La riapertura dei confini cinesi e la reazione dell’Unione Europea

, di Rita Campus

La riapertura dei confini cinesi e la reazione dell'Unione Europea

Dietrofront sulla politica zero-Covid; dopo tre anni di pandemia, la Cina decide di riaprirsi al mondo esterno, creando nuovi esodi da e verso il Paese. La riapertura dei confini, incominciata l’8 gennaio, segna un punto di svolta. Il racconto in questo articolo.

Dopo quasi tre anni di confini chiusi, il 26 dicembre 2022 la Commissione Nazionale di sanità della RPC ha annunciato che a partire dall’8 gennaio la Cina non richiederà più ai viaggiatori un test covid negativo all’arrivo e le misure di quarantena in hotel. Questo è un passo significativo verso l’allentamento delle restrizioni imposte sin dal 2020 che hanno reso la RPC un paese quasi completamente inaccessibile, per stranieri e non.

Ma cosa ha spinto le autorità cinesi a compiere questo dietrofront improvviso rispetto alla politica zero-Covid? Sebbene le misure zero-Covid siano state efficaci nel frenare anche i focolai più estesi, la fattibilità a lungo termine della strategia è stata comunque messa in discussione. Le ragioni alla base della revoca delle restrizioni sono diverse e includono: stanchezza e frustrazione da parte della popolazione, la difficoltà nel tracciare e registrare i nuovi casi per via della velocità di trasmissione del virus, e anche la valutazione a basso rischio della variante Omicron, attualmente presente in Cina, rispetto alle varianti precedenti. Infatti, un’altra novità che è necessario sottolineare è anche il fatto che il termine cinese per Covid-19 è stato modificato da “nuova polmonite da coronavirus” a “nuova infezione da coronavirus”, un cambiamento rilevante poiché ha ridotto le misure preventive e il controllo della malattia. A fronte di queste novità, il Covid-19 è stato anche declassato da malattia di Classe A a malattia di Classe B, rimuovendolo così dall’elenco cinese delle malattie infettive da dover sottoporre a quarantena.

L’attuazione di una strategia che preveda una nuova convivenza con il virus è uno sviluppo positivo non solo per i residenti, ormai esausti dai continui controlli e restrizioni, ma anche per le imprese che hanno dovuto affrontare gravi difficoltà economiche a causa delle misure di controllo che sono state intensificate a mano a mano negli ultimi tre anni.

Le nuove misure di gestione includono:

  • Abbandonare le misure di quarantena verso le persone risultate positive al virus (mantenendo le linee guida per la quarantena domestica) e interrompere l’identificazione dei contatti stretti;
  • Smettere di designare aree ad alto e basso rischio;
  • Apportare un adeguamento tempestivo alle politiche di assistenza medica per i casi di coronavirus;
  • Adeguare le politiche sui test e la loro frequenza;
  • Revocare le misure di controllo delle malattie rivolte ai viaggiatori in entrata e alle merci importate.

In conformità con le nuove regole, la RPC ha iniziato ad alleggerire anche le restrizioni sui viaggi in entrata e in uscita e ha ripreso a rilasciare passaporti e visti sempre a partire dall’8 gennaio 2023.

Regole in entrata e in uscita:

  • I limiti di capacità dei passeggeri sui voli internazionali sono stati rimossi con aumenti graduali del numero di voli (anche se non è ancora chiaro quanti voli internazionali verranno ripristinati);
  • I voli in entrata ad alto rischio non vengono più identificati e il fattore di carico passeggeri per i voli in entrata non è più limitato al 75%;
  • I tamponi e le misure di quarantena per gli equipaggi di volo in arrivo e il relativo personale aeroportuale sono stati rimossi, ma è stato mantenuto l’obbligo di indossare la mascherina per i passeggeri;
  • I viaggiatori in entrata sono obbligati a mostrare un test covid negativo effettuato entro 48 ore prima della partenza e a dichiarare il proprio stato di salute nel modulo di dichiarazione sanitaria doganale. Non vige più l’obbligo di richiedere un codice sanitario alle ambasciate o ai consolati cinesi;
  • I test covid non sono più condotti sui viaggiatori allo sbarco in Cina. Coloro che non hanno problemi da segnalare nella loro dichiarazione sanitaria e hanno ricevuto regolari ispezioni doganali possono entrare in Cina senza essere soggetti a quarantena;
  • Coloro che hanno problemi da segnalare nella loro dichiarazione sanitaria o sintomi riconducibili al coronavirus devono sottoporsi a test antigenici alla dogana. Per i viaggiatori che risultano positivi al test, quelli determinati come casi asintomatici o lievi senza gravi condizioni di salute possono esercitare l’auto-cura nel luogo di residenza; per altri tipi di casi si consiglia di rivolgersi a un medico il prima possibile;
  • Il turismo in uscita per i cittadini cinesi ha ripreso in modo ordinato.

