Ottimismo e pessimismo
Le notizie che giungono dall’Ucraina hanno fatto il giro d’Europa e si sono imposte nelle cronache, con commenti predominantemente ottimisti: il popolo ucraino testimonia di essere attaccato alla costruzione politica e sociale dell’Unione europea, sente una certa appartenenza, storica e culturale, al continente europeo. Questo è sicuramente vero ed è un dato incontrovertibile: centinaia di migliaia di ucraini stanno protestando in piazza da diversi giorni, incuranti delle conseguenze – anche fisiche – che spesso accompagnano tali manifestazioni di massa. A Kiev e dintorni sono pronti a lottare per indurre il Governo a riconsiderare la propria decisione. Però fa bene anche essere pessimisti ed evidenziare il lato negativo della faccenda, spesso sottovalutato: il Presidente dell’Ucraina, Viktor Janukovyč, ha deciso di non firmare l’accordo con l’UE a seguito di un viaggio in Russia. Cosa è successo? È doveroso un passo indietro.
La “Grande Madre Russia”
Non va dimenticato che il Presidente russo Vladimir Putin non ha mai fatto mistero di voler costituire un’organizzazione sovranazionale, ispirandosi all’UE ma contrapponendosi a essa nella sfera geopolitica mondiale, formata da gran parte degli Stati che, a suo tempo, fecero parte dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, quell’URSS oggigiorno tanto temuta dai manifestanti ucraini che ne paventano il ritorno [1]. Tutto ciò, per ora, si è manifestato in una costituenda unione doganale, messa in moto dai russi nel 2010 ma che, finora, ha raccolto limitate adesioni (da parte di Bielorussia e Kazakistan, con l’interesse di Kirghizistan, Tagikistan, Siria – sic! – e Armenia; oltre che quello da parte di Stati non riconosciuti come Transnistria, Abcasia, Ossezia del Sud). È chiaro che, in tale contesto, portare a sé una Nazione grande, sia geograficamente sia culturalmente, come l’Ucraina avrebbe un grande impatto.
Incontri segreti a Mosca
Il 9 novembre Viktor Janukovyč avrebbe partecipato a un incontro segreto con Vladimir Putin. Arsenij Jacenjuk, leader parlamentare della Vseukraїns’ke Ob’jednannja «Bat’kivščyna» (Unione Pan-Ucraina «Patria», VOB), partito di Julija Tymošenko, ha parlato di “alto tradimento”, mentre il Cremlino ha replicato sostenendo che i Presidenti di Russia e Ucraina si siano incontrati semplicemente per discutere degli effetti della firma ucraina sul Trattato con l’UE, vale a dire la cessazione della libera circolazione delle persone tra i due grossi Paesi ex-sovietici, con la reintroduzione dell’obbligatorietà del passaporto e forse anche del visto di ingresso. Inoltre, tutti o quasi gli investimenti economici russi in Ucraina si esaurirebbero.
Del resto, già da qualche tempo i russi avevano reintrodotto il filo spinato alle frontiere con l’Ucraina e bloccato l’importazione dei prodotti a marchio Rošen, una delle più importanti industrie dolciarie ucraine. Sembrano cose di poco conto, ma non è così, essendo la Russia il maggiore partner commerciale ucraino: i lavoratori transfrontalieri sono migliaia, così come i cittadini che varcano le frontiere per motivi personali. Se il blocco russo alle importazioni dei prodotti Rošen continuasse, l’azienda sarebbe costretta a mandare a casa oltre 1000 dipendenti. Un noto gurppo musicale ucraino, in tour in Russia, è stato rimandato a casa poiché sprovvisto del visto di lavoro. Cose mai viste prima.
La debolezza dell’UE e il caso Tymošenko
Le accuse di Jacenjuk sono venute qualche giorno dopo il famigerato vertice a Mosca, quindi oltre due settimane prima dell’incontro di Vilnius, e, mentre il Ministro degli Esteri polacco Radosław Sikorski invitava l’Ucraina a firmare senza indugi il Trattato con l’Unione europea, la stessa UE “accettava” di buon grado anche un eventuale slittamento al 2014.
