazione che coinvolge Taiwan e, come nei casi precedenti, si è sottolineato come la sicurezza intorno e dentro allo Stretto siano una questione estremamente importante per la regione. Inoltre, Ishiba si impegna a seguire le esercitazioni cinesi con “grande interesse” per potersi “preparare a rispondere a qualsiasi sviluppo”.

Le opinioni internazionali riguardo le esercitazioni militari cinesi nelle vicinanze di Taiwan non si discostano molto, lasciando trasparire un misto di preoccupazione per una eventuale escalation e una ricerca di stabilità e dialogo tra i paesi coinvolti. Sicuramente, le esercitazioni appena svoltesi sono le più significative da quelle occorse nell’agosto 2022 e nell’aprile 2023, anche se di portata e intensità più ridotta. Il Ministero della Difesa di Taiwan ha annunciato che il PLA è rimasto al di fuori del limite di 24 miglia nautiche delle acque di Taiwan e ha svolto esercitazioni di fuoco vivo solo nell’entroterra, ma non nello stretto o in mare, non dichiarando alcuna no-fly zone. Ovviamente, ci si chiede se Pechino stia pianificando un attacco più sostanzioso, ma il leader cinese, Xi Jinping, continua a riferirsi alla “questione di Taiwan” come parte della propria eredità e una questione interna alla Cina che prima o poi dovrà essere risolta. C’è piuttosto una crescente preoccupazione che, anziché un assalto totale, la RPC incrementerà le sue attività meno militaristiche nella cosiddetta “zona grigia”, per le quali è più difficile per Taiwan e le parti interessate calcolare una risposta. Queste includono attività più considerabili civili e/o legali, per esempio un aumento delle pattuglie della guardia costiera attorno alle isole di Kinmen e Matsu, così come lo spostamento delle rotte di volo a lato di Taiwan.

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