Rilascio di passaporti e visti:

Le disposizioni per l’ingresso di cittadini stranieri in Cina per scopi quali la ripresa del lavoro, degli affari, dell’istruzione, la visita di parenti e il ricongiungimento familiare sono state ulteriormente perfezionate e sono state fornite le corrispondenti agevolazioni per i visti. È ripresa la richiesta di visti ordinari e permessi di soggiorno da parte di stranieri, così come l’accettazione e l’approvazione delle domande di passaporti ordinari dei cittadini cinesi a fini di turismo e di visita di amici all’estero e le approvazioni per i residenti della Cina continentale per visitare la regione amministrativa speciale di Hong Kong per motivi turistici e commerciali.

Il recente cambio di rotta della RPC non può di certo passare inosservato e non c’è dubbio che porterà vantaggi alla Cina come al resto del mondo. Il 28 dicembre 2022, il portavoce Wang Wenbin ha affermato in una conferenza stampa che la Cina è fiduciosa di riportare le attività economiche e sociali alla normalità più rapidamente salvaguardando efficacemente la salute delle persone e prevenendo casi gravi. «Ciò faciliterà meglio i viaggi transfrontalieri sicuri e ordinati di cittadini cinesi e stranieri e gli scambi e la cooperazione internazionali, e si rivelerà un vantaggio per l’economia globale», ha aggiunto.

Nonostante i risvolti positivi che l’allentamento delle restrizioni cinesi porteranno in tutto il mondo, il drastico aumento dei casi nella RPC ha fatto allarmare l’Unione Europea (UE). Inizialmente, gli Stati Membri non sono stati in grado di rispondere collettivamente alla minaccia e la loro risposta disordinata ha sollevato interrogativi sull’efficienza del coordinamento interno dell’UE. Una delle lezioni chiave che l’UE avrebbe dovuto imparare dalla pandemia era quella di rispondere collettivamente alle minacce per la salute. Questa esigenza era così importante per gli Stati Membri che è stata istituita l’Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA), ma i disaccordi sulla situazione cinese mostrano come i paesi dell’UE agiscano ancora istintivamente secondo interessi nazionali, piuttosto che interessi collettivi. Nonostante la mancanza di coordinamento preliminare, il 4 gennaio gli Stati Membri dell’UE si sono incontrati per discutere della situazione epidemiologica europea e degli sviluppi della stessa in Cina. Le parti hanno concordato un approccio precauzionale coordinato alla luce degli sviluppi del Covid-19 nella RPC.

Gli Stati Membri convengono di:

  • raccomandare a tutti i passeggeri sui voli da e per la Cina di indossare le mascherine;
  • fornire consulenza ai viaggiatori internazionali in arrivo e in partenza provenienti o destinati alla Cina, nonché al personale di volo e aeroportuale, in merito alle misure igieniche e sanitarie personali;
  • introdurre, per tutti i passeggeri in partenza dalla Cina verso l’UE, l’obbligo di un test Covid-19 negativo effettuato non più di 48 ore prima della partenza dalla Cina;
  • effettuare test casuali dei passeggeri in arrivo dalla Cina;
  • analizzare le acque reflue degli aeroporti con voli internazionali e aerei in arrivo dalla Cina.

Queste decisioni riporterebbero in atto delle misure per i viaggiatori che l’industria del turismo e dell’aviazione speravano fossero solo un ricordo del passato, ma che sono comunque considerate necessarie per salvaguardare la salute dei cittadini europei. Da un punto di vista geopolitico, non è inoltre scontato che l’aggiunta di restrizioni per i viaggiatori provenienti dalla RPC possa anche intensificare le tensioni nelle relazioni UE-Cina, già messe a dura prova a causa dell’implicito sostegno della Cina alla Russia nel conflitto Russo-Ucraino.

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