L’Europa non è una chimera. L’Unione Europea è la realtà sociale, economica, civile e politica che ha consentito da settant’anni agli Europei di vivere nel più grande spazio di libertà, di democrazia, di giustizia e di sviluppo economico che ci sia sul pianeta.
Dove altro c’è nel Mondo un’area politica di questo genere? In America, dove il welfare state è nettamente meno sviluppato che da noi (lo vediamo con la crisi del sistema sanitario)? In Cina, dove lo sviluppo economico avviene a detrimento delle libertà individuali e della democrazia? In Russia, dove si vanno verso forme di autoritarismo sempre crescenti?
La promessa della dichiarazione Schumann del 9 maggio 1950 è stata mantenuta: “L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto….La fusione delle produzioni di carbone e di acciaio assicurerà subito la costituzione di basi comuni per lo sviluppo economico, prima tappa della Federazione europea, e cambierà il destino di queste regioni che per lungo tempo si sono dedicate alla fabbricazione di strumenti bellici di cui più costantemente sono state le vittime…”.
Dopo settant’anni sono materie di competenza dell’Unione (art. 3 e 4 del Trattato sul funzionamento dell’UE): la politica doganale, commerciale, della concorrenza, la moneta, il mercato interno, i trasporti, l’ambiente, l’agricoltura e la pesca, la protezione dei consumatori, l’energia, le reti trans-europee, la politica sociale e di coesione economica, sociale e territoriale. Abbiamo un Parlamento eletto dai cittadini che legifera sulla quasi totalità delle competenze dell’Unione. Abbiamo una Corte europea di Giustizia che assicura il primato del diritto europeo su quello nazionale. Abbiamo una Banca Centrale Europea che gestisce la seconda moneta del Mondo e che ha garantito la stabilità monetaria e difeso i Paesi che rischiavano il default. Abbiamo la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea che elenca tutti i valori dell’Unione, che riprende tutti quelli delle tradizioni costituzionali dei nostri Paesi (libertà, democrazia, giustizia sociale) e li estende ai “nuovi diritti”: del minore, degli anziani, della parità tra donne e uomini e altro ancora.
In tutti questi campi l’Unione europea è già una Federazione perché il processo decisionale è assicurato dall’iniziativa del governo (la Commissione europea) e dal voto del Parlamento (a maggioranza assoluta) e del Consiglio, che rappresenta gli Stati (a maggioranza qualificata).
Dunque, sono destituiti di fondamento gli argomenti che si riducono agli slogan del tipo “l’Europa non esiste” oppure “l’Europa è solo un mercato”. Essi finiscono per avvalorare la tesi dei sovranisti secondo la quale l’unica realtà politica alla quale dobbiamo riferirci è ancora lo stato-nazione.
Al contrario, nelle materie in cui ha competenze l’Europa funziona e lo sta dimostrando anche nella crisi sanitaria in corso. Ne è testimonianza l’attività di coordinamento della Commissione (competenza concorrente con quella degli Stati) volta a garantire la disponibilità di forniture e attrezzature sanitarie, con il gruppo europeo di esperti COVID-19, con il trattamento dei dati personali per proteggere la salute pubblica ed altro ancora. Sul fronte economico registriamo gli interventi più incisivi, con la BCE che ha assicurato un intervento sui mercati per più di 1000 miliardi di euro per acquisti di titoli di stato, come pure della stessa Commissione europea che ha sospeso il Patto di Stabilità e di Crescita, consentendo così l’indebitamento dei Paesi oltre i limiti fissati dai Trattati. Da ultimo la Commissione ha lanciato la prima forma di “cassa integrazione europea” (programma “SURE”) per 100 miliardi di euro, a integrazione di quelle nazionali. [1]
Infine, com’è noto, dopo le decisioni dell’Eurogruppo del 9 aprile, è stata aperta la discussione su come aumentare il bilancio dell’Unione, con nuove risorse proprie, finalizzate alla ripresa dell’economia europea, su basi sostenibili e orientare alla transizione verso il Green Deal. La finalità è quella di fare del bilancio europeo la base per poter attivare poi l’emissione di titoli di debito pubblico europei. Si determinerebbe un primo debito pubblico federale, autonomo rispetto agli attuali debiti nazionali. Il senso sarebbe così chiaro: ognuno paga i propri debiti passati, mentre il debito comune è quello che si fa per il futuro. Saremmo quindi di fronte ad un nuovo passo nella costruzione europea: quello della fiscalità comune. L’Europa nasce dalla crisi ed è sempre andata avanti nella crisi (“L’Europa risorge sempre dalle ceneri”, diceva Altiero Spinelli). Sarà così se si vinceranno le resistenze degli stati nazionali, che pretendono di mantenere ancora una finta sovranità sulla fiscalità, la politica estera e sulla difesa. La questione ambientale e il coronavirus ci dicono, invece, che l’Unione europea deve e può andare avanti verso il completamento politico della sua unità.
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