Le relazioni tra UE e Cina dopo la nomina del nuovo ambasciatore cinese presso l’UE

Relazioni UE-Cina: dall’approfondimento delle relazioni bilaterali al tema delle terre rare

, di Rita Campus

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Relazioni UE-Cina: dall'approfondimento delle relazioni bilaterali al tema delle terre rare

Le relazioni bilaterali tra la Cina e l’Unione Europea sono state messe a dura prova sia dalla pandemia sia da problemi di origine commerciale. Oggi, entrambe le parti affermano l’importanza delle loro relazioni sul piano mondiale, ma nuove scoperte riguardanti le cosiddette terre rare in Svezia potrebbero turbare nuovamente l’equilibrio sino-europeo.

Nell’ultimo periodo è stata spesso menzionata e discussa la qualità delle relazioni bilaterali tra l’Unione Europea (UE) e la Cina (o RPC). Questo argomento è stato ripreso più volte non solo dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ma anche dal neo-ambasciatore cinese presso l’UE, Fu Cong.

Il 22 dicembre 2022, l’ambasciatore Fu ha rilasciato un’intervista esclusiva a un corrispondente del South China Morning Post (SCMP), nella quale ha sottolineato che lo sviluppo positivo delle relazioni tra l’UE e la Cina è molto importante perché andrà a determinare il modo in cui si svilupperà il mondo, soprattutto in un periodo turbolento come quello che stiamo vivendo oggi.

L’ambasciatore Fu ha menzionato quattro aree di collaborazione prioritarie che intende promuovere per poter migliorare le relazioni sino-europee:

  • Miglioramento dei contatti EU-Cina a tutti i livelli: per via della pandemia, i contatti tra la RPC e L’Unione sono stati sospesi, rinviati o interrotti. Il compito che si prefigge l’ambasciatore è proprio quello di riprendere questi contatti, soprattutto i contatti faccia a faccia, da sostituire, almeno in parte, a quelli virtuali che hanno preso piede durante la pandemia. In particolare, l’ambasciatore Fu ha menzionato il vertice Cina-UE, il dialogo strategico, il dialogo economico e commerciale (HED), la cooperazione digitale e quella sull’ambiente, e gli oltre 70 meccanismi di dialogo che avvengono a livello delle DG (Direzioni Generali) dell’UE.
  • Promozione della cooperazione pratica: dopo aver ripreso i vari dialoghi ufficiali, l’ambasciatore ha ritenuto necessario menzionare la collaborazione sino-europea in ambito pratico in vari settori (tramite azioni e progetti condivisi), soprattutto in campo tecnologico, economico e scientifico.
  • Rafforzare la cooperazione sino-europea nell’affrontare questioni globali: le questioni globali, quali il cambiamento climatico, sono di estrema importanza per la Cina così come per l’UE. Per questo motivo, è indispensabile approfondire la collaborazione e il coordinamento tra l’Unione e la RPC.
  • Approfondire i contatti interpersonali: il turismo e gli scambi culturali sono stati fortemente penalizzati dalla pandemia e ora che la minaccia sembra sventata, o perlomeno, alleviata, è arrivato il momento di spingere su questi settori e riprendere i contatti il più velocemente possibile.

Un altro argomento di estrema importanza che è stato menzionato durante l’intervista riguarda proprio il conflitto russo-ucraino, che ormai da un anno sta creando scompiglio nell’ordine mondiale. L’ambasciatore cinese ha ripreso più volte che è consapevole che la crisi ucraina è largamente presente nella mente dei politici e diplomatici europei, i quali considerano la posizione cinese riguardo al conflitto ambigua. Ma Fu Cong ha sottolineato che non vi è ambiguità nella posizione della RPC, poiché per la Cina sia la Russia che l’Ucraina sono buone amiche e per questo aspirano a mantenere buone relazioni con entrambi i paesi. L’obiettivo cinese è quello di arrivare ad un cessate il fuoco il più presto possibile, esattamente come l’UE, motivo per cui il conflitto non dovrebbe diventare motivo di contrasti tra l’Unione e la RPC.

Più recentemente, il 16 gennaio, l’ambasciatore ha rilasciato un’ulteriore intervista alla CGTN (China Global Television Network). In questa intervista Fu Cong ha dichiarato che “la relazione tra la Cina e l’Unione Europea è ancora molto buona” e ha anche sostenuto la sospensione delle sanzioni commerciali Cina-UE per poter portare avanti i piani di investimento che ancora si trovano in fase di stallo. Poco dopo la sua nomina di inviato della RPC a Bruxelles, l’ambasciatore Fu ha chiesto la fine delle sanzioni reciproche e ha proposto che l’UE facesse lo stesso; in questo modo, egli sostiene che le relazioni sino-europee ne gioveranno. Inoltre, Fu Cong ha ripreso il discorso sul conflitto russo-ucraino affermando che “(L’Unione) capisce e rispetta la posizione della RPC sul conflitto e per questo la base delle relazioni sino-europee non può che considerarsi buona”. Al fine di capire la posizione europea sul conflitto, l’ambasciatore cinese ha sottolineato che gli scambi tra lui e gli interlocutori europei sono stati per lui un’esperienza di apprendimento, ma che, nel processo, il suo compito è anche quello di spiegare e portare avanti la logica cinese per poter chiarire le azioni della RPC.

