La gioventù ai tempi del Covid - Uno scambio di idee Italia/Germania con Valeria Peruzzi e Stephan Raab

, di Stephan Raab, tradotto da Jacopo Barbati

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La gioventù ai tempi del Covid - Uno scambio di idee Italia/Germania con Valeria Peruzzi e Stephan Raab
Lockdown in Italia Foto: pixabay/AnnaliseArt/Lizenz

Le esperienze degli ultimi mesi resteranno probabilmente nella memoria collettiva. Tutti noi, infatti, ricordiamo le immagini di Bergamo, le strade vuote, i feretri trasportati dai camion dell’esercito italiano. Ma ricordiamo anche gli italiani che cantavano e festeggiavano dai balconi. L’Italia è stato il primo paese colpito dalla nuova pandemia. Come, dunque, quest’ultima ha cambiato il Bel Paese? Stephan Raab di Treffpunkt Europa ha parlato con Valeria Peruzzi, presidente della sezione italiana di Bringing Europeans Together Association (BETA) e attualmente in cerca di lavoro.

Il mio primo pensiero - solamente uscire di casa e godermela

Venite un poco con me in Italia! Per molti anni gli affari europei mi hanno attirato in questo paese dalla forma a stivale. Grazie a molti contatti personali e amici sono diventato un osservatore fisso del cambiamento di un paese diviso tra tradizione e modernità, tra gioventù e politica. Durante una visita a Milano ho fatto la conoscenza di Valeria Peruzzi. La giovane è una attivista europeista, presidente della sezione italiana della Bringing Europeans Together Association, un’associazione no-profit paneuropea. Ad oggi è in cerca di lavoro in un paese attualmente in cerca di se stesso. Ci siamo incontrati per una chiacchierata virtuale.

“Dopo il “lockdown” ho camminato per circa 30 km insieme al mio ragazzo (che ovviamente non vedevo da quasi due mesi!). Sembrerà un po’ strano, ma durante il lockdown ho capito soprattutto che siamo molto fortunati ad avere la possibilità di fare tante piccole cose e camminare per chilometri in mezzo alla natura con chi ami è una di queste”, esordisce Valeria.

Al rilassamento segue la frustrazione

“Inizialmente, l’atmosfera era molto rilassata. Nel senso: tutti pensavano che fosse una cosa passeggera o per lo meno, non così grave. Però con il passare del tempo e soprattutto quando ci è stato detto di “rimanere a casa”, l’atteggiamento delle persone è cambiato completamente. Insomma, è stato come fare una doccia gelata alle sei del mattino, per intenderci”.

Valeria descrive così l’inizio della pandemia, ma da subito è stato possibile vedere la solidarietà e la creatività degli italiani. Grazie a diversi hashtag sui social sono stati organizzati flashmob e concerti, e alcuni cucinavano insieme in videochat. Anche io sono stato ospite dell’ormai famoso aperitivo virtuale organizzato da Valeria Peruzzi, e da tedesco brindavo e mostravo amicizia e solidarietà agli italiani. “Insomma l’atmosfera durante il primo mese e parte del secondo mese è stata scandita da eventi online e ricette”, ricorda l’attivista, ma l’atteggiamento delle persone è cambiato complementarmente quando è diventato ovvio che l’indicazione di “restare a casa” sarebbe durata a lungo.

La frustrazione più grande è stata quella di non potere uscire e vedere il mio ragazzo, i miei amici e la mia famiglia, fisicamente parlando. Certo, comunicavamo con Skype o WhatsApp ma mancava sempre quella fisicità che uno schermo non può darti. Ecco perché ho iniziato a fare attività fisica e meditazione. Non volevo impazzire,” spiega Valeria.

La sfida più difficile è stata non solo quella di rimanere chiusi in casa 24/24 ma soprattutto è stato difficilissimo cercare un lavoro (anche se lo sto cercando ancora oggi).” Pertanto molti giovani si sono ritrovati in una situazione particolare; tirocini interrotti, contratti non rinnovati, aziende e imprese chiuse. “Insomma questo lockdown ha particolarmente colpito una fetta già molto fragile e che fatica ad entrare all’interno del mercato del lavoro”, così Valeria, in cerca di lavoro, descrive la situazione attuale.

La pandemia guida la politica

Ovunque si è letta la frase “Andrà tutto bene”. “Lo slogan “andrà tutto bene” è stato utilizzato dal Governo, ma anche da chi ha influenza sulla società (per esempio influencer, sportivi, attori, musicisti ecc.…) come un augurio ma anche come un fatto”, osserva Valeria. Secondo lei la pandemia ha riavvicinato la gente alla politica anche, grazie anche ai bollettini giornalieri e ai discorsi del presidente del consiglio Conte. In molti hanno sospettato che il virus fosse il frutto di un esperimento di laboratorio, altri hanno accusato asiatici e altri migranti di aver diffuso il virus in Italia. Tuttavia, molti hanno respinto fortemente tali cospirazioni. Insomma, la pandemia ha rivelato la pluralità della società italiana ma ne ha anche risvegliato l’interesse politico.

Personalmente, invece, ritengo che questi mesi abbiano influito profondamente sulla nostra società e che questo slogan sia servito in parte, per riscoprirci come persone umane e non come immagini e/o personalità di facciata”; ricapitola la giovane italiana.

