Tulipani gialli e altri fiori dal mondo (I)

Storia di una straordinaria avventura

, di Claudia Muttin

Tulipani gialli e altri fiori dal mondo (I)

Eurobull ha deciso di pubblicare un racconto a puntate, sull’esempio di quanto accaduto in passato su alcuni quotidiani. L’Europa vive anche nella letteratura giovanile. Pubblicheremo un capitolo ogni 5-7 giorni. Buona lettura.

CAPITOLO PRIMO – Il Patto dei Tulipani Gialli

Non ero mai stato così triste e non avevo mai versato così tante lacrime senza sapere perché. Certo, avevo pianto quando Gustavo Lanza in prima elementare mi aveva fatto cadere dall’altalena, mi ero disperato quando il mio pesce rosso era morto in circostanze sospette e le lacrime di coccodrillo non si erano mai fatte attendere più del dovuto; ma questa volta era diverso: non ero caduto dai pattini, nessuno mi stava gridando e il mio criceto godeva di ottima salute. Piangevo. Semplicemente.

Dicono che solo noi bambini sappiamo essere così spontanei, che è un dono che gli adulti si dimenticano di avere. Ebbene, se le cose stanno così, a me non va proprio di essere un bambino. Fa troppo male.

Piangevo lacrime calde e salate per un uomo che non avevo mai visto né ascoltato, per un uomo che non avrei mai conosciuto. Ero lì, in una piccola chiesa tutta bianca, circondato da abiti scuri. Alle mie spalle il profumo del legno appena tagliato e della terra umida, i singhiozzi e le lacrime del lutto, davanti a me solo un colore ed un profumo, quello dei tulipani gialli. Non ero mai stato così lontano nemmeno per andare in vacanza, ero davvero stanco ed il viaggio era stato triste costellato di eterni silenzi. Eravamo partiti il giorno prima di tutta fretta: il nonno, la nonna, il papà, la mamma ed io. Avevamo percorso più di millecinquecento chilometri e attraversato l’Europa, tutto per andare ad un funerale pieno di tulipani.

Il signor Augustyn, l’amico olandese del nonno, era morto ed io pensando a lui, a coloro ne avrebbero sofferto la mancanza e ai suoi tulipani non riuscivo a smettere di piangere. Nessuno, nemmeno il signor Augustyn, avrebbe mai potuto immaginare che da una giornata così triste sarebbe nata una storia straordinaria, la storia di una straordinaria amicizia, quella mia e di Valentijn Van Zacht.

Mentre piangevo davanti ai tulipani non lo conoscevo ancora. Ad essere sincero, non sapevo proprio chi fosse, sapevo solo che il signor Augustyn aveva un nipotino della mia età ma non mi aveva mai ispirato molta simpatia, troppo lontano per interessarmi. Ora però ero lì che piangevo con lui, guardavamo gli stessi tulipani , respiravamo lo stesso profumo, forse pensavamo anche le stesse cose. La nonna mi asciugò le lacrime e il nonno mi ricordò le poche parole di olandese che mi aveva insegnato. Per paura di dimenticarle le ripetei a bassa voce cercando Valentijn tra gli abiti scuri. Eccolo. Era proprio lì davanti a me, con gli occhi rossi come i miei. Sorriso educato, respiro profondo e…“Hoi. Ik are Samuele”.

Forse non sapeva nulla di me, forse era troppo triste, forse non aveva capito il mio olandese, ma per il primo minuto la sua unica risposta era stata: nessuna risposta. Non avevo smesso di osservarlo e proprio quando avevo deciso di andarmene aveva trovato la forza ed il coraggio di rispondermi “Tanto piacere, io sono Valentijn”. Una volta uscito dalla cappella respirai profondamente l’aria triste e salata. Ripensai a Valentijn e strinsi forte la mano del nonno nella mia.

Avevo dormito un solo istante ed era già mattino. La sera prima mi ero lasciato cadere esausto sul letto senza guardarmi intorno, accanto a me Valentijn era sprofondato nel cuscino. Non ci eravamo ancora conosciuti ma era stato carino a condividere la sua camera con me; scostai le coperte e raggiunsi la finestra: il sole giocava con il vento tra i fili d’erba, era una splendida giornata. Sentii sbadigliare rumorosamente alle mie spalle, lo vidi stropicciarsi gli occhi con i pugni e lisciarsi i capelli arruffati.

Goedemorgen

“Buongiorno”

“Oggi è la nostra giornata”

“Cosa?”

“Dobbiamo farlo per Augustyn”

A quanto pareva, sapeva molte più cose di me di quante io ne sapessi di lui, conosceva l’italiano più di quanto io conoscessi l’olandese e soprattutto aveva sempre saputo che ci saremmo incontrati. Nel salone principale della grande casa dal tetto spiovente ci attendevano latte, pane, frutta, uova, cacao, marmellate e due paia di stivali. Imitai Valentijn, me li infilai ed uscimmo all’aria aperta. Camminammo a lungo tra i tulipani di Augustyn, con il sole che ci scaldava le spalle e il vento che ci spettinava i capelli.

“Sei triste?”

“Non lo so”

Fissai le punte dei miei stivali.

“Samuele?”

“Sì?”

“Noi siamo amici?”

“Ancora non lo so, ma lo diventeremo”

“Augustyn mi ha raccomandato di non lasciarti andare via senza aver prima conquistato la tua amicizia”

Una lacrima gli solcò il volto ed io rimasi immobile ad ascoltarlo; sarei ripartito quello stesso pomeriggio.

Goed, va bene Valentijn, ci proveremo”.

Le campagne in cui era immersa la proprietà erano magnifiche. Valentijn era stato molto gentile ed educato, ci eravamo semplicemente comportati da bambini e lui mi aveva lasciato scoprire il suo mondo: non avevo mai corso tanto in vita mia, non mi ero mai lasciato cadere stanco tra i tulipani colorati e non mi ero mai arrampicato fino alla vetta di un mulino a vento! Pensavamo in lingue diverse e avevamo vite diverse ma di questo non ci importava proprio un bel niente! Anouk, la sorella maggiore di Valentijn, venne a chiamarci.

“Samuele, la tua famiglia è già pronta, dovete ripartire!” Senza trattenermi esclamai “Uffa!”

“Uffa?”

“Sì, è come dire che peccato per fare i capricci”

“Ah ah ah”

Valentijn si mise a ripeterlo e scoppiò a ridere; e il suo sorriso divenne il mio. Ci abbracciamo e con complicità rinnovammo il nostro “Patto dei Tulipani Gialli”: ci proveremo.

Fonte immagine: Flickr

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