Le misure europee messe in campo nella crisi Covid-19 e la strategia federalista

, di Matteo Gori

Le misure europee messe in campo nella crisi Covid-19 e la strategia federalista
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Banca Centrale Europea

In risposta alla crisi di domanda e offerta causata dallo shock portato dal Covid-19, Christine Lagarde ha affermato che la BCE metterà in campo tutti gli strumenti a sua disposizione. L’azione dal lato monetario andrànella direzione di fornire più liquidità alle banche, e tramite loro, alle famiglie e alle imprese, in modo da aiutarle a superare l’attuale momento di crisi.

Il 12 marzo Lagarde ha annunciato una serie di nuove misure:

  • QE: aumento degli acquisti di obbligazioni pubbliche e private pari a 120 miliardi (con apertura a ulteriori aumenti, poi decisi qualche giorno dopo);
  • Tassi di interesse invariati (già sono molto vicini allo zero), con impegno a non alzarli fino a che le prospettive di inflazione non saranno stabilmente attorno al 2% (valore target di riferimento);
  • Condizioni più favorevoli per la liquidità delle banche nel breve (prestito temporaneo fino a giugno) e nel lungo periodo (prestito di lungo periodo, il cosiddetto TLTRO III, che durerà da giugno 2020 a giugno 2021).

Gli investitori hanno reagito male a questi annunci, a causa della dichiarazione ufficiale con cui Lagarde le ha presentate: “la BCE non è qui per chiudere gli spread”. Questa frase ha lasciato intendere che il nuovo corso della BCE non avrebbe agito a qualunque costo (cfr. “whatever it takes”) per la stabilità dei conti pubblici della zona Euro, che in questa particolare crisi significa anche a tutela della solidarietà economica tra Stati Membri. Lagarde e lo staff BCE hanno poi ritrattato la dichiarazione a parole e, anche in seguito all’evidente diffusione europea del virus, con i fatti. Il 19 marzo, è stato infatti lanciato un nuovo programma straordinario, il Pandemic Emergency Purchase Program (PEPP), con cui la BCE estende l’acquisto di obbligazioni fino a 750 miliardi da qui al 2020, in aggiunta ai 120 miliardi già promessi. Una garanzia di liquidità straordinaria che andrà oltre la regola dell’acquisto per “capital key”, ovvero in base alla quota di capitale detenuta dalle BC nazionali. Mantenendo dunque invariate le decisioni precedenti, questo annuncio ha avuto come effetto immediato un crollo dello spread (in figura andamento spread BTP-BUND).

Commissione Europea

La Commissione ha messo in campo diverse misure per fronteggiare la crisi, volte alla tutela del mercato interno, il coordinamento in campo sanitario tra Stati Membri, e l’attivazione di misure sul lato fiscale, limitatamente alle sue competenze. Più nel dettaglio l’intervento della Commissione ha puntato a:

  • garantire l’adeguato rifornimento di dispositivi di protezione e forniture mediche in tutta Europa;
  • attenuare l’impatto sui mezzi di sussistenza delle persone e sull’economia applicando pienamente la flessibilità delle norme dell’UE in materia di bilancio
  • istituire un’iniziativa di investimento in risposta al coronavirus per un importo di 37 miliardi di per fornire liquidità alle piccole imprese e al settore dell’assistenza sanitaria;
  • fornire agli Stati membri una serie coerente di orientamenti sulle misure alle frontiere per proteggere la salute dei cittadini, consentendo nel contempo la libera circolazione dei beni essenziali;
  • limitare temporaneamente i viaggi non essenziali nell’Unione europea.

Di particolare interesse è l’attivazione della general excape clause dal Patto di Stabilità e Crescita con cui si premette agli Stati di derogare alle regole fiscali stabilite dal patto. Si tratta di una misura senza precedenti ma considerata inevitabile. Si è percepita comunque l’assenza di uno strumento efficiente, e degno della fiducia degli Stati Membri, che fosse pronto da usare contro un’epidemia (ad esempio, non tutti gli stati hanno sfruttato l’idea della Commissione di lanciare un joint procurement sul materiale sanitario). Si rileva che a livello di “politica economica” e interventi fiscali, la Commissione non poteva fare più di quanto ha fatto.

Spunti per analisi

L’intervento della BCE dimostra che sul lato monetario la risposta è stata, al di là di una settimana di turbolenze dovute all’inadeguatezza di Lagarde, pronta ed efficace. L’uscita infelice di Lagarde in realtà però ha distolto l’opinione pubblica da quello che era il messaggio dietro le parole, un concetto espresso più volte anche da Mario Draghi: non si può pensare che la Banca Centrale e la politica monetaria facciano tutto da sole. Gli interventi straordinari di questi anni sono serviti e servono a proteggere l’Euro e i paesi dell’Eurozona, ma senza un avanzamento sul lato fiscale non ci potranno essere quelle condizioni strutturali per garantire la stabilità e lo sviluppo. Lagarde ha poi chiesto all’Eurogruppo di considerare un intervento fiscale tramite il Meccanismo Europeo di Stabilità. Come sostengono alcuni analisti, una linea di credito dovrebbe essere data agli Stati dal MES che può raccogliere risorse sul mercato, purché questi prestiti avvengano con minime condizionalità (non in stile salvataggio della Grecia, per essere chiari). Tuttavia, altri osservatori sottolineano come con l’intervento massiccio della BCE, i ministri dell’economia europea debbano invece concentrarsi su una soluzione strutturale a livello di fiscalità europea, perché l’intervento MES sarebbe servito a tappare un’emergenza di liquidità a cui ha invece già pensato la BCE. Il dibattito è aperto.

Converrebbe guardare, dal punto di vista politico, al fatto che agire nel quadro MES significherebbe rimanere nel puro inter-governativismo, mentre invece il focus dovrebbe essere su avere risorse proprie in seno al bilancio europeo (e quindi sulla sua capacità). Il tema Eurobond/Coronabond e la narrazione della tutela della salute come bene pubblico europeo dovrebbero essere ricondotti su quel livello. Serve decidere, come federalisti, quale sia il punto strategico che possa creare un avanzamento sul lato fiscale e, soprattutto, politico. Perché è oggi evidente che l’ennesima crisi esogena ha trovato l’UE totalmente impreparata, bloccata nella sua stessa struttura istituzionale, e senza strumenti efficaci per contrastare lo shock che vadano oltre l’intervento monetario (necessario, ma non sufficiente).

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