Il futuro in crisi

Guardando alle cifre il «lockdown» ha colpito i giovani in modo particolare. La disoccupazione giovanile è aumentata al 41,7% in Spagna, 37,5% in Grecia e 31% in Italia [1]. Questo ha avuto una certa gravità in paesi ancora provati dalla crisi economica e monetaria iniziata nel 2008. Valeria, che attualmente cerca lavoro, nota come il lockdown e il Covid abbiano aumentato il divario generazionale nel mercato del lavoro. L’attivista lamenta soprattutto la mancanza di volontà politica di cambiare qualcosa per favorire i giovani.

Sembra che la questione generazionale venga spesso ignorata poiché l’elettorato sta invecchiando. Il discorso di Draghi ha rivitalizzato il dibattito sul tema. Il fatto che abbia deciso di parlarne nella sua prima apparizione pubblica da ex-presidente della Banca Centrale Europea aiuta a capire l’importanza e l’urgenza del problema. L’ex-presidente ha sottolineato: “Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di disuguaglianza. I rimedi a questa privazione ci sono. Ora spetta alla politica fare il passo successivo”.

Le richieste dei giovani alla politica

Molte volte durante le mie visite in Italia incontro dei giovani che si entusiasmano di politica e si appassionano nel contribuire al dibattito sul futuro. Per questa ragione la presidente di BETA Italia desidera che i giovani siano integrati di più nei processi di decisione politica. Si domanda: “Insomma sono i giovani che andranno a prendere il posto degli anziani e degli adulti, perché privarli (includendo anche la sottoscritta) del futuro? Come ho detto precedentemente, l’inclusività giovanile nella politica non solo favorirebbe più confronto tra generazioni ma aiuterebbe queste ultimi a prendere delle decisioni più mirate poiché il confronto aiuterebbe a disegnare delle leggi più incisive ed adatte ai giovani.”

Questo non significa sottostare alle richieste dei giovani in toto, ma coinvolgerli nelle decisioni su questioni che li riguardano direttamente, come quelle legate all’istruzione. Così, si spera, in molti capirebbero che i giovani non vogliono solo divertirsi ma vogliono contribuire al cambiamento del paese.

L’Italia s’è desta

Parlando con una persona interessata tanto alla politica mi viene spontanea la domanda: “Se tu fossi presidente del consiglio, per un giorno, che cosa cambieresti?”

Ecco, io se fossi presidente del consiglio o comunque se avessi la possibilità di poter cambiare qualcosa inizierei da questo punto, per poi includere inoltre: più finanziamenti alla ricerca, alle infrastrutture, all’innovazione digitale ed ecologica e alla scuola ed all’università” - questo il programma per il futuro della presidente di BETA Italia. Soprattutto la salvaguardia del nostro pianeta è una sfida sia per le generazioni attuale sia per quelle future. “Ecco perché, se fossi presidente, li includerei molto di più nelle politiche decisionali” aggiunge Valeria.

Credo che la maggioranza delle persone sia meno scettica rispetto all’Unione europea, ma c’è ancora molto lavoro da fare se si vuole promuovere un’immagine dell’Unione che non sia solo “uno strumento succhia-soldi” o che “favorisca alcuni paesi”. C’è da dire però, che l’Unione Europea ha comunque svolto (seppur con molti ritardi) la sua parte durante la pandemia, sfatando di fatti alcuni scetticismi che si erano creati attraverso dei pregiudizi, portando dunque ad un avvicinamento ulteriore da parte delle persone all’Unione Europea” riassume convinta che l’Italia si sia riavvicinata all’Unione.

Insegnamenti e prospettive della crisi

Questo 2020 resterà nella storia come l’anno in cui il mondo si è fermato ed è rimasto a casa. La pandemia ha colpito particolarmente la parte fragile della società. Nella conversazione Valeria racconta: “Ammetto che durante il lockdown ho avuto un po’ di crisi emotiva, legata soprattutto alla mia situazione lavorativa, ma senza aver vissuto quel periodo non avrei mai scoperto un’altra parte di me: più forte, più intraprendente e più creativa.

I suoi auguri per il futuro sembrano simili. “Sicuramente di uscire da questa pandemia più uniti e forti di prima, ma anche di migliorare alcuni aspetti riguardo alle politiche giovanili ed il ruolo dei giovani nella società italiana ed europea. Riguardo all’Unione Europea spero possa avvenire un ulteriore passo verso l’integrazione, ovvero l’integrazione sociale ed occupazionale, ma anche una svolta più ecologica e tecnologica.”

Creare un futuro insieme

L’eruzione della pandemia ha interrotto molti cammini, ha frustrato molte ambizioni di vita, ma ha anche aperto nuove prospettive in un paese alla ricerca di sé stesso. Insomma, la crisi ha mostrato l’importanza di cambiare il nostro modo di pensare. Ciò vuol dire anche includere i giovani, dar loro una opportunità di essere ascoltati nella società italiana ed europea.

Per concludere la nostra conversazione Valeria si riferisce a Papa Francesco et la sua enciclica “Christus Vivit”, dove il Papa scrive: “Gli anziani hanno un sogno, i giovani una visione di quel sogno”.

Questo significa che i giovani non devono essere trattati come “incompetenti”, perché i giovani hanno la forza, un fuoco, un entusiasmo per potere affrontare le sfide. Mentre gli anziani non devono essere trattati come “materia di scarto”, perché questi ultimi hanno un bagaglio di conoscenze e di esperienze che possono essere d’aiuto ai giovani per migliorare il Futuro collettivo.

Il futuro è importante crearlo tutti insieme” enfatizza infine Valeria.

Questa è politica. Questa è collaborazione intergenerazionale!

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