Il Sahara Occidentale è un territorio non autonomo, dal 1975 sotto giurisdizione de jure della Spagna, ma di fatto controllato dal Marocco e in parte dal Fronte Polisario. Nel corso degli anni le guerre di confine e le tensioni sono aumentate, suscitando preoccupazione anche al di fuori dell’area di interesse, e inducendo le Nazioni Unite alla ricerca di una soluzione politica. Nonostante i tentativi di mettere in pratica una ripartizione del territorio, le parti in causa, Marocco e Fronte Polisario, si sono rivelate contrarie all’implementazione delle soluzioni proposte. Il Marocco ha presentato diverse proposte di accordi per l’autonomia della regione del Sahara Occidentale nel Regno del Marocco [3], l’ultima delle quali è stata presentata a marzo 2022. Sono state tutte rifiutate dal Fronte Polisario, che reclama invece il diritto all’indipendenza. Rabat vuole mantenere il controllo sulla regione per motivi prettamente economici: oltre ad essere un’area di confine da dove passano tutti i commerci tra Marocco e il Sahel, è anche la miniera di fosfati più ricca al mondo. Inoltre, il tratto di mare che fronteggia la costa della regione è tra le più pescose non solo in Africa, ma in tutto il mondo [4]. Non è quindi un caso che il Marocco ritenga quest’area economicamente strategica.
La posizione che l’Unione europea ha assunto nella questione sulla sovranità del Sahara Occidentale è di acquiescenza nei confronti del Marocco, nonostante l’UE abbia criticato la scelta di Trump di voler riconoscere il potere del Marocco sulla regione [5]. L’unione è al tempo stesso molto attiva nei progetti umanitari, in particolare negli aiuti economici al campo profughi di Tindouf [6], situato in Algeria e ospitante circa 173 mila rifugiati Sahrawi [7]. Al momento, Bruxelles sostiene le negoziazioni portate avanti dalle Nazioni Unite, ma il suo supporto è contraddetto dalle attività delle istituzioni europee e anche dei singoli Stati europei.
Infatti, attraverso le sue politiche commerciali col Marocco, l’Unione di fatto riconosce in modo informale la sovranità marocchina sul Sahara Occidentale. Rabat è uno dei principali partner commerciali dell’UE, e ha concluso numerosi accordi nel settore ittico. Responsabile dell’adozione di questi accordi è la Commissione europea, accusata dal Fronte Polisario di violare il diritto internazionale e legittimare l’appropriazione delle risorse del Sahara occidentale da parte del Marocco. Il Parlamento Europeo, da parte sua, ha messo in luce invece le contraddizioni della politica europea sulla questione, condannando la vendita di armi al Marocco da parte dei singoli Paesi europei e le conseguenti violazioni dei diritti umani [8]. Il Consiglio dell’UE rappresenta gli interessi dei singoli stati membri, che si dimostrano estremamente divisi sulla questione, con Spagna e Francia nettamente a favore del Marocco, mentre i Paesi del Nord Europa adottano una posizione favorevole al Fronte Polisario. Di fronte a queste divisioni interne, il Consiglio ha adottato una politica di “minimo comune denominatore” sul caso del Sahara Occidentale, non definendo perciò una linea univoca, ma collocandosi a favore di una soluzione compiacente per entrambe le parti coinvolte nel conflitto [9].
La Corte europea di giustizia, infine, si è esposta in maniera contraria agli orientamenti del Consiglio e della Commissione, entrambi responsabili delle politiche commerciali europee, attraverso due sentenze che hanno rigettato i tentativi di espansione degli accordi su agricoltura e pesca tra Marocco e UE anche al Sahara Occidentale. Si tratta di una chiara presa di posizione, che afferma lo status di non appartenenza della regione al Marocco, e la necessità di trattare separatamente con le autorità del territorio nell’estensione degli accordi. La Corte ha inoltre riconosciuto il ruolo legale di rappresentante dei territori del Sahara Occidentale al Fronte Polisario, di fatto opponendosi nettamente all’orientamento delle altre istituzioni europee, e allineandosi alla posizione dell’Unione africana [10].
In generale, l’Unione europea ha subordinato la questione del Sahara Occidentale alle sue aspirazioni di instaurazione di un esclusivo rapporto in materia economica e commerciale col Marocco. Le dichiarazioni e le decisioni a livello europeo rivelano quanto il rapporto col Marocco condizioni questioni di interesse europeo, quali la lotta al terrorismo, la questione migratoria e, soprattutto, il commercio del gas. Il governo marocchino ha fatto leva su questi interessi per distogliere l’attenzione dal Sahara Occidentale e scoraggiare l’adozione di provvedimenti a sfavore del Marocco. Quando, nel maggio 2021, la Spagna ha accolto Brahim Ghali, leader del Polisario, per dei controlli medici, il Marocco ha allentato i controlli al suo confine, lasciando entrare in Spagna un numero elevato di migranti [11]. Anche di fronte alle sentenze della Corte europea il Marocco ha reagito sospendendo il dialogo con l’UE. Questi episodi sono indicativi del potere che il Marocco esercita sui Paesi Europei, e del motivo per il quale l’Unione si trova in stallo sulla questione sahariana. Questa paralisi è ulteriormente aggravata dal recente scandalo che coinvolge gli europarlamentari e i pagamenti ricevuti dal Marocco. Il sospetto, infatti, è che il Marocco abbia finanziato alcuni Europarlamentari per far approvare gli accordi commerciali UE-Marocco nonostante le sentenze di illegalità di questi della Corte europea di giustizia [12]. Alla luce di ciò, l’Unione necessita di (ri)trovare una posizione comune.
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