“Pensare globalmente, agire localmente”: è questo il motto di Fridays for Future, il movimento promosso da Greta Thunberg, la giovane attivista svedese che ha saputo mobilitare masse incredibili di giovani in tutto il mondo. Un motto in grado di riassumere in maniera immediata ed efficace la consapevolezza della portata davvero mondiale di questo fenomeno e la lungimiranza che oggi manca a quei leader mondiali e quegli organismi internazionali contro cui questi giovani puntano il dito, chiedendo a gran voce un’azione globale.
Ma questo motto ci ricorda anche come la battaglia per la difesa del pianeta sia legata a doppio filo con quella per l’unità europea e la creazione di istituzioni sovranazionali democratiche capaci di rispondere concretamente a questa, come alle altre grandi questioni che stanno compromettendo gli equilibri economici e sociali mondiali. Se da un lato l’UE può intestarsi la leadership della lotta contro i cambiamenti climatici e giocare un ruolo determinante nella salvaguardia dell’ambiente, dall’altro questa sfida può conferire uno slancio significativo al completamento del processo di integrazione europea. Un’azione effettiva di contrasto alle emissioni di CO2 non può infatti prescindere dall’adozione di misure comuni, finanziate con risorse proprie, come la cosiddetta carbon tax, che rappresenterebbe un passo fondamentale nella direzione di un assetto istituzionale finalmente all’altezza delle sfide che siamo chiamati ad affrontare, e non più, quindi, sotto lo scacco degli egoismi nazionali. Questa è infatti la situazione in cui ci troviamo oggi: da una parte la posizione di avanguardia del Parlamento Europeo, che propone di rivedere la riduzione delle emissioni dal 45% al 55%, dall’altra un ultimo Consiglio europeo sul clima che ha posto un freno all’obiettivo della decarbonizzazione al 2050 per il voto contrario di Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria e Germania rispetto a una data vincolante.
Eppure, di fronte a una minaccia di queste proporzioni e, allo stesso tempo, a una reazione così determinata da parte di una parte sempre più ampia di opinione pubblica, la lotta per l’unione politica europea riacquista con forza il suo significato di azione mirata a un obiettivo ancora più ambizioso: la costruzione di una federazione mondiale. L’obiettivo di chi crede in questa battaglia dovrà essere ora quello di convincere gli attivisti per il clima e l’ambiente della necessità di battersi anche per l’unica istituzione capace di fornire risposte concrete alle istanze emerse dalle piazze di tutto il mondo e di garantire la sopravvivenza dell’intera umanità.
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