L’Europa che va nello spazio

, di La redazione di Eurobull

L'Europa che va nello spazio

Le sfide della politica spaziale europea

Lo spazio ha sempre rappresentato una splendida illustrazione dell’avventura umana, nella realtà come nell’immaginario. Spesso le attività spaziali sono associate all’ideologia del progresso, della conquista e del superamento delle frontiere, sia fisiche che cognitive. L’idea di una conquista spaziale come passo fondamentale per l’evoluzione della società umana è stata tra l’altro recentemente interpretata dagli attori del “new space” americano come Elon Musk e Jeff Bezos, che lanciano nuovi razzi e pianificano insediamenti umani sulla Luna e su Marte.

Per l’Europa, però, la portata visionaria dello spazio in quanto manifestazione ideologica e unificatrice è meno ovvia. Esistono delle politiche spaziali nazionali con le loro tradizioni, visioni e differenze. Bisogna qui ricordare l’importanza della politica francese, seguita da quella tedesca e quella italiana; questi tre paesi spiccano nel contesto europeo anche per la panoplia tecnologica completa che sono riusciti a sviluppare, ma non esauriscono le attività spaziale europee con eccellenze anche in Spagna, Belgio, Olanda, Svezia, Regno Unito, Svizzera e nell’insieme dei paesi dell’Unione.

Tra livello nazionale ed europeo

Lo sviluppo dello spazio in Europa è sempre stato caratterizzato dalle interazioni fra assetti nazionali e cooperazione europea: l’Agenzia spaziale europea (ESA), fondata nel 1975, ha strutturato la crescita di una politica spaziale europea attraverso i grandi programmi per le capacità di lancio, la scienza, l’esplorazione e lo sviluppo di servizi. Quest’agenzia intergovernativa ha saputo costruire una serie di programmi, sinonimi di convergenze e compromessi delicati fra i vari paesi, spesso raggiunti in occasione del consiglio ministeriale dell’ESA, organo di decisione programmatica e finanziaria. L’ESA rappresenta un modello di successo, un contesto tutto sommato confortevole nel quale la politica del “juste retour” assicura ritorni su basi nazionali proporzionali agli investimenti di ogni Stato membro, il che corrisponde anche bene alla logica di contribuzione da parte dei budget pubblici nazionali.

L’ESA si è anche fatta paladino di una visione aperta dello spazio, dove la cultura della promozione di una collaborazione scientifica internazionale spinge a una condivisione dei risultati e un’apertura alla comunità internazionale.

Galileo e Copernicus, due storie di successo

Lo spazio europeo ha conosciuto un ulteriore passo in avanti con il lancio dei programmi Copernicus e Galileo, che alla fine degli anni Novanta hanno segnato l’ingresso della Commissione europea nella politica spaziale, con poi la formulazione di una politica spaziale dell’UE a partir dal libro verde del 2003. Questo periodo è stato caratterizzato da un forte impegno della Commissione per lo sviluppo dello “spazio per i cittadini” ovvero sia degli programmi applicativi di satelliti di posizionamento e osservazione della terra in grado di produrre servizi a benefici del cittadino europeo. Il sistema di posizionamento Galileo, il “GPS europeo” rappresenta una svolta, mette in luce sia l’utilità degli investimenti europei ma anche la capacità dell’Europa di proiettarsi tecnologicamente sull’intero pianeta. Nell’ambito di Copernicus si stanno consolidando una serie di servizi che hanno già dimostrato la capacità europea di fornire una disponibilità di dati geo-referenziati.

Lo spazio diventa quindi un luogo privilegiato di applicazione e di investimenti europei, al crocevia fra il sostegno allo sviluppo tecnologico e la volontà di finanziare sistemi che migliorano in modo effettivo la vita dei cittadini, in modo da dare concretezza all’impegno di una Commissione troppo spesso condannata per la sua distanza dalle preoccupazioni dei cittadini.

Nuove frontiere di interazione con il digitale

Ma la priorità data alle applicazioni, concepite anche a sostegno delle attività economiche europee, è stata superata negli ultimi anni, quando i paladini americani del “new space” hanno rilanciato sia il volo umano sia un ciclo di investimenti nelle tecnologie spaziali nutrito da metodologie e flussi tipici della Silicon Valley. Lo spazio è tornato ad essere un sogno attivo, e beneficia anche della profonda cultura delle tecnologie dell’informazione imbevuta di riferimenti sia alla conquista spaziale che alla fantascienza. To boldly go where no man has gone before recitava Star Trek, con un motto che evoca il “Destino manifesto” statunitense. D’altro canto, lo spazio è chiamato alla fusione con il digitale, se uno considera l’importanza della produzione di dati di origine spaziale e il rilievo nell’ambito della catena di valore dell’informazione.

La fusione fra politica spaziale e politica digitale rappresenta anche uno scenario di opportunità politica per l’Europa, e in particolare per le istituzioni europee che si stanno strutturando come attori imprescindibili per l’investimento, la ricerca ma anche la regolamentazione delle tecnologie emergenti. La competizione globale in atto in campo tecnologico rafforza la percezione della necessità dell’azione europea, anche per aggirare la debolezza in termine di massa critica di ogni Stato membro singolarmente preso.

Una rampa di lancio europea

Esiste quindi uno spazio politico per un salto di qualità europeo in materia spaziale, sia in termini di visione che di inserimento in una visione tecnologica complessiva di rinnovamento dell’azione dell’Unione tramite la trasformazione tecnologica. Ma il buon andamento di questo necessario rinnovamento richiede una serie di decisioni e compromessi fra Stati membri e nell’ambito dell’attuale asset istituzionale, che vede ad esempio ESA e Commissione europea collaborare nonostante le difficoltà legate a storie istituzionali differenti. Lo spazio rappresenta una posta in gioco politica nel cuore dell’Europa che ha bisogno del rinnovamento del modello cooperativo per crescere, anche a beneficio dei vari ecosistemi tecnologici nazionali.

Dobbiamo incarnare un’interpretazione europea del “Destino manifesto”; magari non quella della conquista ma insistendo su valori comuni e regolamentazione.

L’articolo è stato pubblicato su Europea (europeainfo.eu) da Jean Pierre Darnis.

Fonte immagine: Wikipedia.

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