Un’Europa più atlantista?

, di Silvia Ciaboco

Un'Europa più atlantista?
PLBechly, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/license...> , via Wikimedia Commons

Il rapporto tra Stati Uniti ed Europa ha vissuto momenti ambigui nel corso della storia, di conseguenza, il tema dell’Alleanza Atlantica è stato spesso oggetto di dibattito. La guerra in Ucraina - ormai in corso da più di sei mesi - pare aver rafforzato la partnership, seppur le visioni dei singoli Stati europei non coincidano perfettamente.

Dopo più di sei mesi dall’invasione russa dell’Ucraina, ci si potrebbe chiedere se l’Europa, nel solco di questa crisi internazionale, si sia riscoperta più atlantista ovvero più europeista. Le prese di posizione non sono certo mancate, così come diverse sono state fino ad ora le azioni concretamente intraprese. In realtà, non vi è nulla di nuovo: dal 1945, le più significative crisi internazionali si sono accompagnate a importanti momenti di riflessione da parte dei diversi Stati europei, volti a non incrinare lo stretto legame con Washington così come a ritagliarsi spazi di autonomia strategica più o meno ampi. Ciò è stato particolarmente vero per la Francia di de Gaulle, ma non solo.

Il punto è però ora comprendere quale sia la reale portata dell’aggressione russa in termini di rafforzamento dell’atlantismo, a maggior ragione a seguito di una fase che, apertasi con l’amministrazione Trump, sembrava segnata dal progressivo indebolimento di quel legame che, da ormai più di settant’anni, accorcia la distanza tra il Vecchio Continente e l’America.

Anzitutto, la guerra ha il suo primo ed evidente impatto sull’Alleanza Atlantica dal punto di vista della sicurezza militare. È ben noto il senso di unità che da qualche mese anima la Nato, così come l’urgenza che è stata alla base delle più recenti iniziative politiche. Ancora, si torna giustamente ad enfatizzare la centralità degli Stati Uniti quali security provider dell’Europa, talvolta celebrando l’attuale momento come un punto di svolta tale da segnare il definitivo allontanamento dalla politica estera di Washington durante il mandato di Donald Trump. Tuttavia, è bene fare alcune precisazioni.

Sebbene l’ex inquilino della Casa Bianca abbia rovesciato molte delle più importanti iniziative di politica estera della precedente amministrazione Obama, prima tra tutte il patto nucleare con l’Iran così come la Trans-Pacific Partnership, ciononostante l’Europa orientale non ha mai smesso di essere al centro dell’agenda politica di Washington. Addirittura, Trump ha proceduto a rafforzare alcune delle iniziative già in essere, come nel caso della Polonia. Ciò detto, è pur vero che l’ossessione americana per l’Europa dell’Est affonda le proprie radici ben prima delle ultime amministrazioni, giacché è dal 1917 che la politica estera a stelle e strisce si è focalizzata su Germania e Russia: entrambe, difatti, hanno sempre guardato all’Europa dell’Est al fine di consolidare la propria posizione sul continente. Ciò che poi seguì è storia ben nota, tuttavia, nessuna riflessione sull’Europa - e sul suo rapporto con gli Stati Uniti - può dirsi completa senza questo dato fondamentale.

Guardando all’Europa: la guerra in Ucraina ha riempito ancor più di significato la scelta compiuta da quanti in Europa centrale ed orientale avevano, già con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, deciso di fare affidamento su Washington per la propria sicurezza. D’altro canto, potrebbero però subire un significativo ritardo le pressioni esercitate dall’amministrazione Biden affinché talune derive anti democratiche, in Paesi come Polonia e Ungheria, vengano contrastate e corrette. Ciò si tradurrebbe, non solo in un duro colpo ai principi e ai valori dell’Unione europea, con un inevitabile indebolimento politico di Bruxelles, ma introdurrebbe altresì un elemento di tensione nelle relazioni transatlantiche, alla luce di una chiara diversità di vedute e priorità tra le due sponde dell’Atlantico.

Il dibattito si arricchisce poi di un altro aspetto, volto a considerare le intenzioni polacche rispetto alla difesa europea. A tal proposito, Varsavia non è certo contraria all’ampliamento della politica di difesa europea, a condizione però che ciò non sia in conflitto con gli obiettivi della Nato: pertanto, la Polonia contrasterà sempre qualunque visione dell’integrazione europea suscettibile di allontanare l’UE dagli Stati Uniti.