La controparte cinese non è l’unica ad esprimersi sulle relazioni sino-europee. Durante il World Economic Forum (WEF), tenutosi a Davos (Svizzera) dal 16 al 20 gennaio, la presidente Usrula von der Leyen ha dichiarato che l’UE è intenzionata a rivedere i propri accordi commerciali con la Cina e programma di ridurre la propria dipendenza dal paese asiatico, ma non prevede disaccoppiamenti dalla seconda economia mondiale. La von der Leyen ha anche riconosciuto pubblicamente “la dipendenza del 98% dell’Unione dalla Cina per minerali critici che svolgono un ruolo chiave nella transizione verso l’energia pulita”. Nel contesto europeo, un ipotetico disaccoppiamento tra la RPC e l’UE non solo è impossibile, per via del fatto che la Cina rimane il principale partner commerciale dell’Unione, ma non è neanche conveniente. Come ha affermato Susan Ariel Aaronson, professoressa alla Elliott School of International Affairs della George Washington University, non solo la RPC e l’UE hanno bisogno l’una dell’altra, ma anche “si ha più influenza quando si ha una relazione. Perciò, ha senso eliminare i rischi nella relazione commerciale piuttosto che interromperla del tutto”.

Il tema della transizione ecologica è estremamente rilevante all’interno dell’agenda europea. Infatti, come riportato nel rapporto del Comitato per l’industria, la ricerca e l’energia (ITRE) del Parlamento europeo, pubblicato il 19 dicembre 2022, l’avvio della transizione energetica e digitale nell’ambito dell’European Green Deal ha reso necessario l’ottenimento delle cosiddette terre rare (Rare Earth Elements – REE) per poter raggiungere gli obiettivi prefissati: la diminuzione del 55% delle emissioni di gas serra entro il 2030 e il loro azzeramento entro il 2050.

Ma cosa sono le terre rare? Le terre rare non sono altro che un gruppo di elementi chimici utilizzati in numerose applicazioni ad alta tecnologia, come dispositivi elettronici, display a cristalli liquidi, batterie e magneti. A discapito del nome, la rarità di queste componenti non è data dalla loro scarsa presenza, ma dalla complessità del processo di estrazione e lavorazione del minerale puro. L’UE sopperisce alla mancanza di questi elementi tramite l’importazione e il principale paese dalla quale l’Unione dipende per l’ottenimento di queste materie prime è proprio la Cina, la quale controlla circa l’80% della produzione mondiale di terre rare.

La situazione, però, sembra aver recentemente raggiunto un punto di svolta: a gennaio è stato infatti rinvenuto il più grande giacimento di terre rare europeo in Svezia. La scoperta è stata fatta da Lkab, una società statale mineraria svedese con base a Kiruna. Questa scoperta è una buona notizia, ma potrebbe compromettere le relazioni con la RPC, poiché adesso l’UE avrà modo di concordare nuovi investimenti nel settore minerario ed ha tutte le carte in regola per poter ridurre la dipendenza dell’Unione dalla Cina in un settore strategico per l’economia mondiale, come auspicato dalla presidente della Commissione Europea al WEF.

Ovviamente, la strada da percorrere è ancora lunga. Il primo passo da compiere è fare una richiesta di concessione, che Lkab conta di ottenere entro il 2023, e successivamente bisognerà riuscire a gestire l’approvvigionamento in maniera sostenibile e responsabile per evitare il più possibile danni ambientali. Per far fronte a tutto ciò, ci vorranno almeno 10-15 anni prima che sia effettivamente possibile iniziare a estrarre i materiali. Nonostante queste difficoltà, non bisogna dimenticare le parole della presidente von der Leyen durante un discorso sullo stato dell’UE nel settembre 2022, la quale ha ricordato che “senza un accesso sicuro e sostenibile alle materie prime necessarie, la nostra ambizione di diventare il primo continente climaticamente neutro è a rischio”.

È ormai chiaro che le relazioni tra la RPC e l’UE stiano per andare incontro a cambiamenti significativi, che avranno effetti rilevanti anche sul piano mondiale. La cosa essenziale da dover tenere a mente è l’importanza di mantenere rapporti amichevoli e il bisogno di aumentare il più possibile i dialoghi sulle materie considerate rilevanti tra le parti. Nonostante i presagi positivi dati dalle parole dall’ambasciatore Fu e dalla presidente von der Leyen, non si può ignorare che le novità riguardanti le terre rare possano essere un fattore compromettente per il futuro delle relazioni sino-europee.

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