Il MES non ha una buona fama in Italia perché nell’immaginario collettivo è ancora legato alle gravi misure economiche adottate in Grecia dopo la crisi del 2008. Il MES di oggi, però, non è più parente di quello d’allora. Per il suo impiego sarà possibile accedere alle linee di credito dedicate, alla sola condizione che gli Stati membri utilizzino i prestiti per investimenti sanitari diretti e indiretti dovuti alla crisi sanitaria. L’Italia è il terzo paese, dopo Germania e Francia, per capitale sottoscritto e quote effettivamente versate nel MES (80,5 miliardi di cui 14,3 dall’Italia). Secondo stime effettuate l’Italia avrebbe a disposizione, con il MES, 37 miliardi di euro da investire direttamente in ospedali, sanità pubblica, attrezzature, ricerca, futura acquisizione e distribuzione del vaccino. E indirettamente per finanziare borse di specializzazione per medici laureati, assumere nuovi infermieri e dottori, aumentare il salario di tutti i professionisti sanitari, allineandoli ai livelli europei.
Il costo del suo impiego è praticamente inesistente, anzi, secondo alcuni saremmo addirittura in presenza di un “costo negativo” di finanziamento, in pratica ci pagherebbero per utilizzarli. E comunque, anziché indebitarsi sul mercato, accedere alle risorse del MES (sui titoli a 7 anni) comporterebbe un risparmio di 1,8% d’interessi (circa il differenziale tra BTP e Bund tedesco) su 37 miliardi di prestiti, pari a circa 600 milioni l’anno, che moltiplicati per 7 anni determinerebbero un risparmio complessivo di oltre 4 miliardi di euro. Vista dall’Europa appare incomprensibile la riluttanza della politica italiana all’utilizzo dei fondi MES. Secondo i dati della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema sanitario, in Italia 6 ospedali su 10 hanno più di 70 anni di vita. È necessario, dunque, un piano d’investimenti pubblici sul sistema sanitario, integrato con la gestione dei servizi territoriali, dei sistemi informatici e di telemedicina. Inoltre, dato il legame esistente in Italia, ma anche in Germania e in altri paesi europei, tra sanità e territorio, sarebbe possibile orientarne l’azione dei fonti MES anche per le municipalità e degli Enti locali in generale. Infatti, i livelli inferiori di governo saranno impattati direttamente dal Piano del Green Deal, come appare con chiarezza nella lettera inviata a Ursula von der Leyen da 31 sindaci delle grandi città europee: basti pensare alla sostituzione del trasporto pubblico a quello privato, alle trasformazioni degli edifici per renderli compatibili con la riduzione nell’uso di combustibili fossili, alla mobilità dolce, alle piste ciclabili, alla pianificazione urbana e altro ancora.
Sotto questo aspetto sono stimolanti le proposte avanzate da diversi think-tank europei, in particolare quello del Centro Studi sul Federalismo di Torino (Oltre l’emergenza, verso gli eurobond, a cura di Alfonso Iozzo e Alberto Majocchi). Secondo gli autori, gli investimenti sul green deal a livello locale “dovranno essere posti a carico del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), che emetterà sustainable bond (non più stability bond perché l’obiettivo non è più salvare gli stati, bensì avviare l’economia verso un percorso di sviluppo sostenibile) e con il ricavato fare prestiti a bassi tassi d’interesse. L’unica condizionalità da imporre è che gli investimenti siano compatibili con il nuovo modello verde di sviluppo.” In questa prospettiva il MES dovrebbe essere “riformato sul modello della Cassa Depositi e Prestiti, che in Italia finanziava le spese in conto capitale degli enti, con la “delegazione di pagamento” che privilegiava il rimborso del prestito. Il MES si finanzierà sul mercato emettendo titoli a fronte di crediti che si avvalgono della clausola di creditore privilegiato, e potrà così creare un mercato di safe asset di notevoli dimensioni, di cui il mercato finanziario internazionale ha un crescente bisogno”. Dunque, ci possono essere risorse e idee innovative per fronteggiare l’emergenza e avviare il rilancio di uno sviluppo sostenibile. Il vero ostacolo da rimuovere è il pregiudizio ideologico che si è creato attorno a questa parola, dipinta da alcuni come una nuova “SPECTRE” [1]. Quando i politici utilizzano le parole per evocare i mostri, “anche se poi si convincono che il MES non è poi così disastroso, alla fine ritirare certe teorie fantasiose è difficile”, come ha detto Mario Monti tempo fa sulle colonne di questo giornale.
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