Come la crisi italiana è vista all’estero

Una crisi vista dagli altri

, di Stefano Rossi

Una crisi vista dagli altri
Fonte: Image by Andrea Spallanzani from Pixabay, https://pixabay.com/photos/rome-vatican-stairs-italy-pope-5195046/

Annunciando le dimissioni di due ministre e un sottosegretario in conferenza stampa, il 13 gennaio il senatore Matteo Renzi ha aperto una crisi di governo dalle ragioni incomprensibili e dagli esiti incerti. Se l’obiettivo nascosto di Renzi è probabilmente ottenere una nuova finestra di protagonismo sulla scena politica italiana, in grado di risollevarne le sorti politiche dopo un declino protrattosi per oltre 4 anni che lo ha portato dal 40% al 2% dei consensi, non vi sono certezze sui possibili scenari che si apriranno nelle prossime settimane.

Si tratta chiaramente di una mossa disperata, un “all in” di un giocatore che ha finito i soldi e nonostante abbia brutte carte in mano, tenta il tutto per tutto. Una mossa che ricorda tristemente i tanti azzardi politici che negli ultimi anni hanno avuto esiti nefasti (Cameron e Theresa May per ricordare le vicende d’oltremanica, ma anche Matteo Salvini in una calda estate italiana), in prima battuta per coloro che ci avevano puntato. Se è vero che Matteo Salvini aprì una crisi di governo per andare al voto e si ritrovò un governo con tutti i suoi nemici dentro, è ugualmente possibile che Matteo Renzi abbia aperto una crisi per un rimpasto di governo e si ritrovi poi ad andare al voto.

Tralasciando lo sconcerto che un cittadino prova davanti a un teatrino politico senza arte né parte, proviamo ad alzare lo sguardo e considerare lo scenario attuale a livello europeo. Come ha twittato Enrico Letta nei minuti in cui la crisi di governo è stata aperta, sarà difficile spiegare ai nostri amici europei cosa sta succedendo in Italia e perché. Aggiungo che sarà non solo difficile, ma assai frustrante.

Sin dall’inizio della pandemia, l’Italia è stata in grado di costruire un’immagine di sé in Europa positiva e credibile, prima dettando la linea della risposta emergenziale – seguita a ruota dagli altri governi europei – poi riuscendo con successo in sede di Consiglio Europeo a sbloccare il delicato tavolo del primo vero strumento di debito comune, il Recovery Fund. Questo, anche grazie a un Ministro dell’Economia con una esperienza ultradecennale nelle istituzioni europee, dimostratosi all’altezza della situazione. Come è stato da più parti osservato, la crisi pandemica è per sua natura simmetrica e non aveva finora lasciato spazio a comportamenti opportunistici o di azzardo morale. Due caratteristiche che hanno reso possibile una vera risposta europea, nel segno dell’indissolubile binomio della solidarietà e della responsabilità.

Questa crisi di governo arriva poi in concomitanza con un appuntamento molto importante per l’Italia, quello della preparazione del più imponente piano di spesa pubblica mai varato nella storia d’Italia, una “manovra” a debito da 210 miliardi di Euro finanziato grazie alle risorse che l’Unione raccoglierà a fronte dell’emissione di titoli di debito pubblico europeo. Un vero appuntamento con la Storia, paragonabile solo alla ricostruzione operata con il Piano Marshall. Una sfida che l’Italia inizia con una goffa caduta, che non promette nulla di buono per il futuro.

È impossibile spiegare questa crisi di governo ai partner europei, quelli che insieme a noi garantiranno in ultima istanza i debiti contratti per farci arrivare una montagna di investimenti, senza ricorrere al concetto di azzardo. Il che significa sperperare tutto il capitale politico e di credibilità che avevamo faticosamente accumulato, grazie al sacrificio e al comportamento responsabile dei cittadini e – va detto – di una buona parte di classe politica. Questo danno è probabilmente irreversibile. Vedremo se il danno si aggraverà con lo scioglimento delle Camere, consapevoli che andare ora al voto significherebbe consegnare la guida di una necessaria e ormai avviata rinascita europea a personaggi politici che non hanno la benché minima credibilità e che non sarebbero in grado, come hanno già dimostrato, di fare gli interessi né dell’Italia né dell’Europa.

L’articolo è stato precedentemente pubblicato su "La porta di vetro e qui ripubblicato col consenso dell’autore.

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