Disclaimer iniziale: questo articolo tratterà della seconda parte del progetto IMPACT. Avevo già raccontato della prima parte, a Mollina, in un articolo precedente, che trovate qui.
Esattamente 50 giorni dopo aver tristemente salutato i miei compagni di avventure spagnole, si riparte: è tempo di affrontare la seconda parte del progetto, che ci vede impegnati ad approfondire la parte più istituzionale dell’inclusione, per poi passare a una diretta implementazione.
Questa volta la meta scelta è Praga, capitale della Repubblica Ceca. Luogo e tempo non sono casuali, quella che va dall’otto al tredici novembre è una settimana speciale per la JEF: si tengono sia il secondo training del progetto IMPACT, sia la Federalist Academy, sia, per concludere, il Federal Committee d’autunno. Insomma, per una settimana, Praga si colora di verde federalista!
Questa volta, il gruppetto di italiani si è allargato: Cesare ha convinto un suo amico, Giulio, a partecipare, e anche una ragazza della mia sezione GFE, Teresa, ha deciso di seguirci. A testimonianza di come le cose belle necessitino di essere condivise con più persone possibili, per allargare la felicità sempre di più. Arriviamo nel centro città in una serata uggiosa. Come ormai è nostro solito, la prima cosa che facciamo è… perderci.
Con un po’ di fatica, troviamo l’indirizzo, e con lui anche i nostri compagni di Mollina, ormai nostri amici. Parte la catena di abbracci e di aggiornamenti sulle nostre vite: Mathilde è diventata Presidente della sua sezione JEF, Miranda sta per partire per le Filippine, Xesc è innamorato. E tutti hanno giusto i capelli di qualche centimetro più lunghi. Insieme a loro, conosciamo anche i nuovi: non solo Teresa e Giulio, ma anche Elena e Martin della JEF Madrid, Maratz, direttamente dalla Lettonia, e Antoine, presidente della JEF France. Si riveleranno presto dei compagni di viaggio meravigliosi. Tutti insieme, condividiamo un progetto e una cucina, mica poco!
Iniziamo il training la mattina dopo, conoscendo le nostre trainer: Marjia, Agnes e Simona. Già nel pomeriggio si entra nel pieno delle attività, con un incontro con Kristyna Stecova, rappresentante della Caritas Repubblica Ceca. Il tema è quello della non-vedenza. Kristyna illustra come esistano dei regolamenti delle Nazioni Unite volti a proteggere e includere maggiormente nella società le persone non-vedenti, regolamenti che però parecchi Stati nazionali non hanno ancora implementato, racconta dei mezzi con cui queste persone si muovono nel mondo e degli strumenti che hanno per vivere, ottimi, ma che coprono solo certi problemi, e che non stanno al passo con i nuovi che si creano giorno dopo giorno.
Grazie a lei, è stato possibile immedesimarsi nella vita di una persona cieca, esercizio fondamentale per poter risolvere i problemi. Allenare la sensibilità, soprattutto nel caso dell’inclusione, risulta cruciale per poter inquadrare difficoltà a cui semplicemente non pensiamo, per cui non ci siamo nemmeno posti il dubbio.
Il secondo giorno siamo stati ospiti dell’Ufficio del Parlamento Europeo di Praga. Qui, abbiamo raccolto le nostre idee sulle varie fasi nella creazione di un progetto, e come renderle inclusive sotto ogni punto di vista. A mo’ di monito per il futuro, Agnes e Marjia hanno provveduto a raccontarci le loro esperienze e le loro difficoltà, affinché potessimo conoscere i problemi concreti che avremmo potuto riscontrare. Dopodiché la palla è passata a noi, abbiamo cominciato a lavorare su un nostro progetto. Nel mio caso, ho lavorato con Cesare per progettare un evento ad hoc per i nostri territori, all’apparenza molto diversi ma accomunati dalla loro vicinanza con il confine.
Durante l’ultima giornata di lavori, facciamo di nuovo una panoramica sui vari tipi di disabilità e sui problemi che esse comportano. Dopo aver concluso il lavoro iniziato il giorno prima, ci concediamo una pausa con una passeggiata per Riegrovy Sady, per poi presentare, in un minuto, il nostro plan agli altri. I nostri progetti non cadranno nel vuoto, riceveranno un piccolo stanziamento per poter essere implementati.
In questo modo si conclude il nostro cammino con IMPACT, che può essere quindi considerato completo. Se ripenso a Mollina, siamo partiti dalle definizioni più basilari, per arrivare alla fine con un progetto scritto, concreto. L’ultima sera è la più bella e triste insieme: si esce, ci si diverte e si ride molto, ma si sa già che il giorno dopo si deve ripartire, tornare alla vita di tutti i giorni.
Se dovessi definire IMPACT con una parola, sceglierei “tanto”. Ogni cosa, nei progetti JEF, è carico di informazioni, esperienze, emozioni, dietro ogni parola c’è la vita di una persona, un concetto immenso o una lunga battaglia, e ogni volta che ci ripensi, anche a distanza di mesi, senti di aver capito qualcosa di nuovo, senti di aver colto un aspetto a cui lì per lì non avevi pensato. Tanti sono stati i discorsi, tante le birre, tanti gli abbracci dati ad Alex quando abbiamo saputo che Praga era il suo ultimo training, tante le risate, tante le proposte, tante le fette di pane bruciate nel tostapane la mattina. Ma soprattutto, tanto affetto, rispetto, attenzione. Per questo, nei progetti JEF, sei felice e lo sai.
Concludo questa “miniserie” di articoli sul progetto con un invito: se siete a conoscenza di un’opportunità del genere, coglietela! Viaggiate, (in)formatevi, e condividetela, sia prima che durante che dopo. Il contagio di idee è la più importante fonte di ricchezza collettiva.
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