Attore europeo da sempre al centro del dibattito atlantico è la Francia, che spesso si dice essere alleata ma non allineata all’America. Già con de Gaulle, il progetto europeo pensato intorno all’alleanza franco-tedesca avrebbe dovuto controbilanciare non solo l’Unione Sovietica, ma anche gli Stati Uniti: secondo tale logica, funzionale era la richiesta di maggiore indipendenza europea. Va da sé che, al venire meno di ciò, inevitabile fu nel 1966 il ritiro della Francia dalla struttura integrata dell’Alleanza atlantica. Il ritorno, avvenuto poi nel 2009 sotto la presidenza Sarkozy (a eccezione delle strutture di comando congiunto sulle armi nucleari), non ha però fatto venire meno i bisogni francesi volti alla diversificazione delle alleanze, laddove l’esclusività pretesa da Washington troppo spesso rischia di mortificare le ambizioni di Parigi.

Ora, sul piano geostrategico l’attuale Presidente Macron è molto più vicino di quanto sembri alle posizioni americane. Sebbene egli promulghi l’idea di un’Europa sovrana e di una autonomia strategica dell’Unione europea, tanto che nel 2019 affermò che la Nato si trovasse in «stato di morte cerebrale», gli altri membri dell’UE non sembrano così impazienti di rendersi più autonomi. Soprattutto, maggiore autonomia strategica non si traduce necessariamente in indipendenza: tuttalpiù, iniziative di difesa comune permetterebbero agli europei di agire secondo i propri interessi, restando però incontestata la propria collocazione all’interno delle priorità geopolitiche di Washington. Difatti, se l’Europa mostrasse una vera e propria ambizione di potenza, l’opposizione americana sarebbe senza dubbio più feroce (si è ricordata poc’anzi l’importanza geostrategica del Vecchio Continente, pure nel XXI secolo). Ma ancor di più, l’UE si dividerebbe, poiché a quel punto gli Stati membri sarebbero costretti a essere pubblicamente in disaccordo tra loro.

Certo, l’orientamento esclusivo verso il mondo euroatlantico costringe Parigi all’interno dei vincoli dettati dalle priorità americane, da qui la necessità decennale dell’Eliseo di diversificare le proprie alleanze; ciononostante, la guerra in Ucraina ha ristretto sensibilmente il margine di manovra e tra il conformarsi e l’astenersi la prima alternativa trova sempre più seguito [1]. Inoltre, sebbene la Francia sia spesso dipinta come un ostacolo al pieno consenso in seno all’Alleanza atlantica, è pur vero che l’atteggiamento cavilloso adottato sul piano politico si è poi rivelato largamente cooperativo su quello militare, tanto è vero che la complementarietà Nato-UE è stata alla base delle proposte francesi fin dal 2010 [2].

A questo punto, alcune considerazioni sulla Germania sono necessarie. La guerra in Ucraina sembra infatti rappresentare un vero e proprio punto di svolta nella politica estera e di difesa tedesca. Oltre alle iniziative volte a intervenire nel settore energetico, degna di nota è la decisione di procedere a un significativo aumento della spesa militare con un contributo che, tra i Paesi Nato, sarebbe secondo solo a quello statunitense. Il momento è fondamentale: il riarmo tedesco è infatti sorprendente, giacché per decenni Berlino è stata criticata proprio per la scarsa spesa militare, tuttavia, si tratta di una scelta politica con la quale la Germania si conferma soggetto geopolitico. Ciò detto, la svolta non è comunque esente da rischi, in particolare la competizione tra Berlino e Parigi potrebbe acuirsi così come ci si interroga circa i timori americani a fronte di questa iniziativa. A tal proposito, la guerra in Ucraina impone a Washington l’abbandono di alcuni vecchi presupposti, tra i quali la pretesa di esercitare un’influenza diretta sulla Germania, soprattutto ora che gli interessi tra Berlino e Washington sembrano essere finalmente vicini.

L’Alleanza atlantica si riconferma, dunque, quale spazio privilegiato: qui europei e americani trattano i rispettivi interessi di sicurezza e agiscono a livello militare. Se si dovesse arrivare a uno scontro con Mosca il sostegno di Washington sarebbe inevitabile, soprattutto, dal punto di vista di Varsavia, sarebbe tecnicamente impossibile una difesa efficace del fianco orientale senza la partecipazione non solo degli Stati Uniti ma anche di Canada e Regno Unito. Al contempo, è pur vero che una maggiore intraprendenza europea in merito alla difesa dei propri interessi in Africa e Medio Oriente sarebbe auspicabile.

In ultima analisi, l’impatto della guerra in Ucraina sull’Alleanza Atlantica potrebbe subire variazioni più sulla base della durata del conflitto, piuttosto che sul suo esito: difatti, più esso si protrarrà più probabile sarà l’emergere di divisioni tra i Paesi membri dell’UE rispetto alle politiche adottate nei confronti della Russia. Conseguentemente, ciò avrebbe effetti deleteri anche nelle relazioni con l’alleato d’oltreoceano.

Note

[1Thomann P.E., La Francia alleata ma non allineata all’America, in Limes, n. 4, 2019.

[2Dufourcq, J., I timori francesi di una Nato pigliatutto, in Limes, n. 3, 2022.

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