Progetto Desertec: che fine ha fatto?

, di Paolo Filippi

Progetto Desertec: che fine ha fatto?

Come mai non si sente più parlare del progetto Desertec? Oltre alla crisi economica, i motivi sono principalmente di natura politica.

Desertec è un progetto da 400 miliardi di euro che prevede la realizzazione di numerose centrali elettriche (principalmente ad energia solare) nel Nord Africa e nel Medio Oriente, collegate tra loro e con altre centrali europee tramite un’ innovativa rete elettrica (Super-grid) in grado di soddisfare il 15% del fabbisogno energetico europeo. Il tutto è previsto entro il 2050. Il perno del progetto è l’incredibile quantità di energia che potrebbe essere prodotta in zone come il deserto del Sahara dove i raggi solari colpiscono la Terra con maggior forza.

Questo progetto venne ideato tra il 2003 e il 2007 grazie al contributo di una rete di politici, istituti di ricerca ed economisti chiamata TREC (Trans-Mediterranean Renewable Energy Cooperation). Da questa rete nacque nel 2009 la Desertec Foundation, una fondazione no-profit con l’obiettivo di diffondere e realizzare il progetto.

Una tale progetto non poteva che attrarre numerosi ed importanti investimenti da parte di aziende che volevano entrare a far parte di questa impresa. Così venne creato il consorzio DII (Desertec Industrial Initiative) che vanta la presenza delle italiane Enel e Terna, della tedesca Eon e Rwe e di altre importanti aziende. Anche la stessa Desertec Foundation entrò a far parte del consorzio.

L’entusiasmo che però contraddistinse i primi anni di duro lavoro si è lentamente spento con l’accentuarsi della crisi economica e dell’instabilità politica di quei Paesi come Egitto e Libia che si trovano al centro del progetto. Inoltre, anche le enormi difficoltà che il progetto incontra con le divergenti scelte politiche dei singoli Paesi europei mette più di un dubbio sulla possibile realizzazione del progetto. Per esempio nel 2012 la Spagna ha rifiutato di firmare una dichiarazione di intenti che prevedeva di collegare la rete elettrica del Marocco con quella europea tramite il suo territorio.

Questa situazione di incertezza ha portato numerosi partner del consorzio a ripensare il proprio impegno, tanto che verso la fine del 2012 due importanti aziende come Siemens e Bosch hanno abbandonato il consorzio. Il 27 giugno 2013, in seguito ad una riunione straordinaria dei vertici del consorzio, anche la stessa Desertec Foundation ha lasciato il consorzio dichiarando però che continuerà ad impegnarsi per il progetto a fianco del DII. Con questo gesto, la fondazione ha voluto rimarcare la differenza tra il progetto stesso e il clima di incertezza all’interno del DII così da non dare l’idea di condividere l’atteggiamento in base al quale il progetto può sembrare in una fase di stallo (oltre a questa motivazione, in realtà, c’erano anche delle visioni diverse nella gestione manageriale del progetto).

Seppur nobile, il gesto della Desertec Foundation non può nascondere agli occhi del mondo e degli investitori che il progetto si trova in una fase critica. Se si analizza la situazione, il problema più grande per la realizzazione del progetto si trova negli intermediari politici con cui i dirigenti della fondazione devono interagire. In campo europeo, l’esempio già citato della Spagna fa riflettere molto sull’esigenza immediata di un unico intermediario che faccia effettivamente l’interesse dell’Europa. È ormai risaputo che gli Stati europei non sono in grado di garantirsi da soli l’approvigionamento energetico necessario e sono quindi costretti a comprare energia da Paesi al di fuori dell’Unione, causando così sia l’aumento del prezzo delle merci prodotte che risultano meno competitive sul mercato sia l’insicurezza di non avere sotto controllo la fonte di approvvigionamento dell’energia.

Risulta quindi necessaria per l’Europa una rete elettrica sovranazionale, come può essere quella del Desertec, che renda autosufficiente anche il Vecchio continente. Purtroppo finché non ci sarà un governo europeo sarà l’interesse di ogni singola nazione a prevalere sull’interesse generale.

Se guardiamo ai Paesi dell’altra sponda del mar Mediterraneo gli intermediari politici sono in alcune occasioni inesistenti. I cambi di equilibrio provocati da quella che viene chiamata la Primavera araba hanno fatto in modo che i rapporti tra la fondazione e i governi interessati da questo evento si interrompessero senza sapere quando sarà possibile riprenderli. Così una questione che doveva essere solo di interesse energetico è finita per essere anche un problema di politica estera: infatti, l’Europa per poter garantire che il progetto Desertec possa finalmente decollare deve necessariamente stabilizzare le zone del Nord Africa per poter riprendere il dialogo con i diversi Paesi. In teoria lo stesso progetto Desertec può contribuire a riportare l’ordine. La realizzazione e il funzionamento di un tale progetto potrebbe creare una solida base per lo sviluppo economico di questi Paesi. Le aree desertiche, fino ad oggi inutilizzate, potrebbero essere sfruttate per la creazione di nuovi posti di lavoro. Inoltre, gli investimenti sulle energie rinnovabili farebbero diminuire le estrazioni di petrolio che sono ad oggi la spina dorsale delle esportazioni del Nord Africa, diminuendo così la dipendenza dalle fonti fossili.

La domanda che ci si pone è: come mai se potenzialmente il progetto Desertec può portare benefici a tutti i Paesi interessati non è stato ancora valorizzato? Oltre alle difficoltà economiche il vero problema è che il progetto non ha una vera spinta dal mondo della politica europea perché manca un governo che possa effettivamente decidere per tutti. Un’ulteriore ragione urgente per realizzare la Federazione europea.

Fonte immagine Wikipedia

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