Nel corso dell’ultimo mese ormai migliaia di persone hanno sentito la necessità di scendere in piazza per manifestare contro la Lega di Matteo Salvini.
I detrattori dell’ormai famosa iniziativa delle “Sardine” sottolineano la peculiarità di un movimento di piazza che nasce per criticare un partito di opposizione. Un senso ben più profondo di una mera protesta anti-Lega caratterizza però queste manifestazioni. Chi scende in piazza percepisce la necessità, più o meno consapevole, di agire secondo un insieme “necessario” di valori comuni democratici. Già questo elemento, al di là del mero fazionismo, deve pur significare qualcosa nella povera cornice del dibattito pubblico nazionale.
Individuare chi siano effettivamente queste “Sardine” non è semplicissimo.
Probabilmente sono persone che sentono di dover far qualcosa contro la pericolosa deriva che sta prendendo il nostro Paese, o semplicemente che ritengono necessario affermare l’esistenza di un’alternativa alle derive politiche che da troppo tempo caratterizzano la politica italiana – e non solo.
Questo pomeriggio le “Sardine” si riuniscono in piazza San Giovanni, a Roma e mi sono soffermato a riflettere se fossi tra coloro che sentono di dover partecipare a tale manifestazione.
Ho optato per il sì e mi sono dato le mie ragioni, assolutamente soggettive, che però vorrei condividere.
Non sono mai stato un grande fan delle “mobilitazioni contro”, eppure stavolta sento dentro il dovere morale di prendere le distanze da un modo perverso di fare politica e da alcuni messaggi che minacciano la tenuta della nostra democrazia piuttosto che da una specifica parte politica.
Scendo allora in piazza perché i toni del dibattito politico hanno raggiunto dei toni allarmanti e la riabilitazione di paradigmi autoritari e xenofobi è preoccupante e pericolosa.
Scendo in piazza perché non voglio nessun uomo forte al potere; vorrei che ad essere forti siano le istituzioni democratiche del nostro Paese e del nostro continente.
Scendo in piazza perché la democrazia non si fonda su plebisciti e non è bieca e strumentale ricerca del consenso; la Politica, quella vera, si deve occupare di dare una visione all’Italia e all’Europa, non di evitare o aggravare gli svariati problemi che abbiamo davanti per racimolare qualche voto in più.
Scendo in piazza perché non mi arrendo ai sondaggi e sono tra coloro che credono in libertà e democrazia, principi fondanti del nostro assetto costituzionale, che non possono, per nessuna ragione, essere smontate a colpi di referendum o plebisciti. Scendo in piazza perché voglio esprimere la necessità di un’alternativa politica alla narrazione neo-nazionalista ed autoritaria, in un mondo politico in cui tale alternativa continua ad essere latitante.
Scendo allora in piazza anche per dare un monito ai partiti che vedono con favore questi movimenti di piazza; lo spontaneismo di gran parte della società civile prova a dare risposte e segnali, laddove i partiti che dovrebbero rappresentarla continuano a non riuscire ad incanalare e dare voce e rappresentanza istituzionale a tali forze. Scendo in piazza perché odio, razzismo e xenofobia non fanno parte dei valori per cui mi sento orgogliosamente italiano ed europeo.
Scendo in piazza e canterò l’inno italiano perché scritto da chi combatteva per la Repubblica e la democrazia, non certo per giustificare nazionalismi, dittature o autoritarismi.
Scendo in piazza perché non voglio veder costruito il mio domani in nome di un falso ritorno ad un passato idealizzato; il futuro della mia generazione e di quelle che verranno lo vorrei vedere costruito sui principi per cui generazioni di italiani ed europei si sono battuti.
Scendo in piazza perché la Resistenza non è finita e non finirà fin quando non saranno debellati alla radice le degenerazioni del nazionalismo, vere origini di divisioni, guerre e dittature.
Scendo in piazza e canterò “Bella ciao” perché è un inno della Resistenza, quella vera, che appartiene a tutti coloro nel mondo che credono nella libertà e non ad una singola parte politica, qualunque essa sia.
Scendo in piazza perché sono un militante federalista e i fatti della politica italiana sono in contraddizione con i valori in cui credo.
Scendo in piazza perché le retoriche nazionaliste stanno distruggendo il nostro Paese. Insieme ad altre migliaia di ragazzi e ragazze in tutta Europa abbiamo un modello diverso da proporre.
Scendo in piazza perché immagino un’Italia ed un’Europa fondate sui principi di sussidiarietà e solidarietà, dove le istituzioni siano in grado di dare risposte concrete ai problemi dei cittadini, a qualsiasi livello, dove la diversità sia un valore e non un problema, dove i conflitti derivati da interessi contrastanti siano risolti da regole comuni e non da prove di forza e slogan demagogici.
Scendo in piazza perché come persona e cittadino sono convinto che noi tutti ci meritiamo di meglio.
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