Tale mancanza di carisma ha prestato il fianco alle speculazioni della TV russa che aveva iniziato a dipingere l’Ucraina nell’UE come una Nazione che avrebbe perso sovranità, libertà e indipendenza. Si può anche sostenere che, come è vero, nel 2014 Janukovyč avrà le spalle al muro perché ci saranno le elezioni presidenziali e quindi se vorrà essere rieletto egli (o, eventualmente, il suo successore) dovrà soddisfare i desideri del popolo, che pare nettamente favorevole alle trattative per l’ingresso nell’UE, e che le forme di “embargo” o minacce russe finiranno per avere l’effetto di volersene allontanare quanto più possibile, ma è innegabile che il tentativo politica estera comune si è rivelato fallimentare poiché è mancata la volontà di renderlo efficace: gli Stati membri dell’UE sono ancora convinti di poter gestire autonomamente i rapporti internazionali, e queste sono le conseguenze.
Ne è una dimostrazione la risposta all’ultimo appello, firmato 18 novembre, per la liberazione di Julija Tymošenko per consentirle le necessarie cure, requisito fondamentale per accedere al Trattato. Tre giorni dopo il Parlamento ucraino ha votato contro le misure richieste dall’UE, e tanti saluti alla firma. Ufficialmente, è questo il motivo per cui le trattative sono sospese. Ma l’esultanza di Putin [2] (e le sue illazioni su minacce da parte di alcuni Stati europei all’Ucraina e sulle proteste a Kiev, a suo dire organizzate fuori dai confini ucraini) suggerisce altre interpretazioni.
Il ruolo dell’UE a questo punto
L’Unione europea si ritrova ad avere a questo punto, immeritatamente, una seconda opportunità per testimoniare la propria presenza e rilanciare la propria credibilità politica a livello internazionale: deve dare un supporto politico (e pacifico) alle manifestazioni pro-UE, dimostrando di poter garantire all’Ucraina l’alternativa giusta, più matura, di cooperazione internazionale. In breve, deve dimostrare di essere più appetibile della Russia. E non tanto perché l’UE si debba mettere in competizione con la Russia, dato che ciò sarebbe inutile e dannoso, ma deve veramente sfruttare appieno il proprio potenziale che può portarla a essere, con una integrazione federale, il primo interlocutore politico, economico e finanziario su scala globale, fondato su valori democratici cui, si spera, aderirà un giorno anche la Russia.
1. su 5 dicembre 2013 a 12:18, di Gaetano In risposta a: L’Ucraina tra Russia ed Europa
Sintetico, essenziale, ottimo articolo. Bravo Jacopo!
2. su 5 dicembre 2013 a 14:01, di Roberta Carbone In risposta a: L’Ucraina tra Russia ed Europa
Ottimo articolo Jacopo. Probabilmente, pero’, l’Unione Europea dovra’ fare qualcosa di piu’ rispetto a quello che hai indicato nella conclusione, se vuole convincere l’Ucraina a firmare l’accordo. L’Unione deve poter essere in grado di garantire all’Ucraina che il Paese avra’ un sostegno sostanziale e reale da parte di tutta l’UE nel fronteggiare il contraccolpo che potrebbe subire a causa delle ritorsioni da parte della Russia. Perche’, come risulta molto chiaramente da questo articolo, la Russia vuole assolutamente tenere l’Ucraina legata alla Unione Eurasiatica. Se l’UE non garantisce all’Ucraina un sostegno forte, chi soffrira’ maggiormente delle ritorsioni russe sara’ la popolazione: a quel punto, forse, l’europeismo degli ucraini si trasformera’ in rancore verso l’UE.
Tutto questo era probabilmente gia’ compreso nella tua conclusione. Credo solo che sia necessario sottolineare questo aspetto.
3. su 27 dicembre 2013 a 15:25, di Jacopo Barbati In risposta a: L’Ucraina tra Russia ed Europa
Salve a tutti, e grazie per i commenti e i complimenti.
Roberta, condivido quanto dici ma ritengo che l’UE non avrà mai la forza geopolitica per contrapporsi alla Russia fin quando non diventerà una federazione, pertanto in questa storia deve cercare di «attrarre» a sé l’Ucraina non tanto per «difenderla» dalla Russia, quanto perché ciò sarebbe positivo per entrambe le parti (UE e Ucraina). Se la Russia poi dovesse decidere di penalizzare i cittadini ucraini, sarebbe una scelta apertamente contro l’UE e questo sarebbe un inedito (e non penso che accada).
Saluti,
Jacopo Barbati
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